VerbumPress

Due donne, due vite, un unico destino

All’ombra dell’oleandro rosa (Albatros 2021) e Il sole beffardo (Albatros 2023), le “donne” della scrittrice bresciana Elena Ungari

Due donne, due esperienze di vita, due percorsi esistenziali, un destino simile. Le protagoniste dei due libri della scrittrice bresciana Elena Ungari All’ombra dell’oleandro rosa (Albatros 2021) e Il sole beffardo (Albatros 2023), sono rispettivamente Victoria Boscome-Jones e Caroline Rhymes Grant, due donne divise da differenze, ma accomunate da aspetti simili. 

La scrittrice descrive con scioltezza e raffinatezza i due personaggi: entrambe sono due donne inglesi, che vivono a Londra e sono di ottima estrazione sociale. Victoria è intorno alla trentina, Caroline è poco più che cinquantenne; le due condividono alcuni tratti fisici e differiscono in altri; se la prima ha lunghi capelli sottili e biondi, i capelli della seconda sono corti, castani e con le mèches più chiare. 

Tutte e due hanno un ottimo livello di istruzione: Victoria è una pittrice che sta assaporando i suoi primi successi artistici dopo aver frequentato le scuole migliori e l’Università di Oxford. Caroline è anch’ella una ex oxfordiana, ma nella cittadina universitaria, la donna ha frequentato i corsi di letteratura ed è stata ricercatrice universitaria. Da qualche mese, tuttavia, Victoria vive una crisi artistica che la blocca di fronte ai suoi strumenti da lavoro e che l’ha convinta ad abbandonare Londra, la famiglia, e ad intraprendere una sorta di “petit tour” con destinazione la Sicilia, dove, lei spera, la sua vocazione possa rifiorire fra i colori ed i profumi dell’isola mediterranea.

Anche Caroline ha avuto una battuta d’arresto quando ha lasciato il mondo universitario dopo il suo matrimonio. Se Victoria si è trovata smarrita e scontenta, Caroline ha trovato una grande ricompensa nel crescere la figlia Kitty, alla quale ha dedicato tutta se stessa, ed ora che la figlia è ad Oxford, si immerge nella lettura dei libri della sua autrice preferita, Jane Austen, ed è presidente di un circolo letterario-culturale The Theatre, che si riunisce settimanalmente.  Inoltre, vive le sue giornate visitando musei, passeggiando nei parchi londinesi, facendo shopping ed incontrando saltuariamente amiche che conosce da una vita: Elizabeth, avvocato affermato, Ann, medico impegnatissima, e Shirley, titolare di una agenzia immobiliare 

Anche la vita sentimentale è simile; Victoria è uscita da un’esperienza sentimentale sfortunata con Richard, avvocato di successo, che l’ha fatta molto soffrire e che ha acuito il suo smarrimento artistico; la seconda è divorziata da George Grant, un architetto titolare di un solido e ben conosciuto studio nel centro di Londra.  

Victoria vive a Knightsbride, ma ha alle spalle genitori ed un fratello che l’abbraccino con il loro amore ed il loro forte affetto e sostegno: la madre Margaret, un tempo pianista di successo, il padre Howard, impegnato nel mondo dell’alta finanza, ed il fratello Edward, che svolge la stessa professione del padre. Caroline vive in una lussuosa abitazione nell’elegante quartiere di Belgravia con Betty, la fidatissima e più che ventennale governante. Intorno a sé, ci sono appunto le amiche, ma anche il fratello Peter e la sorella Liza che, sebbene vivano nella campagna di Cheltenham, le sono affettivamente molto vicini. In un certo senso, c’è anche l’ex marito George, con il quale i rapporti sono rimasti molto buoni. Soprattutto, c’è Kitty, che arricchisce la vita ed i pensieri di Caroline. 

Victoria e Caroline. A dominare entrambe è, comunque, un senso di profonda solitudine esistenziale ed emotiva unitamente ad un fastidioso sentimento di insuccesso; sebbene entrambe siano desiderose di un riscatto. Victoria lo cerca appunto nel suo viaggio e soggiorno a Taormina, dove trova sistemazione nella casetta affittatale dai coniugi Biagio e Rosetta Spadaro, socialmente umili, ma umanamente ricchi in generosità. Se Rosetta dona alla giovane inglese una parte dei piatti gustosamente siciliani che lei prepara, Biagio trasmette “all’inglesina”, come Victoria viene affettuosamente chiamata, la sua conoscenza e la sua saggezza.  La conoscenza si basa soprattutto su un substrato di storia locale e di leggende, che affondano le loro radici nella Grecia classica e nella tradizione siciliana antica; la saggezza è contenuta nella morale che queste leggende trasmettono con il loro contenuto. Victoria si incuriosisce quando Biagio le racconta la versione siciliana della leggenda di Re Artù, si commuove udendo la storia della ninfa Aretusa, trasformata in fonte, resta affascinata di fronte al mistero che circonda il tempio di Selinunte.  Caroline, invece, si rifugia nella lettura della sua autrice preferita, e nel mondo fatato del sogno di metà estate shakespeariano, abitato dalle fate. La stessa atmosfera fatata è quella che vorrebbe per la figlia.

Se per Victoria, il cammino ora, sebbene ancora lungo, sembra essersi stabilizzato ed apparire percorribile, a Caroline la vita riserva una prova ancora pesante ed estremamente dolorosa: la perdita della figlia Kitty, vittima di un incidente stradale ad Oxford in una notte fra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Così, se per Victoria piano piano la vita perde il grigiore della sua isola di origine, ed assume i colori dell’oleandro rosa all’ombra del quale Biagio le racconta miti e leggende, del rosa intenso delle bouganville, dei colori accesi degli ibiscus e del giallo dei limoni. Giorno dopo giorno, gli occhi della giovane inglese catturano anche i colori cangianti del mare, dell’Etna, del cielo, e quello intenso di un sole che manda il suo avvolgente calore. 

Non c’è alcun avvolgente calore, al contrario, per Caroline. Il sole, tanto amato dalla donna, perde la sua bellezza per divenire beffardo, tanto da sembrare prendersi gioco delle sventure umane. Perde il sole il suo colore e la vita di Caroline assume le tinte grigiastre ed incolori della sua terra. 

Grigiore, buio e tenebra: è questo lo stato in cui precipita sempre più Caroline ed in cui si trova o si è trovata Victoria; il buio ed il dolore che fanno rabbrividire e paralizzano le due donne è appunto l’esperienza della perdita¸perdita di affetti e perdita di ogni sicurezza, negli altri ed in sé.  

Se nella pittrice ne vediamo gli strascichi, nella letterata ne vediamo l’incipit e la progressiva parabola discendente, che rende Caroline una donna apparentemente sconfitta. 

In entrambe, tuttavia, resta accesa una luce che, per quanto molto fioca, c le porta a desiderare di uscire dal loro stato di annichilimento; ed in questo percorso apparentemente impossibile, o comunque estremamente arduo, né l’una né l’altra sono sole. Victoria è circondata dall’affetto della sua famiglia, da quello di Biagio e Rosetta e dell’ex fidanzato Richard, che torna farsi vivo.

Anche Caroline trova intorno a sé tanto calore ed attenzioni: ci sono Betty, le sue amiche di sempre, il suo medico di fiducia, dott. Colby, l’ex marito George, e Sophia, una bimba di sei anni frequentante il centro equestre dei fratelli e bisognosa di tanto affetto. 

Entrambe ritrovano una ragione di vita, uno scopo esistenziale. Le leggende di Biagio costituiscono la base ed il soggetto dei quadri che la giovane pittrice realizza, il legame che si crea con Sophia, e l’idea e l’intenzione di scrivere un libro sulla sua relazione con la figlia Kitty spingono Caroline a riprendersi.

Il baratro è alle spalle, la notte è finita ed ha lasciato il posto al sorgere di un nuovo giorno, la tenebra si è dileguata ed i primi bagliori di luce stanno sorgendo: per Victoria hanno il chiarore delle luci dell’albero di Natale, il periodo intorno al quale la vicenda ha il suo epilogo, dopo essere iniziata verso la fine dell’estate, per Caroline assume il colore  di una chiara mattina d’autunno riscaldata da un sole mite, il momento che chiude il sipario alla storia, avviata in una anomala primavera inglese. Per Victoria la vita non ha più il grigiore di un disegno o di un quadro in bianco e nero, ma i colori accesi, ma non volgari dei suoi quadri siciliani, per Caroline il sole cessa di essere beffardo. E con esso, la vita stessa.