E come potevamo cantare
“E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze…”
Quando pochi giorni fa mi è stato chiesto un articolo da pubblicare su questa prestigiosa rivista, con la quale collaboro assiduamente da inizio 2020, ho chiesto l’argomento da trattare; mi è stato risposto: a piacere. Allora mi sono venuti in mente i primi versi della poesia del premio Nobel Salvatore Quasimodo (Alle fronde dei salici, 1946); lirica che fa riferimento all’occupazione nazista dell’Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l’armistizio firmato dall’Italia a Cassibile, in Sicilia, nel 1943; una poesia che espone nelle varie strofe i valori della solidarietà verso i sofferenti.
Passato un anno dall’inizio dell’era Covid-19 in Italia, stiamo qui a leccarci le ferite con quasi 100.000 decessi e una cifra incalcolabile di convalescenti che non sanno ancora quali saranno le conseguenze dopo essere stati colpiti da questa nuova e terribile malattia.
Le gride governative, di manzoniana memoria (chiamate oggi in Italia DPCM, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), si susseguono da parte dei diversi amministratori, sia in Italia che in Europa e nel resto del mondo, con divieti e restrizioni, a discapito di tanti operatori del commercio, della cultura e dello spettacolo. Prosegue, molto a rilento la somministrazione dei vari vaccini, che le aziende farmaceutiche di tutto il mondo, sotto gli occhi degli investitori (che ne devono trarre assolutamente il massimo guadagno, perché è quello il loro “mestiere”), stanno mettendo a disposizione dei vari governi. E io mi chiedo: ma è possibile che a livello governativo, nazionale e internazionale, non si provi ad annullare ogni tipo di speculazione, allo scopo di fornire la garanzia di minori disagi possibili alla popolazione, facendo in modo di ridurre il forte potere di alcune categorie sociali, a discapito dei più che ne stanno uscendo con le ossa rotte?
Qualcuno ha detto che a crescere di più per merito dell’epidemia non sono le maggiori multinazionali farmaceutiche ma altri centri minori, specializzati nella ricerca, pronti a registrare brevetti per i vari vaccini elaborati, per poi venderli alle grandi case del settore, per la loro mega produzione e mega distribuzione in milioni e milioni di dosi in giro per il mondo.
Non dimentichiamo, infine, tutte le industrie che stanno facendo affari d’oro, inimmaginabili prima, con la vendita di mascherine, disinfettanti, attrezzature per il distanziamento negli uffici pubblici, nei negozi, nei bar e ristoranti.
I primi mesi dello scorso 2020 (annus horribilis), nel corso del primo lockdown ci siamo messi a cantare fuori dai terrazzi, un po’ da incoscienti, pensando, forse, che il problema si sarebbe risolto in poco tempo, magari con l’estate (come sosteneva qualche grande “esperto” in materia).
Oggi, noi miseri mortali, dopo un anno, siamo ancora in trincea, poiché questa è una guerra contro un subdolo nemico invisibile, e non possiamo e non vogliamo più cantare.
I nostri figli e i nostri nipoti vanno a scuola a singhiozzo, un giorno si, una settimana no; un figlio si, l’altro no, con tutte le conseguenze che ne scaturiscono a livello di organizzazione familiare, anche perché i genitori stanno lavorando un giorno si, una settimana no; un genitore si, l’altro no, e i nonni, molti dei quali terrorizzati da quanto sta accadendo, si stanno facendo in quattro per aiutare, anche a livello economico, figli e nipoti.
Nei weekend, con la primavera in arrivo e il bel tempo, almeno, ci possiamo fare una bella passeggiata, senza spendere troppo poiché c’è poco da spendere. Ma non siamo stati gli unici a pensarla così e allora (come l’indimenticato Paolo Villaggio ha scritto), i vari Fantozzi si ritrovano invischiati, insieme ai Filini, alle tante signorine Silvani e company, in un immenso ingorgo di gente, con o senza mascherina, con mascherine omologate e non, a passeggio sui lungomari più popolari o nelle vie del centro più di moda, e lì il virus, sogghignando, si dà da fare per saltare da un individuo all’altro ed aumentare così la sua virulenza.
Il Megadirettore, invece (Villaggio insegna), è ben protetto e si diverte, servito da pochi addetti tamponatissimi, che curano i suoi bisogni e controllano la crescita di valore delle azioni in Borsa, concentrate probabilmente su tutto ciò che ha a che fare con l’industria farmaceutica.
Detto questo, in relazione all’articolo da pubblicare che mi è stato richiesto dalla prestigiosa rivista, risponderò che non me la sento di preparare un mio contributo su nessun argomento.
Parafrasando il premio Nobel:
E come possiamo scrivere,
con il problema del terribile virus nel cuore,
con malati abbandonati, distanti dai familiari,
fra i numerosi morti, sepolti in cimiteri lontani.
Biblio-sito-filmografia
– Alessandro Manzoni, “I Promessi Sposi”.
– “Fantozzi”, film diretto da Luciano Salce, 1975, ed altri sequel con diversi registi.
– https://it.wikipedia.org/wiki/Alle_fronde_dei_salici.
– https://it.wikipedia.org/wiki/Armistizio_di_Cassibile.
– https://it.wikipedia.org/wiki/Grida.
– https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/vaccini-covid19-pharma/
– Paolo Villaggio, “Fantozzi”, Rizzoli, 1971; e altre pubblicazioni con gli stessi personaggi.
– Salvatore Quasimodo, poesia “Alle fronde dei salici”, 1946, raccolta “Giorno dopo giorno”, 1947.
*Pietro Zocconali, giornalista, Presidente Associazione Nazionale Sociologi