VerbumPress

Maurizio De Giovanni, Pioggia (Einaudi, 2024)

Da Carlo Bernari con Tre Operai a Nicola Pugliese con Malacqua, non sono pochi i narratori che hanno inteso ribaltare l’immagine-cartolina di Napoli città del sole e del mandolino, descrivendo il capoluogo partenopeo sotto una pioggia battente. In questo alveo si pone ora anche Maurizio De Giovanni che con Pioggia (Einaudi) cala la nuova indagine dell’ispettore Lojacono nell’atmosfera plumbea di un «martedì di novembre in cui la pioggia, fiancheggiata dal vento gelido, dava il meglio di sé producendosi in una bufera estremamente scenografica». E, come se non bastasse, la voce narrante avverte il lettore che non si tratta di semplice acqua che cade giù dal cielo, ma di un «sentimento nero» che sin dal risveglio, di fronte all’immagine di sé riflessa nello specchio del bagno, chiama a bilanci esistenziali segnati dalla tristezza, dalla malinconia, dalla disperazione e dall’assenza di prospettive future. 

È, dunque, in una giornata come questa che un incupito Giuseppe Lojacono, già costretto a pedinare sua figlia che marina la scuola, viene anche richiamato in servizio dalla centrale, per occuparsi del caso di un uomo trovato morto nella propria abitazione. La figlia da un po’ di tempo, per una ragione che ora Lojacono intende scoprire, non era più la stessa: «il profitto era crollato. L’umore aspro e rabbioso la faceva sembrare preda di una paradossale forma di possessione. La solare allegria diciottenne aveva ceduto il posto a una Marinella silenziosa e triste». Il cadavere, invece, è quello di Leonida Brancato, un penalista noto a tutti come ‘il re del cavillo’ e, per questo suo essere imbattibile, temuto dai magistrati della Procura. Da sei anni si era ritirato dall’attività forense e non si sapeva più nulla di lui, ma ora qualcuno lo aveva ucciso e aveva infierito sul suo cadavere. Un omicidio che, proprio perché in apparenza privo di movente, mette a dura prova l’ispettore Lojacono e gli altri Bastardi del commissariato di Pizzofalcone che, come lui, ogni giorno devono sapere conciliare l’efficienza professionale con le irrisolte questioni personali.

*Raffaele Messina, scrittore