Diego De Silvia, I titoli di coda di una vita insieme
Attraverso le voci di Fosco e Alice, Diego De Silva racconta il groviglio di sentimenti che caratterizza la vita di una coppia, rivissuto e rielaborato nel momento in cui si arriva alla fine di quel rapporto, a I titoli di coda di una vita insieme (Einaudi, 2024), appunto. Alice è incline a un epilogo drammatico, come se la grandezza della propria storia d’amore si potesse misurare dal male che è possibile farsi nel momento della rottura. Fosco, invece, tende a stemperare il conflitto, è disponibile ad accettare qualsiasi condizione. Entrambi, però, concordano nell’evitare che la fine della loro vita insieme sia tradotta dagli avvocati, come sempre avviene, in documenti mortificanti e fredde formule giuridiche. Ecco, allora, che i due decidono di ritirarsi nel paesino in cui hanno trascorso gli anni felici dell’infanzia e cercano lì, ciascuno per conto proprio, la «scaturigine» della fine del loro matrimonio.
Il romanzo di De Silva è, dunque, una sorta di ‘giallo sentimentale’ a due voci. Giallo perché costituito da un’indagine: la ricerca del momento in cui si è aperta la prima crepa nel loro rapporto. A due voci, perché ogni lacerazione è costituita sempre da due margini e, dunque, il racconto è realizzato a due voci, ciascuna delle quali dà una versione distinta.
Si tratta, tuttavia, di un’indagine destinata a restare insoluta, perché vana è la ricerca di una causa dal momento che la fina di un amore è cosa che accade, avviene a prescindere dalla motivazione che può essere assunta a pretesto: «Io non saprei dire quand’è successo. È un mio vecchio difetto quello di cercare una scaturigine degli eventi, come volessi credere che c’è sempre qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa, benché sappia (gli anni me l’’hanno dimostrato tante volte) che niente è ascrivibile a una sola causa e nulla di ciò che conta davvero si spiega».
Un romanzo doloroso e profondo, nonostante la gustosa ironia e la leggerezza di stile di De Silva che di frequente strappa un sorriso. Un sorriso amaro.
*Raffaele Messina, scrittore