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VerbumPress

Francesco Pinto, Ci manda San Gennaro, HarperCollins, 2022

Se è vero che la realtà supera la fantasia nel dare vita a fatti e situazioni incredibili, ciò è ancora più vero a Napoli dove il 13 Gennaio del 1527 gli Eletti dei Nobili e del Popolo napoletano si costituirono davanti a un notaio affinché redigesse un regolare atto in cui essi s’impegnavano a versare undicimila ducati per edificare e mantenere nel tempo una cappella dedicata al «gloriosissimo Gennaro, Pontefice e Martire» e, in cambio, impegnavano questi a «proteggere e difendere [gli abitanti della Città] dai peccati, dal morbo dell’epidemia, cioè della peste, e di restituire la cittadinanza all’originaria salute, tanto dell’anima quanto del corpo».

Si tratta di un reale documento storico che Francesco Pinto riporta a buon diritto in appendice al romanzo Ci manda San Gennaro (HarperCollins), poiché ne costituisce l’antecedente, ma anche perché ne esprime lo spirito esilarante fino all’inverosimile.

In esso, infatti, si narra di Giuseppe Navarra, il solo uomo che nella Napoli del 1947 si sia fatto avanti per riportare in città il tesoro di san Gennaro, prudentemente nascosto a Roma durante la guerra. Il tesoro di san Gennaro vale più di quello della regina d’Inghilterra e l’uomo che si è candidato al trasporto è noto a tutti come ‘il re di Poggioreale’, proprio per essersi arricchito in quegli anni con la borsa nera e il contrabbando. A vigilare sul buon esito dell’operazione, viene eletto l’ottantenne Stefano Colonna di Paliano: un nobile vero, vicepresidente della Deputazione, l’antica istituzione che dal 1527 garantisce il rispetto del contratto tra Gennaro e il suo popolo.

In missione per conto del Santo, sulla Lancia che fu di Mussolini, con le casse del tesoro a bordo, il ‘re’ e il ‘principe’ affrontano un viaggio di ritorno che si rivela più lungo e tortuoso del previsto. Così, mentre loro attraversano un’Italia devastata dai bombardamenti, dove la legge è latitante e la fame la fa da padrona, a Napoli li danno per dispersi e un ufficiale dei carabinieri è sempre più convinto il Navarra abbia ucciso il Colonna per trafugare il tesoro.

Una commedia divertente, per sorridere di gusto ma anche per capire meglio l’Italia e gli italiani del dopoguerra.

*Raffaele Messina, scrittore