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E se fosse una scuola vicina e non solo “a distanza”?

Dad o non dad? Forse tra i due litiganti il terzo (l’educazione civica) gode. L’analisi di Gabriele Laffranchi

Dad o non dad? Questo è il dilemma falso in cui, da un paio d’anni, si incorre quando si parla di scuola. La didattica a distanza non è un’opzione laddove l’insegnamento venga concepito come vivo incontro tra docente e studente. Eppure la dad è stata la scialuppa di salvataggio in un momento tanto imprevedibile e drammatico come la stagione pandemica che non annuncia la ritirata. La domanda, forse, che bisognerebbe porsi è: cosa la dad ha insegnato? Come la sua eredità, traumatica, può essere assorbita e valorizzata nella quotidianità dell’insegnamento?

Ad aggiungere variabili, gli addetti ai lavori hanno dovuto anche implementare l’educazione civica nella loro offerta didattica nelle scuole di ogni ordine e grado. E se fosse proprio l’educazione civica a rappresentare il terreno fertile per una rinnovata didattica che valorizzi, anche, le potenzialità degli strumenti tecnologici?

Ecco dunque che vorrei tentare di delineare tre possibili strade per cui il digitale nella didattica e la neo-disciplina dell’educazione civica possono incontrarsi.

Anzitutto la disponibilità della rete digitale offre un incontro allargato e non banale con il mondo, , come recita la legge 92/2019 che istituisce l’insegnamento dell’educazione civica. Certamente occorre sapersi orientare nel web, però è vero che vi è contenuta una quantità sterminata di materiali e, forse, la figura del docente potrebbe avvicinarsi un po’ meglio a quella del “passeur” descritto da Pennac, ovvero a un trasmettitore di passione e amore per la conoscenza.

In secondo luogo non dobbiamo trascurare il fatto che la connessione digitale, laddove le infrastrutture sono accettabili, permette di incontrarsi con coetanei di ogni dove. In tanti progetti che svolgo con l’istituto in cui insegno o con l’associazione Amore per il Sapere, scommettiamo proprio sull’incontro online e il lavoro, anche cooperativo, tramite piattaforma, per poi poterci incontrare, in presenza, già su un terreno comune. Anche qui, condizione fondamentale è una preparazione dettagliata dell’evento e delle sue modalità di svolgimento, anzitutto focalizzata al coinvolgimento dei partecipanti.

Da ultimo vorrei sottolineare l’urgenza che la società tutta si assuma un compito educativo verso le giovani generazioni, che escono da questi due anni in uno stato di inedita inesperienza emotiva e culturale. È tanto più urgente la formazione dei giovani quanto più la società mostra le sue debolezze. Dunque ripartire dall’educazione civica per metabolizzare un trauma evidente che abbiamo vissuto tutti potrebbe essere una chiave di accesso importante al cuore e alla mente dei giovani, e (perché no?) al nostro compito di insegnanti: l’educazione.

Dad o non dad? Forse tra i due litiganti il terzo (l’educazione civica) gode.

*Gabriele Laffranchi, insegnante e direttore di Cosmopolites – Percorsi di educazione civica