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Il carisma del leader: [1] un approccio interiore tra riflessione e spunti di psicologia positiva

Il termine leadership ha trovato la sua massima espressione negli ultimi vent’anni, ma ultimamente il suo uso è sfociato in abuso. Parliamo di leadership in diversi contesti, in diversi luoghi, per diverse persone e situazioni. Parliamo di leader della comunità, politico, storico, di un movimento o anche addirittura di una persona semplicemente carismatica.

Sorge quindi la domanda, ma cos’è la leadership e cos’è il carisma e come interagiscono?

In questo contesto però, vista la vastità di significati attribuibili al termine super usato di leadership, ci si concentrerà nel ruolo del leader nelle società occidentali come soggetto che dirige una società, una istituzione, ciò che meglio si attaglia alla parola “executive” ovvero un soggetto, un dirigente d’affari, responsabile della gestione di un’organizzazione ovvero un senior manager che dopo un percorso di crescita professionale e personale viene preposto ad una posizione apicale.

Dal canto suo, il termine carisma la cui etimologia deriva dal greco khárisma, ovverosia “dono di grazia” si ricollega ad un concetto di caratteristica insita nell’individuo, quasi un dono  soprannaturale che Dio concede ad alcuni uomini. Nell’accezione comune la persona carismatica, quindi, è quella che riceve un dono speciale e che pertanto resta una caratteristica peculiare, misteriosa e quasi magica dell’individuo che lo distingue dalla massa e quasi divinamente lo consacra come leader essendo quindi riconosciuto dalla collettività come degno di obbedienza, rispetto e riverenza.

Considerato quanto sopra, in termini più moderni, tuttavia, si può dire che un leader carismatico è colui il quale attraverso il suo charme, spesso una qualità innata, le sue abilità di comunicazione e persuasione, dirige un’organizzazione con lo scopo di soddisfare i propri clienti attraverso un lavoro di squadra e pertanto il leader carismatico investe e si nutre in primis della connessione con il proprio team di cui ne rappresenta il centro.

Per tanti aspetti potremmo scorgere tanti punti in comune con il leader positivo così come auspicato dal professor Kim Cameron[1][i] che studia ed applica i processi di leadership ai sensi della Positive Organisational Scholarship, “POS” ovvero quella che potrebbe essere definita la psicologia positiva delle organizzazioni.

Laddove la psicologia positiva esplora gli stati ottimali dell’individuo piuttosto che quelli patologici, la POS focalizza la sua attenzione sulle dinamiche generative nelle organizzazioni che comportano lo sviluppo delle capacità umane, corroborano la resilienza nei dipendenti e collaboratori e coltivano lo sviluppo di straordinari individui e di una straordinaria performance di squadra.

Sebbene la POS non ignori i modelli di comportamento disfunzionali o tipici, essa come scienza delle organizzazioni è più interessata alle motivazioni e agli effetti associati a fenomeni straordinariamente positivi: come vengono facilitati, perché funzionano, come possono essere identificati e come le organizzazioni possono far leva sugli stessi. Il focus del professor Cameron in estrema sintesi si snoda in 4 aree fondamentali tese all’eccellenza delle organizzazioni: curare un clima positivo, sviluppare relazioni positive, comunicare in maniera positiva e rafforzare il significato del lavoro che sottende l’organizzazione.

Nel mio lavoro come executive coach e formatrice aziendale spesso mi sento sottolineare da leader e manager che, nello specifico in campo formativo, spesso i concetti di formazione ed in particolare di leadership sono abbastanza intutivi e di buon senso: in particolare focalizzarsi su comportamenti che hanno una rilevanza squisitamente positiva sembrerebbe scontato e forse di poca utilità.

Tutto questo è in realtà il prodotto di due pregiudizi.  Il primo è che il genere umano, di default, ha sempre prestato attenzione agli eventi negativi. È quasi un istinto di sopravvivenza visto che il non prevenire conseguenze negative potrebbe essere devastante. Parliamo in tal caso di evolutionary bias o pregiudizio evolutivo, proprio perché la previsione del negativo ci costringe ad attrezzarci in modo preventivo e proattivo per affrontare un evento potenzialmente minaccioso.  Il secondo concerne l’idea che per migliorare dobbiamo concentrarci sulle nostre debolezze. All’opposto Cameron enuncia il concetto di performance positiva deviante intendendo con ciò l’individuazione e la pratica di comportamenti che seppur controintuitivi permettono una performance massima del singolo individuo.

È interessante riscontrare che sebbene molte delle caratteristiche del modello di Cameron siano riscontrabili nel leader carismatico per esempio l’attenzione al team e l’empatia, vi sono anche delle differenze tra i due modelli. 

Considerando infatti le caratteristiche peculiari del leader carismatico, pur nella consapevolezza di una certa generalizzazione nella formulazione di una lista ovvero:

Abilità persuasive e comunicative

Intelligenza emotiva

Sicurezza in sé

Atteggiamento entusiasta e motivazionale

Atteggiamento carismatico e coinvolgente, si nota anche nel descrivere i tratti di un leader carismatico: l’enfasi è molto sulla persona come ispiratrice e movente dell’azione, mentre nel leader positivo si fa più riferimento ad un clima ed un ambiente dalle caratteristiche positive e ad una visione in comune. Quindi, potremmo dire che se un leader positivo può essere un leader carismatico non è necessariamente vero il contrario.

Il leader carismatico ha sicuramente un’influenza positiva sull’organizzazione ma viste le sue caratteristiche autogeneranti per dirla con il significato etimologico della parola carisma, la leadership carismatica rischia di essere molto incentrata sulla persona del leader e, pertanto, in casi estremi, egocentrica.

Di conseguenza il leader investito di tale charme oltre che coltivare le sue caratteristiche spontanee di forte motivatore e di empatia potrebbe nutrire il suo naturale carisma con pratiche interiori di riflessione e affinamento del suo sviluppo come leader anche con l’aiuto di un coach o un mentore.

In tale contesto, mi preme non solo nella mia veste di professionista donna, ma anche come madre di due bimbi di sesso maschile, soffermarmi sulla rilevanza della vulnerabilità affinché il leader carismatico stemperi il suo stereotipo di uomo duro, distaccato, a volte, dalle emozioni. Spesso, soprattutto nell’universo dei manager di sesso maschile, per retaggi culturali, si tende a dimostrare atteggiamenti anche in situazioni estreme non consoni ad una sana espressione delle proprie emozioni e della propria vulnerabilità. Tale osservazione vale, anche se in minor misura, per quelle donne manager mascolinizzate al fine di esercitare una più incisiva autorità. D’altronde anche se, in teoria, è distinto da quella specialità insita nel suo modo di essere, il leader carismatico è pur sempre una persona squisitamente umana!

L’ammettere nel contesto giusto la propria vulnerabilità, inoltre, potrebbe enfatizzare ancora di più la connessione con il proprio team in quanto caratteristica comune a tutti (siamo tutti vulnerabili proprio perché umani e fallibili, gli inglesi lo dicono in maniera molto delicata, facciamo parte di questa shared common human experience).

Quindi, se l’organizzazione sta affrontando delle sfide, sarebbe auspicabile non cercare di nasconderle sotto il tappeto e fingere che tutto vada bene. Il leader carismatico che è dedito al suo sviluppo personale ha il coraggio di condividere le paure, i dubbi e le insicurezze con i dipendenti, che probabilmente sono già a conoscenza dei problemi e potrebbero essere ansiosi a loro volta.

Tale caratteristica e la sua espressione si associano anche bene all’autenticità e all’umiltà che tendono a rafforzare ancora di più la fiducia del team nel leader e la crescita dello stesso team, in quanto un leader umile è colui il quale pur essendo consapevole delle sue capacità conosce i suoi limiti e cerca la complementarietà di skills e competenze favorendo così la crescita di tutta la squadra.

Altre caratteristiche che, con un’attenta riflessione, consapevolezza e lavoro continuo su sé stesso, il leader carismatico potrebbe sviluppare sono la presenza e l’ascolto attivo.

Non a caso si parla proprio di executive presence riferendosi al carisma,  al magnetismo di un manager che in piena connessione con il momento presente mostra capacità di valutare, assorbire e trasformare ciò che sta accadendo anche in momenti di crisi con la massima consapevolezza e giudizio equilibrato o che quando è necessario esserci per un dipendente o un cliente anche a costo di dover affrontare situazioni e conseguenti emozioni scomode, offre tutta la sua attenzione e disponibilità.

L’ascolto attivo è legato alla presenza e ne forma un corollario: spesso il leader carismatico è impegnato e tende ad ottimizzare i tempi ascoltando a metà: con conseguenze negative, a parte l’inutilità scientificamente provata del multitasking, non ascoltare propriamente l’altro danneggia la relazione e l’esecuzione di un progetto e dà adito a incomprensioni.

Meglio riservare dei momenti pianificati temporalmente all’ascolto rispettandone le tempistiche e ascoltando con un’enfasi attiva ciò che l’altra persona ci sta comunicando.

E per riprendere i 4 cardini della leadership positiva: esprimere gratitudine e comprensione, generosità e supporto, coltivare un clima positivo e connettersi con i valori personali propri, dei dipendenti e della società per assicurare la reciproca inferenza per uno scopo comune. Il tutto  va condito con trasparenza, comunicazione ed onestà.

Il clima positivo è il risultato dell’importanza delle relazioni, della comunicazione aziendale e personale e dell’attenzione alle emozioni positive che andrebbero coltivate quotidianamente sul posto di lavoro e non solo [2].

Tra queste, la gratitudine che va intesa non solo come pertinente alla propria situazione personale o lavorativa ma anche verso l’agire altrui. Cameron ci ricorda che numerosi studi dimostrano che tale pratica, assieme alla compassione, alla generosità, al supporto, costituisce il presupposto provato da numerosi studi per un impegno maggiore da parte dei dipendenti, soddisfazione del dipendente e del cliente e profitto. 

Il leader carismatico, aspirando a coltivare la sua consapevolezza, anche tramite pause di riflessione e il pensare strategico, non solo sull’organizzazione ma sul suo stesso agire, integrando la sua naturale propulsione alla motivazione e all’empatia con i principi di psicologia positiva e POS andrebbe a sviluppare il connubio auspicabile tra l’agire virtuoso e la sua magnetica personalità.

Il processo di riflessione interiore supportato da robusti modelli sottesi da studi e pratiche longitudinali avrebbe l’ultima aspirazione di accompagnare il leader oltre il proprio interesse e far sì che riesca a motivare il team non solo a raggiungere obiettivi ma anche a contribuire alla evoluzione personale di ciascuno dei componenti, allo scopo comune ed in ultimo al progresso della società. In questo modo la leadership carismatica raggiungerebbe tra il divino e l’umano la sua massima squisita espressione.[3]

*Annelise Pesa, Executive Coach – Positive psychology & NLP Practitioner


1 Il sostantivo leader è usato nell’accezione maschile esclusivamente ai fini di semplificare l’esposizione e si intende riferito alle leader donna in egual misura

2 Kim Cameron è Professore di Management e Organizzazioni all’Università del Michigan e autore di vari libri sul management, la performance e la gestione delle organizzazioni

[2] Si veda il lavoro e la ricerca decennale di Barbara Fredrickson

[3] Il presente scritto non può senza il consenso scritto dell’autrice essere riprodotto in tutto o in parte.