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I ricorsi della storia

La chiesa romana di Sant’Onofrio sul Gianicolo di cui è titolare il Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa. Il racconto della sua visita nell’unica parrocchia cattolica a Gaza, dove ha portato conforto, solidarietà e vicinanza. A due passi da Sant’Onofrio visse ed è sepolto Torquato Tasso, l’autore della “Gerusalemme Liberata”.

All’inizio di maggio il Patriarca Latino di Gerusalemme ha preso possesso dell’edificio sacro, in verità non grande, di cui è titolare in quanto Cardinale, divenendo pertanto Membro della Chiesa di Roma, anzi, come ha detto nella sua omelia: “Con il titolo di questa Chiesa ho la doppia cittadinanza: Gerusalemme e Roma”. Per coloro che non conoscevano la Chiesa di Sant’Onofrio (Onofrio significa ‘sempre felice’), i più, è stata una scoperta straordinaria.

Situata sul Gianicolo, accanto al più noto ospedale pediatrico «Bambino Gesù», a questo edificio si accede attraverso un’ampia scalinata che immette su un patio con opere attribuite al Domenichino e a Sebastiano Strada; al visitatore quel patio appare come il palcoscenico da cui lo sguardo coglie gran parte della città di Roma: dal sottostante attraversamento del Tevere con il quartiere di Trastevere, ai lontani quartieri della Roma capitolina.

Sant’Onofrio era un anacoreta egiziano del IV secolo; nel ciclo che lo rappresenta nel chiostro quattrocentesco, adiacente alla Chiesa, appare come un eremita coperto solo dai suoi capelli. Inizialmente sede degli Eremiti di San Girolamo (un Ordine oggi soppresso) che lo abitarono, la Chiesa fu progettata da Baldassarre Peruzzi tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500; colpisce immediatamente il visitatore la splendida abside, con alcuni affreschi-capolavori attribuiti al Pinturicchio e al Carracci; Antoniazzo Romano vi raffigurò una stupenda Annunciazione. Nel 1588 Sisto V pensò di elevare la Chiesa a titolo presbiterale cardinalizio.  Dopo gli Eremiti, la cura pastorale dal 1945 è affidata ai Frati Francescani dell’Atonement, che si occupano per vocazione dell’unità dei cristiani. Dal 1948, cioè da quando la Sede centrale dell’Ordine fu trasferita da Gerusalemme a Roma, il complesso ospita, per volere di Pio XII, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Ancor meno noto è il motivo per cui Sant’Onofrio divenne sede dell’Ordine del Santo Sepolcro. Qui, nel piccolo museo visitabile su appuntamento, si incontra la testimonianza della presenza di Torquato Tasso, il quale proprio sul Gianicolo e sotto la famosa quercia, ammirava Roma dall’alto, pensava alla Terra Santa e scrisse la «Gerusalemme Liberata», cantando le gesta di coloro che avevano combattuto per la riconquista del Santo Sepolcro.

Il Tasso trovò su questo colle romano ospitalità dopo lunghe peripezie, e vi trascorse gli ultimi anni della sua vita; ora qui riposa in pace. Nel piccolo museo sono conservati i resti della vetusta quercia e alcuni manoscritti del poeta. Si comprendono così le motivazioni per cui Pio XII volle in Sant’Onofrio la Sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro che oggi ha per titolare il Patriarca Latino di Gerusalemme; storia, cultura e attualità.  La storia ci apre gli occhi su realtà trascorse e ci aiuta a cogliere la complessità della vita attuale; la cultura ci permette di afferrare la bellezza di ciò che la vita ha prodotto per nostra edificazione, l’attualità ci riposiziona su ciò che ci appartiene e di cui in qualche modo siamo o attori o testimoni.

Il Cardinale Pizzaballa oggi è il testimone di una complessa e drammatica realtà che attraversa tutto il territorio patriarcale e, in modo particolare, il territorio di Israele e della Palestina, compreso la Striscia di Gaza.  Dopo mesi di attesa, qualche giorno fa egli si è potuto recare nell’unica parrocchia cattolica di Gaza per portare conforto, solidarietà e vicinanza.  Nell’omelia a Sant’Onofrio disse parole significative: “La Chiesa ha le sue radici a Gerusalemme, in Terra Santa, dove la rivelazione si è manifestata, è diventata carne e poi si è sparsa per tutto il mondo. Ma la Chiesa non è completa senza Pietro. E questo è un elemento che dovremmo sempre tenere vivo e presente nella nostra meditazione e preghiera. Essere cardinale non è solo un titolo, un onore, ma è soprattutto una responsabilità. Ed essendo cardinale per Gerusalemme, è una responsabilità per la Chiesa di Gerusalemme ricordarsi dell’unione profonda con Pietro e della vocazione all’universalità”.  A Sant’Onofrio, all’ombra della retrostante cupola michelangiolesca di San Pietro, queste parole avevano un significato non trascurabile!

Lo accompagnava a Gaza il parroco don Gabriel Romanelli, un amabile sacerdote che al momento del drammatico eccidio di Hamas del 7 ottobre 2023 e della successiva terribile operazione militare della Striscia da parte dell’esercito israeliano, non era potuto rientrare nella sua parrocchia. Lo avevo incontrato a Gerusalemme tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2024, profondamente afflitto dagli avvenimenti e in costante contatto con i suoi fedeli da cui era diviso, eppure mi volle accompagnare nel pellegrinaggio che per conto dell’Ordine del Santo Sepolcro compivo mentre nessuno ormai viaggiava per la Terra Santa. Da Gaza mi ha scritto: «La distruzione qui è enorme, però con l’aiuto di Dio e di tante persone di buona volontà aiuteremo tutta questa povera gente».

Guerre del passato e guerre moderne; distruzioni e sofferenze di ieri e di oggi; ma la speranza, come non è venuta meno ieri, non cede nemmeno oggi.

Fra pochi mesi inizierà il Giubileo ordinario che invita proprio a questo: a mantenere salda la speranza nonostante ciò che la mina in noi e attorno a noi. Spes non confundit.

Chissà se ci sarà un novello Torquato Tasso a scrivere ‘poemi’ sui drammi contemporanei!

*per gentile concessione di  BeeMagazine

*Fernando Card. Filoni, Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Prefetto emerito della Congregazione per la evangelizzazione dei popoli