Arjan Kallco e il suo giuramento in versi
La sua poesia ha un gusto tutto Mediterraneo, richiama la storia, il folklore, gli usi e i costumi, le tradizioni dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum
>> l’angolo della poesia
Classe 1967, Arjan Kallço è un letterato bilingue e pubblica su siti di poesia e prosa in albanese e in italiano. Già docente universitario ora insegna alle scuole medie nella provincia di Korça. Tra le cariche rivestite nel panorama letterario ricordiamo che è membro dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari dell’UNESCO, Responsabile della Dante Alighieria Korça, membro dell’Associazione dei Linguisti albanesi, Albanica, membro dell’Associazione dei Professori d’italiano dei Balcani, vicesegretario per la critica e la traduzione della Pegasi, Albania, segretario del Club dei Poeti “Bota e re”, Korça, Albania, membro dell’Associazione Iliria, Korça.
Ha partecipato a vari convegni e conferenze a Salonicco, a Tirana, poi a Craiova, a Korça, in Italia a Morra de Sanctis, a Lecce, a Bagna Luka, a Skopje, a Sofia, ultimamente a Tetovo, a Ocrida, a Tirana, a Elbasan…al Simposio sulla filosofia a Korça 2015, convegno sulla filosofia 2015, 2016, 2017, 2019. Si occupa di poesia, prosa, giornalismo e traduzione. Ha all’attivo oltre venti pubblicazioni.
La sua poesia ha un gusto tutto Mediterraneo, richiama la storia, il folklore, gli usi e i costumi, le tradizioni dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum e ne coglie le analogie.
Vi proponiamo alcuni componimenti che rendono tangibile il peregrinare del poeta che non si piega a niente e a nessuno.
Sant’Oronzo
Un altro spirito pellegrino d’artista
pieno di storia ed eroi
fra vicoli opachi e sorprese
dentro queste case semplici,
senza grandi nomi allora all’improvviso
diventò arte. Là dove si incontrano
le vene sparse nei bivi di architetture murali,
una lapide in piedi tiene ancora, resiste
e un santo sopra sveglio sta.
Li chiamano protettori, santi, pensatori.
Niente a che fare col cielo, solo
un giuramento silenzioso recitato
a memoria in qualche tempio e
il lunghissimo gregge dei giorni
passati alla presenza dei pentiti ignari.
Di fronte al mare, una seconda patria
aprì le porte dell’ospitalità.
La persecuzione non conosce confine,
despoti, boia.
La storia è la stessa, antica e truccata.
La memoria non invecchia dei dolori.
La gratitudine non è sofferenza.
L’alba a Sofia
Sofia mi ha sorriso questa mattina
pur sotto un velo denso avvolta,
ho respirato l’aria fresca del nuovo giorno,
appena sorto senza fretta
e con la voglia ardente per te mai spenta.
Un sorriso innocente nascosto
dietro le luci della città sconosciuta
ancora le ciglia corrugate per il tempo lontano.
Sofia mentre attende ospiti, rimane desta.
Un sorriso per il cuore mai morto
per i dolori della vita,
mai sottomesso dal destino maledetto.
Non aveva mai sentito il suo peso
spesso colorato in profondi sentimenti celesti,
pronto a ricominciare il vecchio gioco d’amore,
anche se uno vincerà e l’altro si arrenderà stremato.
La terza volta è buona — dissi
sovrappensiero come la Santa Trinità,
uniti in una unica parola come tre arcobaleni
guide degne ineccepibili.
Ho camminato per le strade di Sofia
superbo
da mille bei sorrisi accerchiato
con la storia dell’amicizia a braccetto,
come due vecchi amici
dai nostri antenati firmata.
Il porto di Brindisi
La sera è scesa grigia
sul porto di Brindisi,
ma le porte pesanti
sono tuttora aperte e ospitano
i viaggiatori lontani che bussano
da buoni ospiti.
Fra loro anche un poeta
bussa lentamente
con la grande apprensione
ed il pegno della timidezza
nell’anima, con la speranza
di non rovinare la quiete.
Le ciocche mosse dal vento
s’alzano in volo e poi
ondeggiano sotto i riflessi
delle luci accese
brillano assieme al profumo del mare.
Le navi come le città dopo la battaglia
contro le onde travolgenti della vita,
ormai ancorate al molo,
hanno suonato il segnale della pausa
e non provano alcun desiderio
di rompere lo status quo.
Dormono pure le potenti ali
un po’ arrugginite da umidità e stanchezza
solo gli occhi sono chiusi
perché il cuore in attesa è pronto
a ricominciare il lavoro all’alba.
La gente appena scesa sulla terra
corre stordita.
Il sonno è un uccello fuggiasco
ed il tempo è prezioso da sciupare.
Perciò osano pure di notte come le api
a ricominciare.
La patria del poeta
La via del rientro cambia direzione,
malgrado voci di sibille che
brille muovevano al vento fuscelli
carichi di frutta,
verso la mia patria sfortunata
che nei secoli è rimasta
balocco bollente della storia.
Con me parti pure tu,
coviaggiatrice sconosciuta,
convinta che un’altra patria
stiamo lasciando indietro.
L’occhio non sbaglia mai nel vedere
certi battiti sotto la maglia rosa
che fanno sollevare il tuo seno.
L’angoscia penetra la calma
passeggera che domina apparentemente
il viso.
Il cuore del poeta è un’unione di vite
tragicamente legate
in una sola,
rimaste pegno per gli amori.
*Claudia Piccinno, poetessa