Ada D’Adamo, Premio Strega 2023, celebra la “danza della vita”
Ada d’Adamo, saggista e scrittrice, insignita del Premio Strega 2023, non ha fatto in tempo a ritirare il prestigioso riconoscimento. Scomparsa prematuramente, a causa di un tumore, ha lasciato ai lettori il suo testamento spirituale: Come d’Aria. Si tratta di un romanzo-verità, in cui ripercorre la difficile esperienza di una maternità complicata, quella per Daria, afflitta da un deficit cerebrale. Intorno alla vicenda si snodano una serie di eventi traumatici, che hanno inciso la sua esistenza e sensibilità. Si tratta di corti circuiti dell’anima, di abbandoni, rinunce e negazioni. Attraverso questi momenti Ada d’Adamo ricompone se stessa, rimette insieme i frammenti di sé, si ricostruisce in tutta la sua integrità malgrado il tumore avanzasse e compromettesse ogni giorno la sua forza fisica.
La corporeità e la bellezza sono tematiche costanti, che affiorano tra le righe e diventano centralissime, fulcro e baricentro di una sensibilità che sin dalla gioventù ha praticato ed amato la danza. Stupisce il lettore la contrapposizione tra i pensieri crudi, scarni sino all’osso sulle tematiche della disabilità e dell’aborto, la lucidità spregiudicata con cui racconta le sedute di chemioterapia e la perenne ricerca del bello, dell’armonia della conquista dello spazio attraverso il corpo.
Ada d’Amore è nella bellezza e nella grazia, incontaminata, integra, fortissima si erge sulle brutture della vita come statua fatta di carne, ossa, lacrime e anima.
Questa bellezza si scorge nelle citazioni ricorrenti, nell’analisi delle coreografie dei danzatori, nell’amore verso i propri cari e diviene una forza prorompente che emerge dalla narrazione. Il lettore non è sopraffatto dall’esperienza autobiografica dell’autrice, non prevalgono il dolore e la compassione, ma un messaggio di grande speranza per cui l’amore e l’integrità di un’anima, la forza di un carattere vincono sulla disperazione e sulla malattia.
È incredibile come di fronte alla minaccia della morte, all’impermanenza dell’esistenza, l’autrice sia riuscita a far prevalere la forza indiscussa della vita. Non vuoto, ma pienezza dell’essere nonostante tutto.
Chi si accosta a questa lettura, spero che abbia l’accortezza di superare i limiti imposti dalle dinamiche dell’acceso dibattito sull’aborto e le polemiche relative alle difficoltà legate all’inclusione sociale dei fragili. Ada d’Adamo merita che il lettore si accosti alla sua opera in punta di piedi, come un danzatore disposto a lasciarsi sfiorare dal soffio della vita.
Le persone ci lasciano, l’imponderabile infrange i nostri disegni e le nostre speranze, ma “la danza (della vita) continua”.
*Tiziana Santoro, giornalista