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Il rock e i sotterranei sociali della persona: Metallica e Linkin Park 

“So close no matter how far/Couldn’t be much from the heart/Forever trusting who we are/and nothing else matters” (Così vicini, non importa quanto lontani/non si potrebbe chiedere di più al cuore/Siamo sempre fiduciosi in noi stessi/E null’altro importa).  Inizia così uno dei successi testuali e musicali di ogni tempo “Nothing Else Matters” dei Metallica. I Metallica, con il loro hard e heavy metal rock hanno influenzato le generazioni future e tracciato nuovi percorsi sonori. La loro armonia eclettica e gli assoli di chitarra ci hanno riportato in mondi lontani, universi sognati, ecosfere sociali e forse, perché no, anche speranze ritrovate. Con più di 100 milioni di dischi venduti i Metallica sono annoverati come una delle formazioni di maggior successo nella storia del rock contemporaneo.  James Hetfield, chitarrista, voce e scrittore di Nothing Else Matters disse in un intervista nel 2008: “E’ una canzone che parla della strada, dell’andare in giro, della mancanza di qualcuno che si è lasciato a casa. Ma non mi riferisco ad una persona in particolare, ma di un sentimento legato a cosi tanta gente che non si ha la possibilità di vedere. E’ un sentimento comune, parla della connessione che possiamo avere tutti con un potere superiore a noi”.  Le note mixate di questo brano logoterapeuticamente ci riportano in noi stessi e nei labirinti dell’anima. La poesia di James Hetfield e il sound “orchestrale” heavy metal di Ulrich, Hammett e Trujillo scavano nei sotterranei sociali della persona, della comunità, del “sentimento profondo della società”. La connessione che sostiene James Hetfield rievoca la modernità rappresentata da Papa Francesco quando ci ricorda che “L’unità è superiore al conflitto” e che siamo “parte di un tutto”. Nothing Else Matters è un inno al pensiero immersivo ed attivo, ci fa riflettere sull’orrore della guerra, del conflitto, dell’abbandono, del disagio sociale, della cattiveria, delle disuguaglianze quotidiane. “Tu mi dai quella fiducia che sto cercando/Ogni giorno è per noi qualcosa di nuovo/Apri la mente a diverse prospettive/E null’altro importa” (Trust I seek and I find in you/Every day for us something view/And nothing else matters).  Desideri, auspici, pensieri, ricordi ma anche futuro e impegno. Un’elaborazione del pensiero sociale che un brano così denso di tensione emotiva si abbandona al pianto, alle lacrime, alla malinconia per poi “risorgere” nell’energia connessa al riscatto di ogni persona nel solco della conciliazione sociale e della solidarietà con uno sguardo al divino in una sorta di teologia del nostro essere.  “Ciò che dicono non mi è mai importato/Dei giochi che fanno mi sono sempre fregato/Ciò che fanno non mi è mai importato/ E io lo so” (Never cared for what they say/Never cared for games they play/Never cared for what they do/Never cared for what they know/And I know).  A volte ci sono delle band rock che ascoltandoli e alzando il volume delle cuffiette, ti immergi nelle visioni cinematografiche dei video clip. Ti lasciano nell’oblio del pensiero, della riflessione, della contemplazione. E’ il caso dei Linkin Park. Non è solo una rock band “graffiante” stretta dal “macrocosmo” della vocalità di Chester Bennington e dal sound dei suoi “future-componenti”. C’è altro. Altro diverso da noi. I Linkin Park hanno inciso sul futuro immediato della società rispetto alle sfide che ci attendono. Una sociologia del tempo e anche della possibile riparazione. Nei loro testi, preghiere per un nuovo Mondo, mentre non ci accorgiamo di quello che l’Umanità ha recato al Pianeta. Sono le note di “I’ve done”.  Elaborazione di sentieri della mente che impattano sul nostro agire sociale dai profondi “sotterranei dell’anima” per dirla alla Aldo Carotenuto.  “In questo addio, non c’è sangue, non c’è un alibi, perché ho disegnato un rimpianto, dalla verità, di mille bugie. Lascio che arrivi la pietà e lava via tutto. Cosa ho fatto?”. Testo implacabile rispetto all’opera nefasta del genere umano rispetto ai cambiamenti climatici.  Ma nell’inconscio dei Linkin Park si muove l’infrastruttura del superamento di un’era.  “Epoca di cambiamenti non cambiamento di un epoca” come ci ricorda Papa Francesco. Ecco allora sorge l’energia e la forza dirompente di “New Divide”. “E finalmente ottengo cio’ che merito, allora dammi ragione per dimostrare che ho torto, per cancellare questi ricordi, lascia che le piene attraversino la distanza nei tuoi occhi, dammi una ragione per riempiere questo vuoto. Connettere lo spazio in mezzo, fa che sia abbastanza per raggiungere la verità che mente attraverso questo divario”. Testi e arrangiamenti post hard rock che  riportano al Nuovo Mondo che sta per “ri-sorgere” , dopo la pandemia, la guerra, la crisi energetica, cioè un’Umanità  colma di  dignità e di rispetto per le  persone contro ogni disuguaglianza sociale. Metallica e Linkin Park colonne sonore che ci accompagneranno per sempre.

*Antonio Derinaldis, studioso di Sociologia della Conoscenza