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Berlino, i luoghi del Terzo Reich

Passeggiata disorganica e emozionale per le strade del centro di Berlino

La storia drammatica del terzo reich la si incontra ad ogni passo nei percorsi di un tour al centro di Berlino. Ti si presenta dappertutto, con tanti segnali. Anche volendola evitare, tutto parla di quei maledetti dodici anni. Puoi guardare per terra, in alto, intorno a te, e troverai sempre dei luoghi simbolici che affrontano quel tema. Spesso si tratta di segnali da interpretare, tentativi di esorcizzare quei dodici anni di vergogna e tanta voglia di andare avanti. E a volte lo si fa anche spiegando poco, parlando alle coscienze, con livelli emozionali da “sentire” più che da osservare.

Il nostro lavoro di guide turistiche a Berlino ci mette a confronto quotidianamente con queste storie ed uno dei nostri compiti ´è quello di provare a far capire quanto sia difficile immaginarsi la profondità con cui in questa nazione ancora si affrontino queste tematiche. A maggior ragione diventa complicato farlo capire alle nuove generazioni, ai tanti ragazzi di liceo Italiani che vengono qui. Il senso di colpa, la vergogna, la difficoltà che ancora esiste nel pronunciare frasi come “sono fiero di essere tedesco”, l attenzione a non scherzare e non spettacolarizzare quei personaggi, è qualcosa di enorme che solo nella ultimissima generazione incomincia ad affievolirsi.

Ancora una ventina di anni fa, per dirne una, era difficile vedere tanti tedeschi esporre bandiere della Germania per festeggiare vittorie della nazionale di calcio. Il luogo più adatto per incominciare ad affrontare questi discorsi è senza dubbio l’enorme labirinto di steli del Monumento alle vittime ebree sterminate in Europa a pochi passi dalla porta di Brandeburgo. Un luogo carico di empatie ed emozioni che bisogna raccontare bene per riuscire a farlo vivere come si deve. Angoscia, dispersione, oppressione, anonimità, vanno di pari passo con le corse ed i salti dei ragazzi, le grida e le risate dei bambini che giocano a nascondino, le foto creative ed i selfies delle ragazze da postare su Tik Tok. 2711 steli di diversa altezza e altrettante migliaia di sensazioni diverse che si possono sentire ogni volta che si attraversa, a secondo dello stato d animo, della gente che si trova, della luce.

A pochi metri da questo immenso cimitero simbolico, e non è un caso, ci si trova davanti ad un anonimo parcheggio di macchine, con intorno i tipici palazzi prefabbricati anni 80 di epoca DDR, ora in maggioranza appartamenti Airbnb per turisti. Intono alle macchine parcheggiate, dozzine di gruppetti di turisti un po’ spaesati con altrettante guide che spiegano. Cosa ci si ferma a fare davanti ad un anonimo parcheggio? La Risposta è data pochi metri più avanti da un cartellone con alcune foto, intitolato, “mito e prove storiche sul Bunker di Hitler”. Poche righe e alcune planimetrie che spiegano esattamente dove era collocato l edificio della vecchia cancelleria, sotto il quale, Hitler si fa costruire il suo bunker dove ingloriosamente metterà  fine alla sua ingloriosa vita.

E qui partono le domande e tanti dubbi tra i turisti. Domande cui è importante rispondere con delicatezza e con precisione. “Ma non è possibile scendere sotto? “Ma è possibile che non sia rimasto più nulla, ma perché è tutto nascosto”? Perché se ne parla così poco?  Noi non siamo simpatizzanti ma in fondo anche quella è storia. Eh no: qui si vede il tutto in maniera un po’ diversa. Quei dodici anni non furono storia. Furono puro orrore e violenza. E non è vero che questa città vuole nascondere i suoi misfatti. Tutt’altro. Se ne parla eccome, e lo vedremo a poche centinaia di metri da qui. Semplicemente qui si fa attenzione a non banalizzare, non spettacolarizzare e non creare interessi da selfies intorno ad una sola persona. E difatti, a poche centinaia di metri, eccoci davanti ad un alto luogo fondamentale per la storia del Terzo Reich a Berlino: la Topografia del Terrore, dove sono stati messi alla luce gli scantinati dei palazzi utilizzati come centrali generali del terrore da Gestapo ed SS, strutture comandate dal famigerato Heinrich Himmler. Altro che nascondere i propri misfatti: se ne parla eccome. Con una mostra gratuita e ben curata che spiega con grande profondità l’importanza immensa di questo luogo e che ci fa confrontare con le immense responsabilità di un intero apparato di potere politico ed economico e di propaganda che ha coinvolto società intere.

Lo spazio all’aperto della Topografia del Terrore è un luogo da spiegare bene, perché per una pura coincidenza storica, nello stesso luogo, trenta anni dopo è passato il muro di Berlino, e la presenza di quel pezzo di muro proprio lì davanti, crea una confusione enorme tra i turisti di tutto il mondo. La stragrande maggioranza delle persone che ci arrivano la prima volta, guardando il muro credono che in questo luogo si parli del terrore del regime totalitario della DDR, delle persone sparate nel tentativo di fuggire e che lì sotto si trovino resti del muro. Lì sotto, o meglio lì sopra, nei piani superiori distrutti dalle bombe, si è invece pianificato lo stermino dei sei milioni di Ebrei, di centinaia di migliaia di persone con handicap fisici e mentali, dei lavativi, gli asociali, di mezzo milione di Sinti e Rom, di prigionieri politici e di guerra, dei Testimoni di Geova degli omosessuali. Bisogna stare allora molto attenti a non confondere i due argomenti. Ma anche questo forse è un pò il fascino alle volte drammatico di questa città, le storie che si accavallano l’una sull’altra. Appena dietro poi, l unico palazzo di epoca nazista ancora in piedi nel pieno centro della città: il Ministero dell’Aviazione, la Luftwaffe di Hermann Göring, ora ministero delle Finanze. E proprio quella strada, la Wihlemstrasse, fu il simbolo dell’orrore, perché li si concentravano tutti i luoghi del potere nazista. Ricordo ancora bene, una ventina di anni fa, come un turista italiano anziano, guardando dal finestrino del bus la scritta “Wihlemstrasse” urlò da dietro “Mio Dio, Wihlem Strasse, eccola qui”. 

I luoghi della memoria a Berlino però sono ancora tantissimi. Il Reichstag, Parlamento tedesco, ci ricorda che con il suo incendio del 27 Febbraio 1933 incomincia la vera e propria dittatura nazista. La porta di Brandeburgo, a pochi passi, ci ricorda le sfilate delle SA nel giorno della elezione a cancellerie di Hitler il 30 Gennaio del 1933.E tra questi due grandiosi monumenti si incontra lo spazio monumentale di grande carica emotiva del Monumento alle vittime Sinti e Rom. Un’oasi verde con una fontana di acqua scura, un triangolo al suo centro con un fiore sempre fresco, un musica di violino zigano stridente, i nomi di tanti campi di concertamento impressi sul pavimento, una poesia molto ermetica ai bordi della fontana.Eh sì, perché il grandioso Monumento alle vittime Ebree ha lasciato aperte tante lacune, non affrontando in toto la sofferenza di tante altre categorie. Ancora più avanti nel tempo allora, negli ultimi anni sì è creato un anello monumentale per ricordare le altre vittime.Proprio di fronte al grande labirinto di steli ad esempio c’è quella stele isolata in verticale con all’interno l’installazione video che documenta scene di amore omosessuale, e poco lontano appena dietro il Sony Center, il Monumento alle vittime dell Eutanasia sul luogo esatto della Tiergarten Strasse 4 (T4) da cui partirono gli esperimenti per sterminare centinaia di migliaia di infermi.Continuando la nostra passeggiata, arriviamo sul viale Unter den Linden. Anche nel pieno centro storico non si sfugge ai segnali della memoria.Al centro della Bebel Platz con i suoi grandiosi monumenti settecenteschi, ecco il Monumento al rogo dei libri. Quel vetro sul pavimento sotto al quale si scorgono scaffali bianchi vuoti dalla forma di loculi e quella targa con la scritta di Heinrich Heine che suona come una profezia, scritta centoventitré anni prima del rogo nazista.“Questo è solo un preludio. Quando si bruciano i libri, alla fine si bruceranno anche le persone”.E continuando a camminare guardando i pavimenti, si scorgeranno anche le centinaia di placche di bronzo con i nomi delle persone ebree uccise che abitavano dove sono poste, le pietre d inciampo, ormai presenti anche in Italia ma nate in Germania me progetto artistico.Le pietre d inciampo si moltiplicano nelle strade dello splendido quartiere dei cortili, chiamato anche quartiere Ebraico. Lì, appena affianco ai cortili più famosi, si può entrare nei cortili della Haus Schwarzenberg ,quello spazio tanto amato dai ragazzi  ormai diventato virale su Instagram con tante pitture murali , pub ,discoteca  e ateliers  di pittura,  e raccontare della storia di Otto Weidt, il piccolo Schindler berlinese che nella sua fabbrica ,ora visitabile , nascose numerosi suoi lavoratori ebrei non vedenti Otto Weidt fu uno dei vari “eroi silenziosi” che contribuirono per quanto possibile ad opporsi all´ orrore nazista .E anche questo è un argomento importante.Non è vero che mai nessuno si oppose. La resistenza tedesca ha la sua storia appassionante, ben descritta nel Museo della storia della Resistenza Tedesca nei cortili dove il Barone von Stauffenberg organizzò il fallito attentato ad Hitler del Luglio 44 reso ancora più noto dal film “Operazione Valkiria”.Tra le varie cose, in quel museo si scopre che Berlino, se da un lato fu capitale del nazismo, dall´altro fu sempre città ribelle. Hitler non ha mai amato fino in fondo questa città. La sua cultura si forma a Monaco e Norimberga, vere culle del nazismo. Berlino era città operaia, indisciplinata, gay, alternativa già allora.La storia del Terzo Reich la si incontra anche se si parla di sport. L’Olympia Stadion di Berlino, lo stadio del “cielo è azzurro sopra Berlino”, è ancora quello delle olimpiadi del 1936, quelle del mitico Jessy Owens, l’atleta di colore che si permise di sconfiggere il mito della superiorità della razza ariana.E naturalmente, per affrontare in maniera ancora più diretta il tema, ci si può spostare di una trentina di chilometri a nord di Berlino e visitare il Campo di Concentramento di Sachsenhausen. Ci andiamo molto spesso, con tanti ragazzi e per quanto non si vive lo stesso orrore di Auschwitz, si esce da lì sempre in silenzio e con un peso sullo stomaco.Spesso, per motivi logistici la visita al campo la si inserisce l ultimo giorno d visita a Berlino. E allora si torna a casa con quelle immagini.Prima di salutare i ragazzi però. Io provo a ricordare tutto quello che si è visto prima in città, perché Berlino è ben altro: è allegria, libertà, cultura, musica, feste, concerti, modernità. E spesso, tante espressioni d avanguardia rispondono proprio a questa esigenza: esorcizzare quel maledetto passato.

*Luca Cittadini, guida turistica certificata a Berlino e dintorni