Intervista esclusiva all’artista Roberto Sanchez
L’artista, se è tale, lavora innanzitutto rispondendo a una intima urgenza, comunque e nonostante tutto
È difficile per un artista italiano operare oggi?
Dipende dagli obiettivi: creare un percorso che dia visibilità al proprio lavoro può essere lungo, impegnativo e anche costoso, ma è fattibile.
Il difficile è entrare stabilmente nel mercato dell’arte.
Specialmente ora che la classe media è meno interessata al collezionismo. Rimane l’olimpo ristretto del giro internazionale soggetto alle dinamiche della finanza.
Vuoi trasferirti a Pechino o a NY?
In verità non avrei più l’età per certe iniziative.
Ma volendo fantasticare non mi attira né l’una né l’altra ipotesi.
La vita e la propria arte credo debbano ubbidire anche al piacere di stare in un luogo che si sente proprio come un abito.
Sto bene dove sono, a Napoli, con tutti i limiti del caso.
Quali progetti vorresti sviluppare nel 2025?
Vorrei portare avanti il percorso di “astrattismo progressivo”, che, come locuzione, rappresenta sinteticamente la mia ricerca con la messa in opera di nuove personali.
Prediligerò, poi, le collettive ristrette, con pochi altri colleghi di qualità.
Negli anni ’70,’80 e 90 essere in buona compagnia era la norma, soprattutto per noi giovani artisti che ruotavamo nell’orbita della storica Galleria d’Arte di “San Carlo” di Napoli con la guida di Raffaele Formisano.
La stampa accreditata ti segue?
Non mi lamento: ho bei riscontri sia in quella locale che nazionale. Naturalmente ora si va spesso oltre il cartaceo.
Hai partecipato a rassegne d’arte importanti e a fiere d’arte?
Negli ultimi due anni all’EuroExpoArt in VerniceArtFair di Forlì, Premio Sulmona, Museo Crocetti, Palazzo Fuga a Napoli per rassegna “Napoli in scena” e palazzo Migliaresi a Pozzuoli per ”La fiaba e i quattro elementi”.
Le ultime che ho citato realizzate dall’associazione Museo Minimo di cui sono presidente.
L’arte verrà consegnata alla “Intelligenza Artificiale” o andrà avanti su altri canoni o codici?
Ormai da tanto l’arte va avanti nella più totale libertà espressiva.
Per l’intelligenza artificiale si rischia di sdoganare il plagio.
Come vedi il mercato dell’arte nel 2025?
Ribadisco che ci sono diversi punti critici: l’abbandono del collezionismo della classe media, lo scarso interesse delle giovani generazioni attirate superficialmente da sottoprodotti neo-pop, la necessità al più di presentarsi alle grandi fiere ma con gallerie internazionali e con spazi adeguati. Non credo serva a molto appendere una singola opera tanto per dire io ci sono.
L’arte va avanti? Perché?
Sì, in qualche modo e ‘a prescindere’.
L’ artista, se è tale, lavora innanzitutto rispondendo a una intima urgenza, comunque e nonostante tutto.
Quale città vedi lanciata nel contesto migliore del circuito delle a visive contemporanee?
Limitandoci al territorio nazionale, e tralasciando New York, Parigi, Londra ecc. Milano rimane un ottimo crocevia commerciale e culturale.
Anche se vedo un’attenzione anche a ciò che si fa a Napoli.
La tua prossima esposizione, a breve?
Da poco prima dell’estate ho concluso una personale nella galleria “Controsegno” di Pozzuoli e numerose collettive di qualità come quella al Complesso Borbonico del Fusaro e al Museo Minimo di Napoli con “Around Blue”.
In cantiere per il 2025 avrei una mostra a tre allo “Spazio Vitale” di Aversa e una possibile personale ad Avellino in uno spazio pubblico.
Poi le collettive non mancheranno, anche se quest’anno preferisco con pochi partecipanti e di pari livello.
*Maurizio Vitiello, critico d’arte e sociologo