Cartoline da Berlino, una metropoli dai mille contrasti
Immagini a 360 gradi un po’ irriverenti di una metropoli dove tutto è relativo
Vivo e lavoro a Berlino come guida turistica per italiani da ormai ventisei anni. Mi confronto quindi quotidianamente con le impressioni di chi arriva qua e mi accorgo sempre più che le prime reazioni sono spesso simili: smarrimento, sorpresa, incredulità.
Spesso chi ci arriva nel pomeriggio, prima di incontrarmi il giorno successivo, prova a spostarsi nell’Alexander Platz, fischiettando la nostra canzone cantata da Alice e Milva e scritta da Franco Battiato (i tedeschi non sanno cosa sia) “Alexander Platz, Aufwiedersehn, c’era la neve…”.
Dov’è la piazza? C’è un perimetro che la definisce? Dove sono i locali? I monumenti? E si torna allora in hotel un po’ confusi.
La mattina dopo, quando finalmente ci si incontra, mi tocca fare un lungo lavoro introduttivo per preparare gli sguardi, provando a fornire lenti speciali. E non è facile. Provo a mettermi i dalla parte di chi guarda e mi ascolta e m’immergo nella loro confusione. Berlino è davvero un luogo dove tutto è relativo. Dove, quando finalmente ti fai un’idea, poi, mezz’ora dopo ti fai l’idea opposta.
Non lascia punti di riferimento. Innanzitutto è importante smontare tutta una serie di luoghi comuni: stereotipi che noi tutti abbiamo sulla Germania, che in parte sono anche veri ma che a Berlino a volte si capovolgono. Berlino non è Germania, è un altro mondo. Troverete più cocktails e calici di vino che boccali di birra, più cucina vegana che stinchi di maiale. Più profumi orientali o siciliani che wurstel e crauti. Carichi di tutta una serie d’impressioni italiane, si arriva qua convinti che tutto sia il contrario. “Che città pulita che avete, beati voi… non c’è nemmeno una scritta sui muri, noi ne siamo pieni…”.
Berlino invece è capitale Europea dei graffiti, anche illegali e tante strade sono davvero belle sporche e alcune strade sono congestionate. Però, intanto è anche vero, non si può negarlo: passeggiando alla porta di Brandeburgo e per il viale storico Unter Den Linden, la sporcizia davvero non la vedi, come non vedi il traffico, e non vedi le scritte sui muri.
Il problema è che Berlino si nasconde agli occhi di chi la visita. La vera città la trovi chilometri fuori dalle zone con le attrazioni turistiche. La trovi a Kreuzberg, Neukölln, Wedding , Steglitz, Pankow.
La stessa cosa vale per tante altre impressioni. Sì, è vero, tanti stradoni enormi, tanti spazi vuoti. Ma di strade più strette, ce ne sono a migliaia, cosi come ci sono i negozietti, i mercatini rionali, gli immigrati, i cimiteri, i benzinai, i cani a guinzaglio, tutte cose che sembrano scomparire nei luoghi centrali. Anche perché Berlino non ha un centro, e proprio gli spazi più centrali sono “svuotati” con tanti uffici, monumenti, ma poca vita. E questa relatività vale anche per gli aspetti sociali e caratteriali.
Siamo nella capitale tedesca, certo, le regole si rispettano. Ma a Berlino, rispetto a Monaco o Colonia, troverete tante differenze. Pedoni e biciclette che passano con il rosso, macchine parcheggiate in seconda e terza fila, scale mobili rotte, cartelli sbagliati, metropolitane che si interrompono. Qualsiasi tedesco quando parla di Berlino, ride con un misto di attrazione e ribrezzo. Berlino è cool, è sexy, è povera (povera ma sexy fu il cavallo di battaglia di uno dei suoi più famosi sindaci, qualche anno fa), ma è anche sporca, criminale, disorganizzata. La prima storia di disorganizzazione, la si potrebbe capire appena si atterra.
Il nuovo Aeroporto di Berlino, dove spesso si attende in eterno l’arrivo dei bagagli è sì ultramoderno ma è pure confuso. Più che altro però bisogna raccontare che ha aperto i suoi battenti con quasi dieci anni di ritardo. Perché a poche settimane dall’originale data di apertura, ci si è accorti che i lavori erano a metà, perché sono fallite ditte, sono scomparsi soldi. Pochi mesi fa si è dovuto riorganizzare le elezioni per tutto il Land (Berlino non è comune ma una regione, città/stato) perché nelle elezioni dell´ anno prima hanno riscontrato un mare di irregolarità, una delle quali dovute al fatto che i fattorini impiegati per consegnare le schede ai seggi non potevano attraversare le strade perché percorse dalla maratona.
Naturalmente, avendo solo un paio di giorni a disposizione, queste dinamiche non si può pretendere di capirle. È importante però parlarne. Rimanendo nelle zone centrali della città, è fondamentale far capire subito che bisogna dimenticarsi le atmosfere di città come Praga, Vienna, Budapest. Questo aiuta a non rimanerci poi male. Non troverete i tipici viali pedonali silenziosi che trovate anche a Monaco o Norimberga, non troverete le piazze centrali con la chiesa gotica al centro. Qui però si devono aggiungere nuovi fattori, fondamentali per provare a spiegare l unicità di Berlino. La sovrapposizione dei due momenti più drammatici della storia del Novecento sugli stessi luoghi, prima il terrore del Terzo Reich e poi la guerra fredda con il muro, ha lasciato ferite incancellabili in tutti i luoghi più centrali. Ferite che si cercano di ricucire con la grandiosità delle grandi architetture come la mitica Potsdamer Platz, sullo stesso luogo della modernità degli anni venti, la cupola del Reichstag, la ricostruzione da zero, dello storico Palazzo Reale, oppure che si cercano di superare, con i tanti segnali che si incontrano quasi ad ogni passo: i memoriali per le vittime del nazismo, le presenze del muro, tutti i luoghi della divisione come la Bernauer Strasse, il grande memoriale a cielo aperto dove ogni centimetro racconta storie di fughe, abitazioni distrutte, finestre murate, fili spinati e torrette di guardia.
Ognuno di questi luoghi, meriterebbe un articolo per sé. E, a proposito della storia del Novecento, anche qui è importante fare immaginare alcune cose. Berlino fu la capitale del Terzo Reich, senza dubbio. È qui che si incontrano i luoghi da cui sono partite le direttive più atroci della storia dell’umanità. Qui c’era la cancelleria hitleriana, le sedi centrali di Gestapo ed S.S., i ministeri. Qui il principale rogo dei libri, le deportazioni della “notte dei cristalli”, le partenze dei treni per Auschwitz.
Allo stesso tempo però è importante ricordare che Berlino rimase fino alla fine la città più ribelle ed insofferente al potere nazista. Lo stesso Hitler odiava Berlino per alcuni aspetti. Berlino era città indisciplinata, criminale, operaia, comunista, gay. A Berlino ci furono i principali tentativi di resistenza: una resistenza naturalmente diversa dalle lotte partigiane, ma comunque tanti momenti di insubordinazione. Tra i tanti, molto interessante è la storia delle donne di Rosenstrasse, nel periodo più duro del terrore.
Centinaia di donne ariane sposate con mariti ebrei che dopo giorni di manifestazioni e scontri di piazza ottengono la salvezza dei loro mariti, selezionati, per errore, tra quelli da mandare nei campo di sterminio ma che come ebrei “misti” dovevano essere risparmiati. Queste caratteristiche hanno una loro origine storica da ricercare nello sviluppo della città come grande metropoli industriale. Il quasi decuplicarsi della popolazione in meno di un secolo. La città fabbrica di fine Ottocento che cresce in pochi decenni con una velocità impressionante. In ogni quartiere intorno all’anello monumentale della città, si trovano ancora migliaia di appartamenti con le facciate storiche e con all´interno profondità di numerosi cortili.
Le “Mietkasernen” “caserme di affitto” dove si ammassavano le famiglie operaie in unità di abitazione miste a manifatture e fabbriche. Senza volersi allontanare dal centro, queste realtà si trovano nel tessuto compatto di strade del “quartiere ebraico”. I cortili operai, con tante storie di povertà, dove insieme, luterani, cattolici ed ebrei, condividevano il destino di manodopera a basso costo.
Questo, a proposito serve anche a smontare un altro stereotipo, un grande fake della storia, l’ebreo per forza miliardario con il cappello a cilindro ed i soldi traboccanti dalle tasche. Hitler quindi amava la sua Monaco, culla del suo movimento, e Norimberga, città simbolo della propaganda nazista. Berlino era più la città di Rosa Luxemburg e della rivoluzione del 1918. Questo elemento “popolare” si riscontra ancora in molti momenti di vita berlinese ed anche qui ci si allontana un po’ dall´idea tipica del tedesco ricco e acculturato. Berlino ha i suoi scugnizzi, non soli arabi e turchi ma anche tedeschissimi, le sue migliaia di senza tetto, il suo dialetto, molto duro, molto popolare. “Berliner Schnauze” si dice qui: il “becco berlinese” Un modo di porsi durissimo, pratico, impregnato di cultura di strada, bella tosta, fatta di tatuaggi, sale giochi, cantine, buttafuori di discoteche.
Insomma: un caleidoscopio, tante città una dentro l’altra, tutto il contrario di tutto.
Anche per questo, per mia fortuna e dei tanti miei colleghi, a Berlino la presenza di una guida è più importante rispetto a città più classiche. Non serve solo per spiegare monumenti, castelli, storie di Re ma serve anche e specialmente a far capire tutto questo, districandosi in uno spazio urbano confuso e difficile da rintracciare ma che nasconde storie, segnali ed emozioni di un fascino unico.
Per finire due parole su di me e i miei contatti. Orgogliosamente partenopeo, rapito ventisei anni orsono da una berlinese e trasportato qui, con Napoli sempre nella mente e nel cuore ma con grande attrazione verso questa città, anche perché, l’avrete un po’ intuito, pur nelle differenze immense, si riesce anche a trovare somiglianze. Presente su tutti i social con numerose produzioni video, audio, fotografiche e descrittive e tante recensioni
Facebook, Tripadvisor, Youtube, Spotify, Instagram, Ticktock, tutto sempre con la stessa sigla : “a berlino con luca”.
*Luca Cittadini, guida turistica certificata a Berlino e dintorni