VerbumPress

Conseguenze e futuro della didattica a distanza

La Didattica dopo il Coronavirus dovrà far tesoro delle esperienze maturate durante tutto il periodo di emergenza

Come docente di materie letterarie presso la scuola secondaria di primo grado, vi vorrei raccontare la personale esperienza professionale durante questi ultimi due anni scolastici vissuti in piena pandemia. Chi insegna nel mio stesso ordine di scuola sa perfettamente che i nostri utenti sono i preadolescenti   molti dei quali vivono in pieno disagio giovanile: trascorrono lunghe ore davanti ai social network; hanno spesso un rendimento scolastico negativo; possono essere autodistruttivi; possono andare incontro a disturbi del comportamento alimentare come la bulimia o l’anoressia. La chiusura in casa dettata dalle norme per contenere l’emergenza sanitaria e l’introduzione improvvisa della didattica a distanza hanno rappresentato per tutti, docenti e alunni, un forte fattore di stress e hanno lasciato gravi conseguenze psicologiche e forti disturbi emotivi soprattutto negli alunni più disagiati. Il confinamento per l’emergenza sanitaria è stato affrontato con notevole impegno da tutti noi docenti che abbiamo lavorato, oserei dire, h24, soprattutto durante il primo lockdown, per far sentire la nostra  vicinanza ai ragazzi  e  per preservare il più possibile la relazione educativa. 

Questa didattica a distanza però ha accentuato il divario tra i ragazzi “più fortunati” e quelli che per svantaggio socio-culturale o per svariate disabilità sono stati penalizzati a tal punto da arrivare, a volte, ad abbandonare la scuola.  Gli alunni più a rischio sono stati quelli con supporto genitoriale fragile, come i minori seguiti dai servizi sociali, che hanno visto un’improvvisa interruzione del sostegno precedentemente garantito. Per loro il rischio non ha riguardato solo l’apprendimento ma più in generale il benessere psicologico. Un problema specifico ha riguardato poi gli alunni disabili per i quali la scuola rappresenta anche un contesto di socializzazione: per un disabile cognitivo gli ostacoli della didattica a distanza sono a volte insormontabili. Per le famiglie degli alunni disabili è stata inoltre particolarmente difficile la loro gestione soprattutto in assenza di un supporto adeguato.

Si è creata una vera e propria emergenza democratica. Infatti se l’art. 3 della Costituzione al comma due recita che “ è compito della Repubblica  rimuovere gli ostacoli…che impediscono la realizzazione della persona umana”,  capiamo bene che la scuola digitale non ha garantito e non potrà mai  garantire  le stesse opportunità per tutti. Infatti, dietro ogni alunno, c’è un vissuto famigliare fortemente variegato. Gli alunni minori stranieri accolti nel nostro territorio e inseriti da poco in un percorso scolastico hanno costituiscono, infine, a livello nazionale, la percentuale più elevata di coloro che si sono persi, non solo per mancanza di dispositivi e di reti, ma anche per le carenti competenze linguistiche loro e dei loro familiari. Si tratta infatti di alunni che hanno perso parte delle competenze acquisite in lingua italiana e/o di bambini che hanno genitori a volte poco alfabetizzati nella lingua italiana e quindi scarsamente in grado di supportarli nelle attività scolastiche. A quasi tutti gli alunni sono mancati i banchi di scuola e la presenza fisica dell’insegnante. Molti ragazzi hanno visto diminuire la loro capacità di concentrazione, l’autostima e si sono disorientati. Ciò che noi insegnanti abbiamo fatto durante le ore in didattica digitale, oltre a non eccedere con i compiti e con le lezioni frontali, è stato quello di lavorare molto sull’educazione emotiva allo scopo di non far sentire mai soli i ragazzi. Abbiamo offerto agli studenti opportuni stimoli culturali e di riflessione, realizzato percorsi educativi e formativi di sostegno emotivo, condivisibili anche nell’ambito familiare e amicale. Abbiamo cercato di stimolare la loro curiosità, la loro fantasia, la loro creatività. Voglio concludere citando queste parole di Pablo Neruda: “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. E spesso rinasciamo grazie anche alle parole e alle cure di chi ci ama”. La Didattica dopo il Coronavirus, a mio avviso, dovrà far tesoro delle esperienze maturate durante tutto il periodo di emergenza. Le attività da privilegiare in presenza dovranno essere quelle che offrono conoscenze, costruiscono competenze e che educano gli alunni a diventare cittadini del mondo. Le attività a distanza con modalità multimediale da fruire a casa vanno invece organizzate e pianificate nel tempo in modo non solo da non interferire negativamente su quelle in presenza ma anche e soprattutto in modo che siano da completamento e da approfondimento delle stesse.

*Marilisa Palazzone, docente