VerbumPress

A L’Aquila la presentazione del libro “Quel Ramo di Mandorlo”

Il mondo ci ha rubato la capacità di trasalire.  Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate.  L’anima è riarsa come il greto di un torrente senz’acqua

Alla selezione della Capitale Italiana della Cultura 2026 sono state presentate 16 candidature. Il 13 dicembre 2023, il giorno di Santa Lucia, il Ministero della Cultura ha proclamato le 10 finaliste: Agnone (Isernia); Alba (Cuneo); Gaeta (Latina); L’Aquila; Latina; Lucera (Foggia); Maratea (Potenza); Rimini; Treviso; Unione dei Comuni Valdichiana Senese. Le audizioni si svolgeranno nei giorni 4-5 marzo 2024; la proclamazione avverrà entro il 29 marzo 2024.

È motivo di grande gioia vedere L’Aquila tornare competitiva; è motivo di grandissima gioia tornare a presentare un libro all’Aquila, presso il leggendario Palazzo Tre Marie, che ospita l’Antico Caffè Tre Marie… vale a dire sotto “Quel Ramo di Mandorlo”. Condividete tutti #iosostengolaquilacandidatacapitaleItalianadellacultura2026!

Perché accadono le cose? Semplice, c’è l’ha insegnato Padre Pio, per il combinarsi delle combinazioni! Per il combinarsi delle combinazioni, dal 27 maggio 2009, io sono il gestore del gruppo di facebook “Ricostruiamo l’Aquila AS SOON AS POSSIBLE”. Incredibile ma vero. Incredibile, perché la notte del 6 aprile 2009 io ero in terapia intensiva, attaccato a una macchina che registrava i battiti impazziti del mio cuore. Sono stato 4 giorni e mezzo in quello stato poi l’8 aprile sono tornato in corsia in ospedale e ho acceso la radio, apprendendo del terremoto.

Due anni dopo, per la precisione il 28 giugno 2011, ho fatto intervento all’Aquila nel corso della presentazione del Libro di Enrico Centofanti “Quel Ramo di Mandorlo”, One Group Edizioni, giugno 2011, che racconta fatti e personaggi del leggendario Ristorante Aquilano Tre Marie. Tre anni dopo, vale a dire il 24 ottobre 2014, ho postato su facebook foto di quella giornata, che ritraeva insieme Paolo Scipioni e Alido Venturi, che ho così commentato:

“Se vai in cerca di allegria, può bastarti una Maria, ma se vuoi ghiottonerie devi andà alle Tre Marie”.

Mi ha risposto il mio amico Poeta Filippo Crudele:

“Ristorante Tre Marie, in via Tre Marie. In pieno centro storico dell’Aquila (sotto i portici). Caro Francesco, quell’allegria è finita. Non sinti chiù caciara pe’ le piazze, non sinti chiù sonà quelle cambane, non sinti chiù cantà quelle fondane, ma sinti L’Aquila me che piagne…”.

L’ultima volta che sono stato all’Aquila risale al 28 agosto 2022. Quel giorno papa Francesco ha urlato:

“Che l’Aquila sia capitale del Perdono; capitale della Pace; capitale della Riconciliazione”.

Ho visto con i miei occhi aprirsi la porta della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, per accogliere il papa e tanti pellegrini. Una scena simile l’avevo vista al Teatro Verdi di Martina Franca il 28 luglio 2012, nel corso della rappresentazione dell’opera di Marco Taralli “Nür”, durante il 38° Festival della Valle d’Itria. Mi ero commosso fino alle lacrime nel 2012 in teatro; mi sono nuovamente commosso fino alle lacrime 10 anni dopo davanti alla Basilica di Collemaggio. Il 28 agosto 2022 ho visitato con grande gioia l’Antico Caffè Tre Marie e lo storico Palazzo Tre Marie, ospite di Bruna Di Loreto e Alido Venturi. L’ultima volta che li ho visti risale a un mese fa, al 10 dicembre 2023, all’Artigiano in Fiera a Milano, presso lo stand di Ramo di Mandorlo Azienda Agricola. Ed eccoci qui, domenica 7 gennaio 2024. Al mio fianco, sotto “Quel Ramo di Mandorlo”, Veneranda Basile, Goffredo Palmerini e Adina De Santis. In prima fila, Francesca Pompa, editore del libro “Quel Ramo di Mandorlo”. Per il combinarsi delle combinazioni oggi è il compleanno di mio cognato, Leonardo Pizzigallo, che mi ha accompagnato stamattina da Martina Franca alla stazione di Fasano, ma è anche il compleanno di Alido Venturi. Per il combinarsi delle combinazioni Nür in lingua araba significa “Luce”, come la bambola di pezza di Lucia, le cui trecce, composte da morbidi fili di lana, erano tanto somiglianti a quelle della bimba protagonista del romanzo di Veneranda Basile “Oltre l’orizzonte ferito” (cfr. pag. 16). Per il combinarsi delle combinazioni Lucia è nata come me in Puglia nel 1958, ha fatto come me gli esami di terza media a giugno 1972 e gli esami di maturità a luglio 1977. Lucia ha conseguito la maturità a Poggio Imperiale (Firenze); io dopo la maturità mi sono iscritto all’Università degli Studi di Siena…dalla Puglia alla Toscana È UN ATTIMO.

Ho letto il romanzo, tutto il romanzo, 223 pagine, venerdì 5 gennaio 2024. Il romanzo è suddiviso in 2 parti. La Prima parte (da capitolo 1 a capitolo 13), pag. 98, si intitola “L’orizzonte”. La Seconda parte (da capitolo 14 a capitolo 32), pag. 220, si intitola “Le ferite”. Alla Seconda parte seguono tre pagine, intitolate DOPO, il cui incipit è illuminante:

“L’orizzonte è una linea retta, fateci caso: là in fondo, talmente distante da confondersi col tutto, appare così tracciato e preciso da risultare irraggiungibile. Io provai ad avvicinarlo a me, a renderlo raggiungibile anche solo per qualche attimo. Oltre quell’attimo, però, oltre quell’orizzonte, vidi soltanto ferite”. (cfr. pag. 221)

Ovviamente, non voglio svelare il finale. Vi dico solo questo, partendo dall’acrostico di Lucia realizzato con frasi di don Tonino Bello che, per il combinarsi delle combinazioni, posto ogni anno su facebook il 13 dicembre:

“Leva il capo. Un generoso impegno ti solleciti a partire. Coraggio, accelera la frequenza dei tuoi passi. Inserisci gli schemi della logica antica. Accendi il fuoco della festa”.

Lucia è riuscita a fare le prime 4 mosse, ma non l’ultima. Lo dice nonno Nicola, pescatore, quando, osservando la nipote nella Cattedrale di San Sabino a Bari, le pare come uno dei suoi pesci appena pescati, senza vita e su un piatto (cfr. pag. 223). Cos’altro dire per concludere il mio intervento…Quando ho finito di leggere il libro, ho postato su facebook un meraviglioso pensiero di don Tonino Bello, che vi leggo adesso:

“Il mondo ci ha rubato la capacità di trasalire. 

Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate. 

L’anima è riarsa come il greto di un torrente senz’acqua”.

E allora…oltre alle 5 mosse dell’acrostico di Lucia…occorre pregare, come ci ha insegnato don Tonino Bello:

“Donaci, Signore, la grazia dello stupore, restituiscici il gusto delle esperienze che salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il sapore della prima volta”.

*Francesco Lenoci, docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano