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Un lato POP di Joyce: Il cinema Volta di Dublino

All’inizio del secolo scorso James Joyce venne in Italia per amore dell’opera lirica con l’ambizione di diventare tenore. Non avendo l’abilitazione per insegnare nelle scuole del Regno, il genio irlandese si mantiene a Trieste come docente alla Berlitz School della città giuliana.

Tra i suoi allievi un certo Ettore Schmitz, che qualche anno prima aveva pubblicato con lo pseudonimo Italo Svevo roba interessante, ma che adesso è ormai dedito alle attività imprenditoriali di famiglia. Deve imparare l’inglese per vendere oltremanica il brevetto di famiglia: una vernice capace di resistere all’acqua. Grazie al prof venuto da Dublino Svevo tornerà a scrivere pubblicando le opere più mature del suo percorso letterario e Joyce non ancora “Ulisse”, oltre a trovare il suo perfetto sodale italiano, verrà finanziato dalla ricca famiglia triestina per uno dei suoi progetti meno noti ma certamente più curiosi: aprire la prima sala cinematografica d’Irlanda. 

Joyce direttore artistico passa così tutto il 1909 a vedere i film muti più importanti dell’epoca per decidere quali pellicole mandare nella sua homeland per questa prima irlandese. La sera del 20 dicembre 1909 apre così il primo cinema di Dublino. La gente di Dublino si trovò un programma tipico dell’epoca. Un’ora con una dozzina di cortometraggi che spiazzavano dal documentario etnografico alle pellicole per l’infanzia, dai drammi storici (fu presentata un’opera dedicata a Nerone) alle comiche. Oggi non possiamo per sfortuna rivedere il programma completo di quel magico evento: un paio di quei film sono andati perduti per sempre, quando durante la Grande Guerra buona parte delle pellicole vennero distrutte per ricavarne l’argento presente in esse. Joyce da buon amante del belcanto voleva presentare una versione della Lucia di Donizetti proiettando la ripresa cinematografica sincronizzandola con la parte operistica registrata su disco, ma quella sera si verificarono dei problemi tecnici. Colpa forse dei grammofoni? In ogni caso il più grande scrittore del secolo scorso, con una sua pionieristica anima pop, era perfettamente al passo con i tempi con l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. 

*Nicola Calocero, operatore culturale.