Il meteorite di Kaali apre le nuove vie per comprendere la storia
Secondo le tradizioni finno-ugriche e balto-finniche, l’Albero del Mondo, situato al centro dell’universo, simboleggiava la connessione tra cielo e terra
Lennart Meri, storico, documentarista e primo presidente dell’Estonia re-indipendente, è noto per la sua capacità di fondere storia, mito e geografia in un’unica visione narrativa che abbraccia millenni. Il suo libro, “Hõbevalge: Sulla rotta del vento, del fuoco e dell’Ultima Thule”, pubblicato nel 1976, è una delle opere più importanti della saggistica estone. Scritto durante il regime sovietico, questo libro riflette non solo la storia delle antiche popolazioni del Mar Baltico, ma anche l’identità culturale dell’Estonia, un popolo balto-finnico, che cercava di affermarsi nonostante l’occupazione. Meri utilizzava la storia per dare un nuovo significato alla posizione dell’Estonia e dei popoli finno-ugrici, da sempre al crocevia tra Europa settentrionale e orientale.
I Balto-Finni e il Meteorite di Kaali
Un aspetto centrale del libro di Meri è la connessione tra l’impatto del meteorite di Kaali, sull’isola estone di Saaremaa circa 3500 anni fa, e il mito del Sole caduto, che riecheggia nel racconto di Fetonte nella mitologia greca. Nella leggenda greca, Fetonte, figlio del dio del Sole, tenta di guidare il carro del padre ma viene abbattuto da Zeus per evitare la distruzione del mondo. Le lacrime delle sue sorelle, le Eliadi, si trasformano in ambra, collegando questo mito direttamente alla preziosa resina del Baltico. Meri ipotizza che il meteorite di Kaali sia stato un evento reale che abbia ispirato miti locali e si sia diffuso attraverso le reti commerciali fino al Mediterraneo.
Tacito, nel suo “Germania”, fa riferimento a un popolo chiamato Aesti, che viveva lungo le coste del Mar Baltico e raccoglieva ambra, chiamata glaesum. Tacito sottolinea che gli Aesti adoravano la Madre Terra e che, attraverso il commercio dell’ambra, erano collegati ai Romani. Meri vede negli Aesti un probabile riferimento ai balto-finni, i cui discendenti includono oggi gli Estoni. Questa menzione di Tacito collega storicamente i popoli baltici all’ambra e alla cultura romana.
Ambra: Il Sole Spezzato e l’Elettricità
L’ambra, o “l’oro del Nord”, ha sempre giocato un ruolo centrale nelle culture del Baltico e del Mediterraneo. Gli antichi Greci la chiamavano “elektron”, per via della sua capacità di produrre cariche elettrostatiche quando strofinata, una proprietà che ne aumentava il fascino mistico. Plinio il Vecchio, nel suo “Naturalis Historia”, descriveva l’ambra come un materiale dotato di poteri curativi, utilizzata come amuleto per proteggere contro malattie. Era anche impiegata come medicina contro disturbi alla gola e persino per trattare problemi mentali.
L’ambra era considerata non solo un oggetto di bellezza ma anche un simbolo sacro del Sole. La sua luminosità dorata, spesso associata ai raggi del Sole, rafforzava l’idea che fosse un pezzo di Sole spezzato, caduto sulla Terra. Questo concetto trova eco nella mitologia baltica e finnica, dove il Sole era spesso visto come una divinità primordiale la cui energia era dispersa sotto forma di ambra. I Balti e i Balto-Finni credevano che l’ambra avesse poteri protettivi e curativi, e ancora oggi viene usata nella medicina popolare in Lituania.
La Via dell’Ambra: Connessione tra i Popoli
Fin dall’epoca preistorica, l’ambra baltica era un importante bene di scambio. La Via dell’Ambra, una rete di rotte commerciali che collegava il Mar Baltico con il Mediterraneo, facilitava lo scambio non solo di beni materiali ma anche di idee e miti. Già nel 1500 a.C., l’ambra era trasportata lungo queste strade attraverso la Siberia, sfruttando fiumi come il Dniepr, fino all’Italia e al Mediterraneo. Durante il periodo romano, l’ambra veniva lavorata in città come Aquileia, un importante centro di produzione che forniva l’Impero Romano. L’ambra non era solo un bene materiale; veniva anche utilizzata come oggetto rituale, gioiello e amuleto in Grecia, Egitto e nei templi romani.
I Balto-Finni e le Vie d’Acqua
Le stesse vie dell’ambra erano utilizzate anche dagli ugrofinnici (i balto-finni), che sfruttavano le rotte fluviali con le loro imbarcazioni a fondo piatto, conosciute come vene. Queste imbarcazioni erano ideali per navigare in acque poco profonde e passare attraverso le vie d’acqua del Nord Europa, come il fiume Neva e il fiume Väina (oggi Daugava). Queste rotte aprivano l’accesso verso l’Asia e il Mediterraneo, collegando il Nord Europa a mercati lontani.
Più tardi, i Vichinghi avrebbero usato le stesse vie per raggiungere l’Oriente. Tuttavia, per navigare in queste acque strategiche, dovevano necessariamente attraversare i territori degli Estoni e dei Livoni. Nessuno poteva entrare in questi fiumi senza il consenso di queste popolazioni balto-finniche, che svolgevano un ruolo cruciale come guardiani dei passaggi verso il Mar Baltico e l’Oriente. Senza l’approvazione degli Estoni o dei Livoni, l’accesso ai fiumi che collegavano il Mar Baltico all’Asia sarebbe stato impossibile.
La Lega Anseatica e le Crociate Baltiche
Nel corso dei secoli, queste vie d’acqua e commerciali divennero parte integrante delle rotte della Lega Anseatica, una confederazione di città mercantili e gilde commerciali che dominava il commercio nel Nord Europa dal XII al XVII secolo. Le città della Lega, come Lubecca, Amburgo, Bremen e Riga, erano strettamente connesse al commercio baltico. Le rotte anseatiche comprendevano non solo i mari del Nord e del Baltico, ma anche i fiumi che passavano attraverso i territori balto-finnici e baltici, collegando il Mar Baltico al Mar Nero e all’Asia.
La Lega Anseatica sfruttava queste rotte per commerciare beni preziosi come l’ambra, il legname, le pellicce e i cereali. Le città della Lega fungevano da snodi per il commercio tra l’Europa settentrionale e l’Oriente, consolidando il ruolo delle popolazioni balto-finniche come custodi e facilitatori di questi scambi. In questo modo, la Lega Anseatica perpetuò l’importanza delle antiche vie commerciali che attraversavano il Mar Baltico, contribuendo allo sviluppo economico e culturale dell’Europa settentrionale.
Tuttavia, dietro queste operazioni commerciali vi erano anche forze religiose e politiche che aspiravano a rompere il controllo delle popolazioni locali sui passaggi strategici. Le nazioni cristianizzate del Mar Baltico, come la Danimarca e la Svezia, iniziarono a richiedere al Papa il permesso di condurre crociate contro i popoli pagani del Baltico orientale, inclusi gli Estoni e i Livoni. Queste popolazioni, che controllavano gli accessi a rotte fluviali fondamentali come il fiume Neva e il Väina, erano viste come un ostacolo alla piena espansione commerciale e religiosa.
Riga, la capitale dei Livoni, situata lungo il fiume Väina, era un centro strategico fondamentale per il commercio baltico. I Livoni, come gli altri popoli balto-finnici, controllavano il passaggio attraverso questa via cruciale per i commerci con l’Asia. L’intervento delle crociate cristiane, che culminò con la creazione dell’Ordine dei Cavalieri Portaspada e in seguito con l’intervento dell’Ordine Teutonico, portò alla cristianizzazione forzata dei Livoni e alla caduta del loro dominio su queste vie commerciali. Questo aprì la strada alla dominazione della Lega Anseatica nella regione e al pieno controllo delle rotte commerciali verso l’Oriente.
L’Ambra e l’Albero del Mondo
Secondo le tradizioni finno-ugriche e balto-finniche, l’Albero del Mondo, situato al centro dell’universo, simboleggiava la connessione tra cielo e terra. Questo albero cosmico rappresentava la struttura dell’universo e il legame tra il mondo umano e quello divino. Quando l’Albero cadeva, si diceva che il Sole si spezzasse e i suoi frammenti, dispersi sulla terra, si trasformassero in ambra, un dono divino a disposizione degli uomini.
Questa simbologia era profondamente legata alla visione cosmologica del mondo naturale come espressione divina, dove l’ambra non era solo un materiale prezioso ma un frammento tangibile della luce solare, un amuleto sacro che offriva protezione e potere a chi lo possedeva. I popoli del Mar Baltico, inclusi gli Estoni e i Livoni, consideravano l’ambra come un segno della potenza solare, un simbolo di rigenerazione e continuità della vita.
Lennart Meri, attraverso le sue opere, ha saputo riportare alla luce questo antico simbolismo, collegando le storie dei popoli balto-finnici con il più ampio contesto delle leggende e della mitologia europea e mediterranea. Egli ha dimostrato come gli eventi storici, come la caduta del meteorite di Kaali, possano trasformarsi in miti universali che attraversano mari e secoli. Ancora oggi, le coste del Mar Baltico custodiscono questi frammenti di storia e mito, ricordando che il Sole spezzato, che un tempo illuminava queste terre, continua a vivere nelle preziose gemme di ambra.
In conclusione, l’ambra, simbolo del Sole e delle sue energie sacre, rappresenta un legame tra popoli e culture che attraversa millenni. La sua connessione con l’Albero del Mondo e con il cosmo divino rivela una profonda comprensione del mondo naturale da parte delle antiche popolazioni del Baltico, che vedevano nell’ambra un dono tangibile delle divinità e un collegamento tra il terreno e il divino, tra il passato e il futuro.
*Ülle Toode, giornalista