Centro Studi “Michele Prisco”, vent’anni dalla nascita
A colloquio con la figlia Caterina, presidente dell’associazione culturale
«La riorganizzazione del passato non è affatto lo sterile e patetico commemorare il proprio mondo perduto o, peggio, il rifugiarsi quasi vigliaccamente nel ricordo o nel rimpianto di un tempo scomparso, ma è solo un modo per definire la propria identità, misurabile appunto dalla quantità e qualità dei ricordi accumulati; è un modo per arrivare a capire, a conoscersi, e quindi a comunicare, a parlare agli altri». Sono parole di uno degli autori più rappresentativi della narrativa italiana del secondo Novecento, nonché vincitore del Premio Strega 1966 con “Una spirale di nebbia”, Michele Prisco, poste a suggello del sito del Centro Studi a lui intitolato, che quest’anno compie vent’anni dalla fondazione. È stato, infatti, costituito a Napoli il 7 luglio 2004 ed è stato presentato alla città il 19 novembre, giorno in cui si è tenuto un prestigioso evento presso il Teatro Mercadante – esattamente un anno dopo la sua morte – per esporre le finalità dell’associazione senza scopo di lucro: da un lato la promozione di incontri, dibattiti, convegni e attivazione di scambi culturali intorno alla figura umana e artistica dello scrittore e dall’altro la catalogazione del vasto e pregiato patrimonio librario, documentario e di riviste presente nella sua abitazione.
Sito nella casa dello scrittore, il Centro Studi Michele Prisco è, dunque, a disposizione di studiosi, ricercatori o semplici amatori che potranno accedervi per consultazioni, anche in vista di tesi di laurea (ne sono state redatte già numerose). Sorto per iniziativa delle figlie Annella e Caterina e di alcuni amici, il Centro Studi ha finora realizzato molteplici eventi culturali aventi come protagonisti eminenti rappresentanti del panorama culturale nazionale e internazionale in ambito letterario, artistico e musicale.
Per conoscere le attività in campo per rievocare questa ricorrenza, abbiamo chiesto precisazioni alla presidente del Centro Studi, Caterina Prisco.
Dopo grandi e piccoli eventi organizzati per il centenario della nascita di nostro padre, per il ventennale del Centro Studi abbiamo pensato di non riproporre commemorazioni o idee già lanciate; la nostra linea è dargli risalto differenziando il programma, perciò ci sono alcune iniziative in cantiere ancora in fase di sviluppo che proporremo appena definite nel dettaglio.
Davvero numerosi e diversificati sono stati i progetti per commemorare i cento anni dalla nascita di Michele Prisco nel 2020, quando è stato costituito dal MiBACT un “Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario”, proprio per approfondire gli aspetti meno conosciuti della figura umana e artistica dello scrittore e giornalista napoletano, «in cui il realismo della tradizione ottocentesca italiana si sposa allo spirito contemporaneo dello stile e dei personaggi». Quali sono stati gli eventi più significativi? Purtroppo il centenario su nostro padre è coinciso con la pandemia, per cui i due grossi convegni programmati (presso l’Università di Napoli L’Orientale e presso l’Università Cattolica di Milano) si sono svolti per via telematica, ma sono stati entrambi molto curati e interessanti e vi hanno partecipato importanti docenti e critici letterari; avendo dovuto quindi ridurre o eliminare (sempre a causa del covid) altre prestigiose iniziative organizzate col MIBACT, ritengo che l’evento più interessante e coinvolgente sia stato la mostra di lettere, foto e carteggi tenutasi nel dicembre 2021 presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, che ha visto nella mattinata inaugurale anche la proiezione del documentario “Michele Prisco: il signore del romanzo”, realizzato dal regista Giorgio Tabanelli.
Viene spesso ricordato come lo scrittore oplontino, perché nato a Torre Annunziata (significativa del suo legame con le origini, tra l’altro, la frase «Vesuvio, questa specie di Moby Dick nostrano»). Con tua sorella Annella, che è vice presidente del Centro Studi, hai ancora legami con il territorio vesuviano? A parte i legami familiari, ultimamente è stata riproposta a Torre Annunziata la “Settimana dello scrittore” ideata da nostro padre alla fine degli anni Quaranta, presso il noto stabilimento balneare “il Lido Azzurro”: papà invitava famosi scrittori/artisti a Torre per una settimana, portando così un po’ di vivacità culturale nella famosa “provincia addormentata”: basti pensare a Giuseppe Ungaretti o a Ennio Flaiano… ebbene il libraio Fabio Cannavale della Libreria Libertà di Torre Annunziata ha riproposto già da tre anni la “Settimana dello scrittore” (seppure ovviamente con diverse modalità), dedicando in tutti i casi una serata a nostro padre: da qui il conseguente risveglio d’interesse su Michele Prisco per fortuna anche da parte di giovani lettori e studenti.
È innegabile che tu e tutta la famiglia sentiate la sua assenza, ma a te in particolare cosa manca più di lui? Il padre, vigile e affettuoso, la persona attenta e premurosa, o piuttosto lo scrittore prematuramente scomparso che avrebbe avuto molto altro da raccontare, aprendo squarci eloquenti ed efficaci sulla nostra attualità? Non credo o meglio non riesco ad immaginare cosa papà avrebbe potuto dire in questo momento così diverso dalla sua epoca: non nel senso che lui sia datato, ma per me come scrittore fa parte di quel periodo storico e sociale di cui si è fatto ampiamente interprete… quindi è ovvio che mi manca come padre, come guida o semplicemente grande interlocutore; diciamo che avrei avuto io tante altre cose da raccontargli e da mostrargli…
Il romanzo “Gli altri” del 1999 è diventato recentemente un film. Cosa ne pensi della trasposizione cinematografica? A me è piaciuto molto il film realizzato da Ida di Benedetto, che ne è anche l’interprete principale insieme a un validissimo cast di attori: credo che la trasposizione cinematografica sia abbastanza fedele al libro; l’unico rammarico è la scarsa diffusione del film nelle sale.
*Mary Attento, giornalista ed editor