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Gorizia e Nova Gorica, capitali europee per la cultura 2025

Gorizia è dopo Matera la prossima città italiana capitale europea per la cultura

“Prego sig. Zocconali, si accomodi; lei questa sera è nostro ospite. Le auguriamo un buon compleanno”.

Così fui accolto il 30 giugno del 1995, non nel ristorante abituale vicino casa, ma in terra straniera, a Nova Gorica in Slovenia, alla reception del Casinò & Hotel Perla, un luogo ameno con spettacoli di varietà, ristorante e sale gioco, nel quale per entrare era d’obbligo un documento e il pagamento dell’ingresso, con accettazione da parte loro (e ben volentieri), di Lire italiane.

Questo mi è tornato alla mente nell’apprendere che le città di Gorizia, in Italia, e Nova Gorica, in Slovenia, di recente hanno ottenuto un ambito titolo da parte dell’Unione Europea.

Dopo Matera, città mediterranea, capitale europea della cultura 2019, è la volta di un’altra città italiana, la mitteleuropea Gorizia che, insieme alla sua gemella Nova Gorica, è stata proclamata “Capitale europea della Cultura 2025”.

La designazione viene dall’UE, e chi viene eletto, per la durata di un anno, ha la possibilità di mettere in mostra la sua vitalità e il suo sviluppo in ambito culturale. Diverse città europee hanno sfruttato questo titolo per far emergere la loro vocazione nella cultura e, facendo ciò, rilanciare la loro visibilità a livello internazionale.

Nella mia qualità di girovago, per lavoro e per diletto, già negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso avevo visitato Gorizia, nel Friuli – Venezia Giulia, capoluogo di provincia e città di confine, prima con la Iugoslavia, poi, dal 1991, con la Slovenia. Quando ho sostato a Gorizia, nel settembre 1992, per approfondire i miei studi, frequentando una “Summer school” dal titolo “The problems of the new Europe”, organizzata dall’ISIG, un istituto universitario di Sociologia Internazionale, legato all’Università del Friuli, master al quale parteciparono studiosi di varie nazioni  Europee, dell’Est e dell’Ovest, nel periodo di permanenza ebbi modo di conoscere la città più a fondo, apprezzandone i segreti e le varie sfumature, con l’ausilio di colleghi sociologi del posto, avendo avuto anche la possibilità di sconfinare in territorio sloveno, proprio a Nova Gorica.

Gorizia è una città di soli 33.500 abitanti ma con una storia non comune: oggi è parte di una piccola conurbazione internazionale di più di 50.000 abitanti insieme a due comuni della Slovenia, Nova Gorica e Sanpeter Vertoiba; le tre cittadine, un tempo divise dal confine di stato, come fossero una piccola Berlino, dal 1º maggio 2004, con la Slovenia membro dell’UE, e più ancora con l’entrata di quella nazione nella moneta europea dal 1º gennaio 2007, sono ancora più integrate, quasi un’unica città. 

Uno strano destino per queste località: duemila anni fa erano inglobate nel territorio dell’”Impero Romano”, successivamente ritroviamo Gorizia, chiamata così nel 1001, un centro urbano appartenente alla Sassonia e a signorotti locali; passò poi in mano alla Baviera, agli Asburgo, alla Repubblica di Venezia, agli austriaci. Finalmente, al termine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, la città viene a far parte del Regno d’Italia e dopo qualche anno divenne capoluogo di provincia, almeno fino a 2017: da quella data la provincia è stata abolita e la nostra città è ora sede di un decentramento regionale. Di tutti questi passaggi se ne scoprono le vestigia: domina la città il castello eretto nell’XI secolo da Ottone III di Sassonia; di notevole pregio la Porta Leopoldina, del 1600, la cattedrale, del 1752, con diversi altri importanti edifici di culto, il Teatro comunale del 1740, il Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale. La città di Gorizia ha il vanto di essere stata decorata con la “Medaglia d’oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale”. Per la sua posizione e per la sua storia, Gorizia è uno dei punti di congiunzione fra le culture romanze, germaniche e slave. 

A metà del secolo scorso, nel 1947, quando l’Istria e gran parte della Venezia Giulia vennero cedute alla Iugoslavia in seguito ad un trattato, la città, si ritrovò tagliata in due parti, proprio da quel confine che ora non esiste più, quello italo-iugoslavo. Emblematica la linea di confine che tagliava in due lo slargo antistante la stazione ferroviaria di Montesanto (ora slovena), Piazza della Transalpina. Il piazzale, finalmente, dal 2004 è praticabile sia dai goriziani che dagli abitanti sloveni di Nova Gorica.

Originariamente sobborgo orientale di Gorizia, Nova Gorica, è stata ampliata dal governo iugoslavo negli anni ’50 del secondo dopoguerra; dagli anni ’90 è divenuta una cittadina fiorente, nella quale sorgevano e sorgono tuttora dei casinò dei quali i più grossi frequentatori sono proprio gli italiani. 

In Italia è difficile, praticamente impossibile aprire nuovi casinò, oltre quelli esistenti di Saint-Vincent, Sanremo e Venezia (quello di Campione d’Italia è stato chiuso di recente).

E gli italiani ai quali piace giocare, cosa fanno? In barba alla bilancia dei pagamenti, portano i loro soldi oltre confine; ad ovest, a Montecarlo, Menton, Nizza e in altre amene località della Costa Azzurra; a nord in Svizzera, a Locarno, Lugano e Mendrisio, tutte nel Canton Ticino; in Austria ad Innsbruck ecc, ad est in Slovenia, oltre il confine di Trieste e di Gorizia, a Nova Gorica appunto.

Chiudo queste mie riflessioni con una curiosità: si pensi che, fino a qualche anno fa, almeno, nei principali varchi di confine tra le due città, dei pulmini venivano messi a disposizione degli italiani per passaggi gratuiti verso i casinò locali, veri e propri specchietti per le allodole … o per i polli?

*Pietro Zocconali, giornalista