VerbumPress

Dalla Laudato Si’ alla Laudate Deum

Il ricordo nel giorno della Festa di San Francesco d’Assisi e dell’apertura della XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi, è stata pubblicata l’Esortazione Apostolica Laudate Deum (Lodate Dio), di Sua Santità papa Francesco, sulla crisi climatica. In questo suo recente documento il Santo Padre pone il focus non su questioni di fede o di carattere morale, ma su problemi scientifici e politici ancora aperti. Otto anni dopo la Laudato Si’, papa Francesco lancia un nuovo appello «alle persone di buona volontà» e alle forze politiche che desiderano fare del bene all’umanità a partire da una certezza: “L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”. 

Il documento si compone di 6 capitoli e 73 paragrafi all’interno dei quali papa Bergoglio intende specificare e completare quanto già affermato nel precedente testo sull’ecologia integrale. Inquinamento, aumento delle temperature, migrazioni, carestie, sono tutte conseguenze del “paradigma tecnocratico”, già denunciato nella Laudato Si’, che consiste nel pensare «come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia». E, al tempo stesso, il Pontefice vuole lanciare un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi. «Non è più possibile dubitare dell’origine umana – “antropica” – del cambiamento climatico», scrive il Papa. In realtà, non tutti accettano queste conclusioni di Papa Francesco: un nutrito gruppo di esperti e di scienziati nel mondo ne dubitano, come dubitano più ampiamente del discorso, mediaticamente oramai popolare, legato appunto al “cambiamento climatico”. Questi studiosi affermano che, nei secoli passati, periodi di surriscaldamento si sono ciclicamente alternati sulla Terra a periodi di raffreddamento globali; ci sono stati almeno due periodi storici – entrambi precedenti l’epoca industriale – molto più caldi di quello attuale. Quindi, a loro avviso, i cambiamenti climatici sono attribuibili in realtà a diversi tipi di fenomeni naturali. Tuttavia non si può negare la ragione dell’insolita velocità di questi pericolosi cambiamenti: gli enormi sviluppi connessi ad uno sconsiderato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli. Gli elementi naturali che tipicamente causano il riscaldamento, come le eruzioni vulcaniche e altri, non sono sufficienti a spiegare il tasso e la velocità, di tanti fenomeni, e cambiamenti, degli ultimi decenni. L’evoluzione delle temperature medie della superficie potrebbe non essere del tutto spiegata senza l’effetto dell’aumento dei gas serra. Anche se, al riguardo, più recentemente si sta cominciando a mettere in discussione la stessa realtà del cosiddetto “riscaldamento globale”, non così riscontrabile e sicuro una volta osservato da diverse prospettive. Per il Santo Padre, «è deplorevole che le crisi globali vengano sprecate quando sarebbero l’occasione per apportare cambiamenti salutari. È quello che è successo nella crisi finanziaria del 2007-2008 e che si è ripetuto nella crisi del Covid-19. Il mondo sta diventando così multipolare e allo stesso tempo così complesso che è necessario un quadro diverso per una cooperazione efficace. Non basta pensare agli equilibri di potere, ma anche alla necessità di rispondere alle nuove sfide e di reagire con meccanismi globali a quelle ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della condivisa “casa comune”. Si tratta di stabilire così delle regole universali ed efficienti per garantire questa “protezione mondiale».  Si tratta quindi pure di ammettere l’esistenza di un problema comportamentale umano e sociale, da intendersi in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti. Nella sua stessa conclusione è racchiuso tutto il senso della Laudate Deum: “«Lodate Dio» è il nome di questa lettera. Perché “un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per se stesso”. (LD, 73). Tre gli aspetti di fondamentale importanza da coltivare: innanzi tutto il cuore, per richiamare tutti all’amore verso questa terra che ci accoglie; quindi gli stili di vita, che devono essere necessariamente modificati; ma anche la politica, la quale è chiamata a ritrovare con spirito e mente nuova la sua vocazione alla passione per il bene comune. Cone sappiamo, il Santo Padre si è ispirato a san Francesco d’Assisi nella scelta del suo nome da pontefice. Ricordiamo che, nella Enciclica Laudato Si’, in linea con la Dottrina sociale della Chiesa, egli tratta numerosi argomenti pratici. In particolare, il tema della Chiesa in relazione al creato tocca un punto più profondo nella forma eucaristica dell’esistenza: una trasformazione che può portare a un cambiamento decisivo di mentalità, e così anche a una “conversione ecologica”. Come cristiana e terziaria francescana ritengo che per costruire un mondo migliore, un mondo innanzi tutto di pace, si debba riflettere insieme, approfondire, prendersi cura di ciò che è comune, sentito come affidato alla propria responsabilità.  Francesco d’Assisi è consapevole che l’unico artefice e Signore di tutto è Dio e ciò lo conduce a contestare la logica mondana del potere e della proprietà, che pone l’uomo come padrone di tutto.  Noi non siamo i padroni, ma i beneficiari piuttosto di un dono gratuito di Dio, dato indistintamente a tutti gli uomini. Da questa “logica del dono” nasce il rispetto verso la creazione, segno del suo amore; nasce la capacità di condividere con gli altri questo dono, sorge addirittura il riconoscimento di un legame fraterno, che induce Francesco a dare il nome di fratello e sorella a ogni creatura. Gesù porta un messaggio di pace ed armonia del creato. Le nostre relazioni con Dio, con gli altri uomini e con il creato sono infatti strettamente interdipendenti. Occorre essere collaboratori nel dialogo, offrendo il nostro specifico contributo alla guarigione del mondo e delle persone che vivono in esso. Come francescana mi unisco perciò ad altre persone di buona volontà nella missione della tutela dell’ambiente, traendo la mia ispirazione dall’Eucaristia.

*Francesca Maccaglia, giornalista