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Gianmaria Montanari, il dj del “tutto è possibile”

Senza musica la vita sarebbe un errore” Friedrich Nietzsche 

Un errore… la vita senza musica, senza il suono melodico che ha accompagnato gli uomini per secoli. 

Noi, figli di una generazione di radio e musicassette, quelli che, quando arrivava l’estate non era estate senza la festa in spiaggia, abbiamo molto sofferto, soprattutto nell’ultimo anno, l’assenza delle serate “musicali”. Che siano poi da camera o da discoteca, per noi l’uomo è un “animale” da movimento, fatto per toccare, sentire, vedere, ascoltare; fatto per correre, cantare e ballare… 

Abbiamo chiesto a Gianmaria Montanari, in arte “Gianmaria Montanari Dj”il suo punto di vista sulla musica da discoteca. 

Com’è nato il tuo rapporto con la musica? 

Mio padre era chitarrista/solista de “I Bizantini”, noto gruppo in Romagna all’inizio degli anni ‘70, in qualche modo mi ha trasmesso la sua vena artistica, ma il mio primo approccio con la musica è avvenuto verso metà degli anni ‘80 grazie al film “I Goonies”.  

Rimasi talmente colpito che cercai tutto il materiale: dalla locandina, al libro, alla colonna sonora in vinile. Ascoltare le tracce mi faceva rivivere le scene viste. Così iniziai a collezionare le colonne sonore dei film che più mi emozionavano. Passione che durò fino ai primi anni ‘90, inoltrandomi poi nell’arte del DJing. 

Da quanti anni usi i “piatti”?   

All’inizio degli anni ‘90 acquistai i miei primi piatti da DJ, una coppia di BST a cinghia e, nel ’98, passai a quelli professionali per eccellenza, i mitici Technics 1210 a trazione diretta. Anche se oggi per comodità lavoro con supporti digitali, sono comunque affezionato all’analogico che uso nei ritagli di tempo, una passione che mi ha portato a vincere anche due Contest online nazionali:  

nel 2018 il DJ VINYL CONTEST (https://www.facebook.com/DJVINYLCONTEST/) e nel 2020 il VINYL DJ LOVERS (www.essenceproduction.it/vinyldjlovers).

Un episodio che ha caratterizzato le tue scelte? 

All’inizio degli anni ‘90 andai per la prima volta in discoteca assieme ad un amico, fui catturato subito dalla figura del dj e rimasi quasi tutto il tempo dietro la consolle ad osservarlo e cercare di capire come lavorava… La selezione musicale, la tecnica con cui mixava e il riscontro della gente in pista mi affascinavano ed emozionavano allo stesso tempo… in quel momento capii che era proprio quello che volevo fare. A casa cercavo di riproporre a modo mio il programma musicale che sentivo in discoteca, registrando sulle cassettine, poi durante le prime feste private iniziai a diffondere le mie “creazioni” e, poco dopo, incominciai ad esibirmi nei Disco Pub della mia zona, arrivando così al Club, lo stesso che prima frequentavo come cliente.

Cosa consigli a chi si approccia con la musica adesso? 

Sono realista e oggi più che mai vedo questa professione più come un hobby che un vero e proprio lavoro… non per mancanza di sogni, di volontà o di speranze… mancano le opportunità, la concretezza, vuoi per la drammatica situazione pandemica, vuoi perché ormai la società è orientata verso altri orizzonti. Vero è che bisogna sempre avere la tenacia di andare avanti, di apprendere e non sentirsi mai arrivati. E’ giusto confrontarsi e prendere spunti da dj di fiducia che hanno maturato una certa esperienza nel corso degli anni, cercando di essere costruttivi, anche nelle situazioni più commerciali o retrò è necessario avere un taglio moderno e non scontato.  Crearsi una propria identità musicale. 

Come vedi il rapporto dei giovani con la musica? 

Da una parte i giovani d’oggi sono più esigenti, grazie all’evoluzione di internet ora vedono festival e grandi party a portata di mano, quindi si aspettano anche nella loro zona serate sempre al top. Dall’altra è proprio cambiato il concetto di divertimento, mentre prima si andava nei locali per il piacere di ballare e seguire il proprio dj di fiducia, oggi fa più “figo” andarci per fare storie su Instagram e “sbocciare” al tavolo.

Come nasce un brano? 

Un brano nasce principalmente dall’esigenza di voler condividere una propria idea col pubblico. Esistono librerie musicali contenenti suoni pre-confezionati (dai campioni vocali ai loop di batteria, passando per i preset dei Plugin più utilizzati), che assemblati nel modo giusto grazie a software appositi (Cubase, Logic, Ableton ecc) permettono di realizzare tracce di qualsiasi genere.  

Per semplificare il concetto riassumo il tutto in quattro fasi, che generalmente sono: COMPOSIZIONE – Ideazione e registrazione alla buona delle diverse parti. REGISTRAZIONE – Quando tutti gli strumenti vengono registrati in maniera (si spera) impeccabile. 

MIXAGGIO – Fase che porta tutte le tracce di tutti gli strumenti registrati a diventare un unico file stereofonico. MASTERING – Processo che fonde tecnica e arte, interviene sulla equalizzazione, dinamica e qualità della traccia finita.

Il tuo Artista preferito? 

Più di uno, entrambi Dj/Produttori, il tedesco Purple Disco Machine, genere House con molte rimande Disco/Funk e l’inglese Krider, più Big Room (Tech/Progressive House). 

Quanti generi si fondono in una diretta? 

In una Live si possono fondere svariati generi come anche uno solo, dipende dall’obiettivo del DJ, ma soprattutto dalle sue conoscenze musicali, gusti e capacità nel variare. Amo spaziare toccando più generi e passando anche per epoche differenti, il tutto amalgamato con logica e criterio… ma mi piace anche fare qualcosa di più mirato, magari un tributo ad un gruppo o un artista. Sul mio canale YouTube ce ne sono diversi (https://youtube.com/c/GianmariaMontanariDJ)”

Come ha cambiato il Covid il modo di vivere la musica? 

L’estate scorsa, dopo il lockdown di Primavera, la gente non poteva ballare ma doveva rimanere seduta…Da una parte c’erano DJ’s che continuavano a proporre la stesso set danzereccio fregandosene del contesto, e dall’altra coloro che si reinventavano proponendo musica da ascolto valorizzando magari di più l’aspetto scenico, chi con video musicali, chi assieme a musicisti/strumentisti e cantanti live. 

Ora siamo nuovamente tutti fermi e in attesa dei nuovi DPCM, credo che l’estate che verrà sarà un un fac-simile di quella precedente, anzi, le persone avranno ancora più voglia di uscire e scatenarsi dato il protrarsi di questa situazione di chiusura.

E per te cosa è diverso in questo ultimo anno? 

Sicuramente la situazione economica. I danni di questa pandemia si ripercuoteranno anche sugli addetti ai lavori, gli imprenditori saranno ancora più ristretti nei cachet e ci saranno anche più controlli da parte di SIAE e organi vari…Un Dj in regola ha un costo differente rispetto ad uno sprovveduto che si svende pur di rimettersi in gioco… ci sarà molta concorrenza. Ma nella drammaticità del momento c’è anche qualche aspetto positivo, da un anno è nato il SILS (Sindacato Italiano Lavoratori Spettacolo) che sta lavorando per costituire il primo ALBO NAZIONALE DEI DJ’s PROFESSIONISTI, un passo importantissimo volto a tutelare gli interessi della categoria e a far riconoscere alla professione la dignità che merita, legalità, sostegno professionale ed imprenditoriale. Magari si darà finalmente ordine ad un settore strategico per la socializzazione e la creatività, facendone emergere le potenzialità e le competenze (http://www.sils.club/).

Hai una “Musa ispiratrice”? 

Seguo più i sentimenti e le sensazioni del momento cercando di trasmetterli al meglio durante i miei set.

Ci lasci un tuo pensiero sul futuro della musica e non solo? 

Vorrei che la Musica tornasse ad essere la vera protagonista, e si desse più valore ai contenuti e meno all’immagine, soprattutto tra i DJ’s.

*Domenica Puleio, giornalista