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Elogio alla Senatrice della Repubblica Italiana Liliana Segre

Illustre Presidente della Repubblica,

Magnifico Rettore, illustri Colleghi, cari Studenti, Signore e Signori, Autorità tutte,

il Dottorato in Storia dell’Europa, nel suo divenire, ha accentuato la sua vocazione interdisciplinare scegliendo di privilegiare percorsi di ricerca e di dibattito che costituissero il filo rosso del nostro impegno culturale e civile. In tale contesto il Collegio ha scelto di onorare la vicenda storica, umana, politica, di Liliana Segre e devo confessare che per me è un grande onore presentare la figura e l’opera di una tale protagonista della storia e della cultura, ma è anche una forte emozione. I fatti tragici che hanno segnato la storia del primo Novecento, il nazifascismo e i suoi orrori, hanno trovato anche voci di dissenso e di contrasto soffocate nel sangue e nell’annientamento della persona. Liliana Segre, che ha conosciuto la realtà dei lager nazisti, oggi indica la strada da percorrere per una società multiculturale che impone il rispetto di ogni identità affinché non debbano ripetersi nuove forme di odio.

L’odio non è un’essenza, non è un assoluto, ma è qualcosa che si produce nella storia, in base a circostanze e responsabilità, le contromisure vanno studiate nella storia, nelle dinamiche sociologiche e antropologiche, a partire dall’analisi delle diverse manifestazioni, e sono esse stesse un atto di civiltà e di maturità collettiva. Il racconto cristallino dell’esperienza di Liliana Segre ci conduce per mano attraverso il ‘900, fino a un presente in cui il malessere collettivo si scatena nell’odio verbalizzato, potenzialmente prodromico a nuove esplosioni di violenza. Costruire sul passato per invertire il presente, per trasformare la distruzione in costruzione, è un altro dei meriti che dobbiamo riconoscerle e su cui dobbiamo meditare a fondo. 

In un’epoca non facile come quella che stiamo attraversando bisogna ribadire il ruolo necessario e inderogabile dell’istruzione pubblica che ha il compito di formare le nuove generazioni trasmettendo loro il sapere e avvertendo dei pericoli in cui possano incorrere diventando prede di idee discriminatorie e intolleranti. La senatrice, in ogni intervento pubblico, ha anche il merito di raccomandare la conoscenza, lo studio, la comprensione della storia. Queste idee sono presenti in tutta la sua opera, come esortazione costante alla sensibilità e consapevolezza nei confronti di un passato drammatico, che solo una conoscenza diffusa e un impegno strutturale collettivo possono trasformare in fondamenta di una società migliore, più forte, più sana e più giusta. 

Gli elementi fondati nella sua esperienza si ritrovano oggi nell’azione politica cui l’ha chiamata il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha mostrato in ciò una preziosa lungimiranza, una disposizione d’animo e di cultura che significa anche tenere conto del lungo passato di violenze e prevaricazioni che ha portato alle tragedie politiche e personali di individui e di popoli nel cuore dell’Europa del Novecento. 

Ogni testimonianza individuale come quella della senatrice deve far pensare e riflettere, convincerci a un nuovo sforzo e alla ricerca di nuove energie e di nuovo entusiasmo. «Meditate che questo è stato», ammoniva Primo Levi, e lo studio della Storia è una necessità che non può e non deve esaurirsi e deve contribuire a riconoscere e contrastare i fenomeni di antisemitismo e di razzismo.

Il legame fra Liliana bambina deprivata della scuola, della casa e degli affetti e l’oggi è talmente evidente che non possiamo non rinnovare e moltiplicare l’impegno per il diritto allo studio, l’accoglienza dei migranti e in particolare dei minori stranieri non accompagnati, impegnarci sui corridoi umanitari e in particolare sui corridoi universitari.

La lotta all’indifferenza parte da qui, dalla scuola e dall’università, dove si costruiscono conoscenza e pensiero critico e si proiettano le fondamenta del domani. 

Come possiamo oggi essere indifferenti rispetto a quanti attraversano mari, montagne, territori in guerra e carestia, e non riconoscere che contro questi esseri umani agiscono le stesse prevaricazioni e violenze e in essi rivive il dolore che Liliana ci racconta di sé, bambina, e che fu vissuto da centinaia di migliaia di bambini, nel nostro stesso mondo, in un tempo non lontano da noi? 

L’iniziativa politica recente segue anni di militanza ideale fatta di migliaia di incontri porta a porta nelle scuole, di relazioni dirette in cui la memoria del passato, di nuovo, costituisce uno strumento per ammonire nel presente. Scrive Liliana Segre: “Ho sempre parlato in modo molto semplice, con un linguaggio piano e pacato, senza mai predicare l’odio, mai. Non intendo trasmettere un messaggio negativo ai ragazzi, di odio, di vendetta, di disperazione assoluta, perché sono il contrario della vita. Quel che conta per me è far passare un messaggio d’amore, di forza, di speranza”.

Liliana Segre ci spiega di non poter perdonare coloro che l’hanno sottratta alla sua vita di bambina normale. Ci dice, però, di provare pena per gli odiatori di ieri e di oggi. Le domande che ripete “perché, perché, perché, perché” non avranno mai risposta. 

È anche questo un insegnamento che deve far pensare, non solo alla violenza di allora, ma anche all’indifferenza, alla mancanza di impegno, all’apatia rispetto alle vicende che travolsero l’Europa: tutto ciò fa parte della memoria che Liliana Segre intende trasmettere e che oggi, simbolicamente, ci impegna a onorare.

*Alessandro Saggioro, Coordinatore Dottorato Storia d’Europa