Meditare
“La cosa interessante della meditazione […] è che fa nascere in noi una sorta di testimone che spia il turbine dei nostri pensieri senza lasciarsene travolgere. Noi siamo puro caos, confusione, siamo una poltiglia di ricordi e paure e fantasie e vane aspettative, ma dentro di noi c’è qualcuno di più tranquillo, che vigila e riferisce. […] I praticanti di arti marziali, i seguaci dello zen, dello yoga, della meditazione, di tutte queste discipline sublimi, fulgide e benefiche a cui da sempre faccio la corte, non sono necessariamente né saggi né tranquilli, né tantomeno sereni e in pace con se stessi; ma a volte, anzi spesso, sono come me drammaticamente nevrotici, […] però non importa, perché, come diceva Lenin, bisogna «lavorare con il materiale a disposizione»”. [Emmanuel Carrère]
A volte ci facciamo un’idea stereotipata delle cose.
E, spesso, quell’idea stereotipata produce in noi un rovesciamento: confondiamo la causa con l’effetto.
Quanti pensano che la meditazione sia roba per persone calme, pacate, spirituali?
Ecco, Carrère – con la propria esperienza – testimonia esattamente il contrario: spesso le persone che meditano sono quelle che della calma, della pacatezza e della spiritualità vanno disperatamente alla ricerca.
E una cosa quando la cerchi? Quando non ce l’hai.
O sai di averla, ma non sai più dove.
Tante volte, per colpa di quel rovesciamento, finiamo per limitarci.
Non cominciamo a fare qualcosa, perché “tanto non fa per me, non sono quel tipo di persona”.
Peccato.
Peccato, perché è un cortocircuito, una distorsione percettiva.
Perché “quel tipo di persona” (qualsiasi tipo sia), nella maggior parte dei casi, non lo si è, lo si diventa.
Magari, proprio iniziando a fare quel qualcosa.
Lavorando “con il materiale a disposizione”, anche se, a un primo sguardo, può sembrare il più inadatto: “puro caos, confusione, […] una poltiglia di ricordi e paure e fantasie e vane aspettative”.
Vale comunque la pena provare, darsi una chance, fare un primo passo.
Perché, come mi ha detto qualcuno: “il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”.
O da chi sei, mi viene da aggiungere.
E, chissà, forse per fare una piccola grande rivoluzione è solo questo che serve: toccare con mano la possibilità di essere altro.
Bibliografia:
Emmanuel Carrère, Yoga – Adelphi
*Mariachiara Silleni, giornalista, copywriter & communications specialist