La Nato, l’Europa e le guerre in corso
Molta confusione e poche certezze
I risultati del voto europeo di giugno lasciano più confusione e poche certezze. Francia e Germania hanno visto l’ascesa delle destre nazionali e l’Italia ha confermato il voto delle politiche con una buona ripresa dei partiti schierati a sinistra. E adesso? L’America latita, impegnata in vicende di politica interna. Il primo “scontro” televisivo Trump – Biden ha lasciato tutti scontenti con l’ipotesi di sostituzione – in corsa – del candidato democratico alla Casa Bianca.
Prima di approfondire i temi legati alle guerre in corso mi piace ricordare Sergio Camellini, amico, collaboratore e sostenitore sin dalla prima ora del nostro progetto editoriale nato nel 2020. Sergio, poeta e uomo di cultura immenso, lascia un vuoto difficilmente colmabile. Lo ricorderemo, sempre. Ciao Sergio!
Gli ucraini potranno colpire oltre confine ma i Paesi Nato sono ancora divisi sulla gestione delle armi in Ucraina. Come finirà? Singolare come i 32 paesi membri dell’Alleanza abbiano dichiarato la propria posizione senza discuterne prima nell’organismo politico, il North Atlantic Council. Storie di una guerra che vede, di fatto, l’Ucraina in difficoltà e le strategie politico-militari, da ambo le parti, che si affastellano senza trovare soluzioni decisive. Dove eravamo rimasti? I favorevoli per azioni militari oltre confine, da parte ucraina in territorio russo, sono Francia, Olanda, Finlandia, Repubblica Ceca, Polonia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Canada. L’Italia si è dichiarata contraria, così come Belgio, Ungheria, Spagna e Slovacchia. La Germania si è espressa in maniera ambigua e gli Stati Uniti di Biden non hanno ancora deciso. In ballo c’è il prossimo futuro di una guerra che per molti analisti russi è già la terza, mondiale. Lo scenario agita il Cremlino che, nelle ultime settimane, ha conseguito importanti risultati. Diversi sono stati infatti i villaggi conquistati a metà maggio dalle truppe russe nella regione ucraina di Kharkiv, sul versante nord-orientale. Situazione difficile, così come dichiarato dal governatore della regione Oleg Synegubov in diretta tv. La guerra va avanti con il suo portato di sconforto, morti e dolore, Kiev nega di avere perso il controllo ma non smentisce – in questa fase delicata – le difficoltà sul campo. Putin proverà a penetrare oltre confine per una decina di chilometri, l’idea è quella di organizzare una “zona cuscinetto” per proteggere gli attacchi a Belgorod, città russa al confine. Un’altra ipotesi narra di un possibile attacco con i blindati su Kharkiv, già pesantemente bombardata dall’alto. In questo “gioco delle parti” il messaggio del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg inchioda i paesi membri alle loro responsabilità: “L’Ucraina può ancora prevalere, ma solo con un sostegno continuo e robusto da parte degli alleati Nato”. E adesso? Si parla di un minimo di 40 miliardi di euro all’anno da stanziare, oltre all’incremento de ruolo di coordinamento dell’alleanza nell’assistenza alla sicurezza e all’addestramento. Il tema principale discusso in queste ore girerà comunque intorno la possibilità di eliminare le restrizioni all’uso delle armi fornite all’Occidente per permettere a Kiev di colpire obiettivi militari in Russia. Sarà escalation? Il fatto che gli USA non si siano espressi favorisce quest’ipotesi ma Biden, di certo, metterà dei vincoli molto rigidi. Gli obiettivi da colpire? Piattaforme di lancio e fonti dirette del fuoco nemico. Difficile che i russi poi reagiscano colpendo obiettivi fuori dall’Ucraina, ma ad oggi non si esclude nulla. Il vero problema di Kiev è la mancanza di truppe. Intanto Mikhail Rostovskij, editorialista del Moskovsky Komsomolets, ha sentenziato che “la discussione su una Terza guerra potenzialmente possibile in un prossimo futuro, è passata agli aspetti pratici”. E abbiamo tutti più freddo.
*Roberto Sciarrone, direttore responsabile di Verbum Press