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Ciro Raia, Le Quattro Giornate di Napoli. Quasi un diario (Guida editori)

Da qualche tempo è sempre più condivisa l’idea che le Quattro Giornate di guerriglia urbana consumate a Napoli alla fine del Settembre 1943, per costringere i soldati tedeschi a lasciare la città senza eseguire gli ordini del Fuhrer di deportare in Germania gli uomini validi e di ridurre tutto in cenere e fango, vadano riconosciute come l’episodio dal quale fare iniziare la Resistenza italiana al nazifascismo. 

Insomma, di fronte alla portata e al valore simbolico della lotta popolare di Napoli, prima città in Europa a ribellarsi all’occupazione nazista con un tributo di 188 morti e 162 feriti tra i combattenti e altre 140 vittime tra la popolazione non combattente, si sta sgretolando il muro delle artificiose categorie storiografiche tese a distinguere, con palese intento riduttivo, le rivolte popolari spontanee dall’azione di resistenza guidata dai partiti antifascisti. Si sta ammettendo, nonostante i luoghi comuni sull’arretratezza culturale e civile dei meridionali, che nel nostro Paese il fascismo è calato da Nord e che l’antifascismo è risalito da Sud.

In questo alveo s’inserisce il volume di Ciro Raia, Le Quattro Giornate di Napoli. Quasi un diario (Giuda editori), che, in realtà, offre molto di più di quanto lasci presagire il sottotitolo. Raia, infatti, non si limita alla sola narrazione degli episodi più significativi  che si susseguirono in vari quartieri della città, dagli scontri a fuoco di lunedì 27 Settembre al Vomero, tra via Scarlatti e via Cimarosa, «vero inizio delle Quattro Giornate», ai sanguinosi combattimenti del 30 Settembre alla masseria Pezzalonga, infuriati fino a notte fonda. Merito dell’Autore è l’avere inserito l’eroismo dei rivoltosi partenopei nel quadro della pavidità delle autorità preposte alla difesa di Napoli, sia militari che civili, già dopo il 25 Luglio e ancor più dopo l’8 Settembre. E suo merito è anche non essersi limitato ai soli fatti accaduti in città, ma avere dato conto anche di altri episodi d’insorgenza che si registrarono in molti centri della Campania, dal Nolano al Vesuviano, fino a Castellammare. 

Se le Quattro Giornate, conclude Ciro Raia, presidente del Comitato provinciale dell’A.N.P.I. di Napoli, sono un esempio di partecipazione, di presa in carico di problemi che sembrano irrisolvibili, responsabilità, identità di un popolo, senso di appartenenza a un luogo e alla sua Storia, allora le celebrazioni che si rinnovano in città ogni fine Settembre non possono esaurirsi in rievocazione nostalgica e parole non seguite da azioni, ma devono vedere i ‘partigiani’ di oggi fattivamente impegnati in difesa dell’ambiente, del lavoro, della pace.

*Raffaele Messina, scrittore