Il mann per il sociale
A Napoli il tempio dell’arte antica racconta la contemporaneità
E’ insolito contraddire Renzo Piano per il quale “un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa”. Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, al contrario, la ragione conquista con equilibrio spazi accanto a quelli dedicati alla conservazione della memoria e della bellezza. Il direttore Paolo Giulierini ha indicato negli ultimi cinque anni di gestione una diversa funzione, realizzando un luogo in cui non si mostrano solo le cose, ma in cui è possibile vedere in noi stessi, misurarci con la storia e l’arte per comprendere il presente e il futuro. Accanto agli eccellenti risultati numerici e qualitativi, il MANN si è imposto come un punto di riferimento culturale e civile permanente promuovendo un ambito di ricerca e di collaborazione in ambito nazionale e internazionale, attento ai temi del sociale e del territorio.
Arte, fotografia, spettacoli, incontri per una battaglia di civiltà che ha abbracciato alcuni dei problemi più importanti della nostra contemporaneità. Tanti gli appuntamenti: una mostra fotografica “Il rumore del silenzio” e uno spettacolo teatrale “Ventre nero” per sensibilizzare il pubblico su un tema di tragica attualità, la violenza sulle donne. Immagini per rappresentare la difficile condizione femminile, la dimensione di sostanziale abbandono, le gabbie dell’indifferenza e una pièce
Rossa” in rete con i Servizi Educativi del MANN, per un viaggio al tempo di Nerone che raccontando le storie e le sofferenze delle donne dell’imperatore, ha evocato un passato mitico, ricordando un tragico destino che sembra non cambiare mai. Grande attenzione per l’ambiente con la rassegna “Capire il cambiamento climatico” – Experience exhibition” – in programma fino a maggio 2020, con la quale l’istituzione museale è entrata da protagonista nel dibattito ambientale contribuendo al diffondersi di una nuova sensibilità, ospitando nelle sue sale la prima “mostra immersiva” dedicata ai mutamenti del clima. In esposizione dati scientifici e gli scatti di grandi maestri della fotografia e filmati del National Geographic per comprendere cosa stia succedendo e quanto sia ancora possibile fare. Inoltre, laboratori e proiezioni di documentari per la Giornata Internazionale degli Alberi, l’incontro Plant and Wood Anatomy Lab intitolato “Gli alberi tra passato, presente e futuro”, organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Ateneo per illustrare l’importanza ecologica degli alberi in diverse tipologie di ambienti, anche nel tessuto urbano. Un’indagine sul campo perché agli studenti della scuola secondaria e dell’Università sono state presentate le strumentazioni necessarie per analizzare le sezioni dei tronchi. In rete con il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, la proiezione del documentario The Climate Limbo, realizzato, nel 2019, da Dueotto Film, che ha ripercorso, grazie alla guida di Enea Montoli, glaciologo del Centro euro Mediterraneo, le principali traiettorie delle migrazioni determinate dai fenomeni di cambiamento climatico.
Di seguito Guarding the forest, pellicola sulla lotta delle comunità locali per difendere la foresta dell’Amazzonia brasiliana. Una testimonianza di Max Baring e Karla Mendes che con il loro lavoro, hanno documentato incendi, crolli di dighe e uccisioni dei leader indigeni coinvolti nella lotta ambientalista. Una sensibilità green testimoniata anche da due nuovi arrivi nel Giardino della Vanella, un melograno, in occasione dell’iniziativa mondiale proposta da Alejandro Jodorowsky per sensibilizzare l’opinione pubblica dopo i devastanti incendi della Foresta Amazzonica, dedicato a Olivia Arevalo Lomas, leader dei popoli indigeni del Perù, assassinata per le sue battaglie in nome dei diritti civili e della tutela ambientale e, a novembre 2019, un ciliegio da fiore che nell’antichità, aveva un valore ornamentale, idealmente legato ad alcuni noccioli presenti nei reperti di archeobotanica della Collezione dei Commestibili del Museo. C’è tutto il mondo nelle foto di World Press Photo 2019, la mostra di fotogiornalismo più importante dell’anno, ospitata dal MANN. Dallo sport, agli scatti di guerra, dagli animali in estinzione ai ritratti di bambini, la galleria ha mostrato non soltanto una miscela d’immagini eccezionali, ma ha rappresentato un vero e proprio documento storico in grado di far rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo. La mostra Thalassa, inaugurata il 12 dicembre 2019, dedicata al “mare nostrum” offrirà fino al 9 marzo una serie di spunti e di approfondimenti sulle attuali condizioni del Mediterraneo soggetto alla tropicalizzazione delle condizioni, all’inquinamento della plastica, ai nuovi traffici di beni e di uomini. Per il 2020 l’impegno sociale del MANN continuerà con la prosecuzione di tutti i progetti già in cantiere in collaborazione con le associazioni cittadine. Raccolte di fondi per l’acquisto di brandine e biancheria per i “senza fissa dimora”, un aiuto che li faccia sentire “parte di una comunità solidale”, e la richiesta al Comune, dietro pagamento di un canone, di alcune unità immobiliari situate nella vicina Galleria Principe di Napoli, con l’impegno di riqualificarli e allestirli – per affrontare le problematiche legate alla presenza dei clochards – ha sostenuto il direttore Giulierini. Corsi di formazione per giovani in cerca di occupazione, visite e laboratori dedicati a bambini e adulti appartenenti a classi sociali disagiate, comunità straniere, non udenti che possano favorire attraverso la conoscenza, la partecipazione e l’inclusione. In collaborazione con il dipartimento di Psicologia Clinica dell’Azienda dei Colli e l’Associazione Compagni di Viaggio Onlus, proseguirà il percorso “La bellezza che Cura” che ha aperto le porte, primo museo archeologico d’Europa, a pazienti con malattia mentali e oncologiche e ai loro familiari per una visita guidata gratuita, nella profonda convinzione che il recupero del senso estetico, dell’attenzione al bello, assente nei momenti di depressione o di angoscia, contribuisca a migliorare la qualità della vita e a facilitare la guarigione. Un museo, dunque, come casa comune in cui sia possibile coltivare la speranza senza fuggire dalla tragica quotidianità. Non è utopia, al MANN è già realtà.
*Fiorella Franchini, giornalista, scrittrice.