Arte come strumento di felicità nel dialogo tra René Huyghe e Daisaku Ikeda
“C’è grossa crisi!”, avrebbe detto Corrado Guzzanti nei panni del profeta di Quélo.
E “crisi” è purtroppo una parola sempre più familiare ad ogni persona in tutti gli ambiti del proprio vivere – lavoro, educazione, rapporti interpersonali, etc. – e del proprio essere.
La fiducia in un mondo dominato dalla tecnologia e dal soddisfacimento di ogni bisogno e desiderio sta cedendo il passo alla consapevolezza che il prezzo da pagare per questi privilegi è alto, lasciando un vuoto nell’animo umano che si manifesta con ansia, sfiducia e preoccupazione per il futuro.
Ci chiediamo quindi: perché l’arte è considerata sempre più uno strumento efficace per una rivoluzione dell’essere umano e, di conseguenza, della nostra società?
Le analisi su questo argomento hanno acceso un vivace dibattito, all’interno del quale è interessante riflettere sul punto di vista dello storico dell’arte francese René Huyghe che, in un complesso dialogo con il maestro buddista Daisaku Ikeda, identifica alcune delle funzioni dell’arte capaci di risvegliare l’animo umano e di condurre le persone verso un’esistenza caratterizzata da felicità e amore verso sé e gli altri.
Nel libro “Dawn After Dark”, René Huyghe sottolinea come l’arte riesca ad unire la realtà oggettiva e quella soggettiva della nostra vita: la tela, il colore, la matita, il marmo, prendono forma nello spazio e nel tempo per dare voce alla proiezione del mondo soggettivo interno all’artista. Ma l’arte non si limita solamente a rendere visibile l’anima (se così la si vuol chiamare) dell’artista; questa, infatti, può manifestarsi solamente quando chi la crea cerca un contatto intimo col fruitore, che la completa attraverso un’esperienza che è assolutamente unica e personale.
L’analisi di Huyghe tocca così alcuni punti chiave del pensiero buddista – consapevolezza di sé; armonia con noi stessi e con l’ambiente; comunicazione di valore con gli altri; importanza del Bello – che mira alla liberazione dai sentimenti di ansia, sfiducia e paura e alla conseguente costruzione di una felicità indistruttibile.
Proprio in un dialogo con i giovani raccolto nel libro “Cultura arte e natura”, il maestro Daisaku Ikeda afferma: “Una società che dà valore alla cultura è necessariamente una società che dà valore alla felicità delle persone”.
*Francesca Anedda, storica dell’arte