Fabio Pilato: l’Arte è un sogno e “se puoi sognarlo, puoi farlo”
Fabio Pilato è un sognatore, un visionario oseremmo dire, perché ciò che è nella sua parte onirica riesce a trasportarlo nella realtà e i suoi sogni, le sue visioni, infatti, sono Arte, sono espressione dell’Io, della parte più profonda dell’Essere.
“Sono l’insieme dei dubbi, degli errori e delle mie stesse incertezze – ci dice – tutto nasce nel 2006, quando, a seguito della tragica e dolorosa scoperta di avere un cancro al sistema linfatico, ho smesso di “dormire”. L’unico sollievo era per me, andare in mare, di notte con la mia barchetta, lontano dal caos, immerso nel silenzio e nella solitudine a guardare la città nella sua versione fulgida di luci a intermittenza e di colori che davvero danno l’idea dell’infinito. Di ritorno da una delle mie notti bianche ho visto sulla spiaggia i pescatori con in terra il loro pescato… Pesci.. morti ovviamente, che hanno mosso in me un sentimento di compassione infinita. Così ho raccolto una pietra bianca e, una volta a casa ho iniziato a lavorarla con lo scalpello e ne è venuto fuori un pesce.”
Sono i sogni, quindi, quelli che muovono l’Arte di Fabio “Io sogno le mie opere, o meglio, le mie opere mi chiamano nel sogno, mi parlano, si mostrano per come dovranno nascere. I sogni che faccio non sono sempre belli, è più che altro, un’insonnia dannata, eccitata, euforica che mi fa svegliare madido di sudore. Scolpisco il mare con il fuoco, quasi una contraddizione e rendo immortali i “miei” pesci che, alla fine sono di tutti, sono della città di Messina perché nessuna delle mie opere è in vendita.”
L’ultima “creatura” di Fabio è un esemplare femmina di squalo bianco di 5 metri “Pasqualina”, rimasta esposta dal 14 al 31 agosto a capo Peloro, come un “custode” dell’arte, della terra stessa, dello Stretto di Messina. Un monito, di rinascita, paragonabile, a mio avviso, al famosissmo “Toro” di Wall Street, nato dal genio di Arturo Di Modica e posto nel cuore dell’economia negli anni ’80 e che è per antonomasia la raffigurazione delle discipline finanziarie. “È stato un continuo via vai di persone, tutte lì ad ascoltare le meraviglie che lo squalo racconta – ha proseguito – il mio sogno è quello, vedere l’Arte che da sola racconta se stessa, che cammina con le sue gambe, perché l’ARTE è un mezzo e mai un fine..”
Fabio si emoziona nel parlare, si commuove, la sua voce vibra e ci fa quasi pensare al vibrare del martello nella fucina “Io passo le ore nel mio laboratorio apparentemente in silenzio, ma parlo con i “miei pesci” chiedo loro se sono soddisfatti della forma, delle curve, del mio plasmarli, ma sempre e soltanto a loro piacimento – prosegue – loro sono tutta la mia vita assieme alle mie donne la mia compagna, mia madre e mia figlia sempre presenti, sono loro la mia essenza, il mio tutto. Quando lavoro sono come in trans, vedo l’opera solo quando è finita e non mentre la sto lavorando ed è solo in quel momento che mi sento appagato dei sacrifici. Scolpire il ferro non è semplice, piegarlo, fonderlo è come essere dentro un inferno, ma è grazie al ferro, ai quintali e quintali di ferro che mi sono passati per le mani, dal 2006 ad oggi, che le mie creature resteranno immortali nel tempo”.
L’Arte di Fabio ci insegna che dobbiamo tornare all’autenticità dell’uomo, alla natura libera per poter costruire l’essenza di noi stessi ed essere, così capaci di fare qualunque cosa.
Il Museo del Mare è un’idea itinerante, momentaneamente, un sogno grande e appassionato che Fabio vuole regalare alla sua città “La malattia non può fermarmi. Ogni volta che torna il “mostro” io faccio sogni sempre più grandi, sogni sempre più impegnativi… l’ultimo riguarda una balena… Coda mozza che lo scorso anno è passata nello Stretto di Messina… Anche Lei mi ha chiamato ed anche a Lei sono pronto a dare la vita ricostruendola nella sua interezza persino con la coda che le è stata mozzata”. Non si arrende Fabio, il sognatore, l’Artista, l’uomo; pronto a combattere per la sua Arte, per la sua Vita. “Dobbiamo guardare dentro di noi. Ognuno di noi ha dentro un sogno, una potenzialità, basta solo crederci e lasciare che venga fuori”.
*Domenica Puleio, giornalista