Il Centro non c’entra con i Cattolici
Perché è diventato così difficile essere cattolici? Perché ci si sente quasi una minoranza senza più voce? Chi sono i cattolici oggi?
Che la pratica registri un inesorabile calo di adesioni è un dato di fatto annoso. Ma non è solo la mera pratica rituale che difetta. Oggi è diventato sempre più difficile avere una voce. Che cosa significa essere “cattolici” oggi? Come si vive, si professa o si crede nei princìpi del cattolicesimo nella società degli anni venti del secondo millennio dell’era cristiana? Ma soprattutto, ha ancora un “senso”, un valore essere cattolici?
Occorre fare delle premesse e qualche interessante spunto lo offre l’importante riflessione del professor Galli della Loggia, sul Corriere della sera di anni fa, sul tema della irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica. Siamo ormai ad un’eclissi cattolica nella politica e la condizione presente nelle molte legislature succedute ne è clamorosa conferma. La causa, tuttavia, non è recente e risale almeno agli anni ‘70 e culmina con l’assassinio di Aldo Moro e la morte di Paolo VI.
Era però già in atto una crisi civile e morale, che aveva portato l’Azione Cattolica a compiere “la scelta religiosa” che era una presa di distanza della Chiesa dalla Democrazia Cristiana. La scelta morotea della solidarietà nazionale, condivisa dal capo dell’allora Partito Comunista Berlinguer, era certa una risposta all’inaffidabilità crescente dei socialisti di Craxi, ma anche all’emergere dell’esigenza di una DC “alternativa a sé stessa” e bisognosa di un rivolgimento rigeneratore attraverso il rapporto con le energie fresche del Partito Comunista. Per la tragica responsabilità dei brigatisti, e non solo, quell’ardito tentativo, impegnativo e difficile, è drammaticamente saltato e tutto il quadro politico si è rapidamente decomposto sotto l’urto della questione morale e di Mani Pulite.
Gli esponenti Dc impegnati in Parlamento o negli organi del partito, anche quelli non coinvolti in inchieste delle Procure, restarono comunque traumatizzati e confusi, non poco preoccupati fino ad esplorare altre collocazioni. La forte tentazione del berlusconismo, fenomeno che ancora oggi (era Meloni), esercita un suo non secondario richiamo verso alcuni settori che possiamo definire eredi di Don Giussani e comunque di collocazione di Centro-Destra. Lo smarrimento cattolico, se così vogliamo chiamarlo, è ancora la condizione prevalente e maggiormente presente anche nelle campagne elettorali. Ma i problemi della guerra in Ucraina e della crisi dell’energia, con tutte le grandi questioni che emblematizzano, sono prove che porranno interrogativi enormi e seri a tutti e anche i cattolici italiani saranno chiamati a risposte più mature ed esplicite. Non dettate però da piazza San Pietro ma ispirate ad una fonte evangelica che non ha scadenze. Il massimo riferimento spirituale della Cristianità non riesce ad imporsi con i fatti ma con innumerevoli “scivolate” in avanti poi smentite. E su questo ruolo/non ruolo della Chiesa giova ricordare infine che già nel 1969, un giovane cardinale tedesco, poi divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI, aveva temuto questa deriva: in una lezione radiofonica aveva profetizzato l’avvento di “una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nelle scelte politiche, socialmente irrilevante.
Quanto sono attuali queste parole? Un mondo che sembrava lontano nel 1969, oggi è realtà. Ma secondo Ratzinger la Chiesa potrà sopravvivere ripartendo dalla Fede, dopo un falso mito progressista simile a quello diffusosi alla vigilia della Rivoluzione Francese, rinunciando ad un mandato politico e a “flirtare ora con la sinistra e ora con la destra”. E dove il suo futuro verrà rimodellato “dai santi e dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia”.
In effetti, la parola Cattolicesimo, secondo l’Enciclopedia Treccani significa letteralmente “universale, cioè apertura al mondo e all’umanità”. Nella definizione di “universale” è racchiuso quindi tutto il valore di una religione che ha attraversato due millenni di Storia senza mai sottrarsi – anche se spesso obtorto collo – al confronto, scontro, evoluzione, mutamenti sociali che ne hanno provocato scismi, eresie, protestantesimi, critiche feroci, condanne, ma anche Concilii, conferenze, riflessioni, elaborazioni, pentimenti e modifiche. Una religione che è sempre stata dinamica nel suo percorso di apostolato e cura perché si è sempre prestata all’ascolto, in tutte le epoche e in tutti i contesti sociali in cui si è trovata.
Il cammino della Chiesa nella Storia non è quindi una strada univoca, ma un percorso che si è snodato in base a ciò che l’umanità viveva e ne ha recepito le richieste figlie delle mutate esigenze e sensibilità. Questo è stato reso possibile perché, forti dell’insegnamento di Gesù stesso, la dottrina e le parole dei testi sacri, sono state lette e interpretate in modo contestuale adattandosi in ogni tempo. In ogni parabola o pagina del Vangelo è possibile ritrovare l’attualità dell’umana condizione, nelle azioni, nei significati e nei princìpi ispiratori. Nessun’altra religione ha avuto un percorso evolutivo così importante. Il Cattolicesimo ha sempre trovato la via per elaborare le vicende che lo hanno attraversato, senza negare le difficoltà di accettare cambiamenti: dall’Editto di Costantino, allo scisma bizantino, da Carlo Magno alle Crociate, da Avignone a Galileo, da San Francesco a Martin Lutero, la Chiesa Cattolica ha sempre affrontato i suoi demoni e i suoi peccati.
Fino ad oggi.
Oggi è diventato sempre più difficile avere una voce salda e sicura, tacciata da rumori assordanti di nuove mode, teorie, ideologie il più delle volte senza alcun fondamento o basate essenzialmente su interessi materialistici di una od altra parte. Proprio come teorizzato da Papa Ratzinger nel 1969.
I princìpi fondanti della dottrina cattolica non sono poi così tanti: la sacralità della vita, nel Dio che si incarna in una condizione umana priva di magnificenza e regalità materiale. il rispetto, l’ascolto e l’accoglienza dell’altro, del diverso, del giusto e del peccatore, senza giudizio, attraverso le parole e i loro tanti significati, dalle parabole alle utopie. La speranza e la fede in un traguardo escatologico che attraverso l’anima trascende la materialità dell’universo fisico.
Il cattolico non smette mai di interrogarsi, di alimentare il dubbio, consapevole della Libertà di cui è custode, portavoce e vessillo. La libertà di esercitare appieno il libero arbitrio, in modo estremo, ma che per essere tale non può prescindere dall’assunzione di responsabilità.
*Mira Carpineta, giornalista