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È emergenza antisemitismo in Europa: a Cracovia l’evento organizzato dalla European Jewish Association (Eja), per non dimenticare

Ricordare, istruire e agire affinché nella storia dell’Europa non si verifichino più episodi di antisemitismo o discriminazione razziale e religiosa. E’ questo l’appello lanciato da ministri, parlamentari, esponenti della comunità ebraica riuniti a Cracovia in un evento organizzato dalla European Jewish Association (Eja) l’8 e il 9 novembre, per commemorare la notte dei cristalli (Kristallnacht) del 1938, in cui vennero distrutte oltre 500 sinagoghe e numerosi negozi di ebrei nella Germania nazista. I partecipanti insieme ai capi delle comunità e delle organizzazioni ebraiche presenti hanno discusso delle strade legali, educative e operative ed esplorato gli strumenti per garantire una lotta più efficace contro l’antisemitismo in Europa. La pandemia di Covid-19 ha visto un drammatico aumento del discorso antisemita, in particolare online.

In apertura dei lavori, il rabbino Menachem Margolin, presidente di Eja, ha dichiarato che “l’Europa ha totalmente fallito nella lotta all’antisemitismo” ed esiste il concreto pericolo che “l’Europa diventi ‘juden frei’” perché in alcuni Stati membri agli ebrei non è consentito di indossare liberamente simboli religiosi (come la kippah) oppure reperire il cibo kosher. “L’educazione è come un vaccino contro il virus più antico e più virulento d’Europa”, ha aggiunto, riferendosi all’antisemitismo. La notte dei cristalli è avvenuta “anche perché di fronte a decisioni antisemite molta gente non ha fatto nulla. Oggi, quindi, bisogna fare in modo che “non accada di nuovo” la tragedia dell’Olocausto. 

La necessita di agire per fare in modo che non accadano più episodi di antisemitismo culminati nell’Olocausto in cui sono stati sterminati circa 6 milioni di ebrei e stata sottolineata anche da Roberta Metsola, primo vice presidente del Parlamento europeo. “Non permetteremo che regni il silenzio. Auschwitz – ovvero uno dei campi di sterminio nazisti che oggi si trova in Polonia –  è accaduta lentamente per la cecità della gente”, ha affermato in un videomessaggio. Evidenziando che anche oggi accadono episodi di antisemitismo in Europa, Metsola ha concluso: “Non possiamo stare zitti. ‘Never again’ significa agire e non dobbiamo dimenticare”. Nel corso del simposio, il presidente dell’Assemblea nazionale della Slovenia, Igor Zorcic, ha messo l’accento anche sulla necessità di criminalizzare il discorso d’odio. 

L’importanza dell’istruzione, dei progetti di studio e di scambio culturale nelle scuole è emersa anche nel discorso del segretario di Stato all’Istruzione del Regno Unito, Nadhim Zahawi. “Attraverso gli insegnanti manteniamo viva la memoria e abbiamo stanziato fondi dal 1999 per incrementare la conoscenza dell’Olocausto”, in cui sono morti oltre 6 milioni di ebrei, ha spiegato il sottosegretario. Toccante l’intervento di Stefanie Hubig, ministra dell’Istruzione nel Land tedesco della Renania Palatinato, secondo cui i casi crescenti di antisemitismo in Europa “ci obbligano a non abbassare la guardia. I bambini sono i leader di domani e dobbiamo fare di tutto per prevenire l’antisemitismo, ma serve anche il ruolo della società civile”. 

In un recente sondaggio d’opinione sull’antisemitismo condotto da Ipsos, insieme a Europe Action and Protection League, in 16 Paesi europei è emerso che negli Stati dove lo scorso anno si sono verificati meno episodi di attacchi contro gli ebrei l’antisemitismo è maggiore. In particolare, i Paesi con un antisemitismo più diffuso, secondo il sondaggio, sono Polonia, Ungheria e Grecia. Rispondendo alla domanda se “sarebbe meglio se gli ebrei lasciassero questo paese” il 24 per cento degli intervistati in Polonia, il 23 per cento in Ungheria e il 21 per cento in Grecia hanno risposto positivamente. Al contrario, in Germania, dove lo scorso anno è stato registrato un numero record di 2.351 incidenti, il 62 per cento degli intervistati ha respinto tale affermazione e solo il 7 per cento è d’accordo. Tendenze simili sono state osservate in Francia, dove nel 2019 sono stati registrati 687 episodi di attacchi antisemiti. Nel Regno Unito, dove sono stati documentati 1.668 incidenti lo scorso anno, il 9,2 per cento è d’accordo e il 72 per cento non è d’accordo. 

Nel corso del simposio, il capo della Polizia italiano, Lamberto Giannini, ha ricevuto il prestigioso King David Award dal rabbino Margolin per il suo pluriennale contributo alla sicurezza delle comunità ebraiche in tutta Italia e ha accettato l’invito dell’Eja di ospitare una conferenza dei commissari di polizia europei il prossimo anno, per aumentare la cooperazione e formulare modalità comuni per combattere gli elementi antisemiti.

Rivolgendosi al simposio da Gerusalemme, il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha dichiarato: “Nel Medioevo gli ebrei erano perseguitati a causa della loro religione. Nel XIX e XX secolo gli ebrei furono insultati a causa della loro razza, e oggi gli ebrei vengono attaccati a causa del loro Stato nazionale: Israele. Non dobbiamo tacere. Dobbiamo tenere la testa alta e dobbiamo essere orgogliosi di essere ebrei 10 volte più di quanto altri possano odiarci per questo”. Il capo dell’esecutivo israeliano ha invitato a “unirsi per combattere l’antisemitismo e la sua manifestazione moderna: l’antisionismo. L’antisemitismo non riguarda gli ebrei. Si tratta degli antisemiti. È il loro odio, ostilità e accuse disumanizzanti contro il popolo ebraico. Sono i loro tentativi di uccidere, attaccare o danneggiare gli ebrei in nome di ideologie radicali. Sono i loro viziosi sforzi per demonizzare lo Stato ebraico e negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione nella nostra patria ancestrale”. Bennett ha poi sottolineato che “gli ebrei non dovrebbero combattere l’antisemitismo da soli”.

La seconda giornata del simposio organizzato da Eja ha visto una visita ai campi di sterminio nazista di Auschwitz e Birkenau, dove la disumanità del nazismo continua a trasparire in ogni spazio che ha visto la spersonalizzazione e la tortura degli ebrei tra il 1940 e il 1944 e oggi è un museo della memoria. Una memoria che non può essere dimenticata per far in modo che non accada mai più.

*Monica Mazza, giornalista