Con Manzoni il romanzo entra nella vita. Metafisica e Religiosità nella confessione della sensualità. Intervista a Pierfranco Bruni
Lucia è famiglia. Gertrude è sensualità. Creazione di un’atmosfera. Manzoni non fu solo lo scrittore dei Promessi Sposi ma anche costruttore tragico dell’Adelchi e del Carmagnola. Il tragico a confronto con il piacere
Roma – Mosso da un irrefrenabile dinamismo culturale intimamente coniugato alla propria esistenza pervasa da rare esperienze umane e professionali, Pierfranco Bruni antropologo e saggista tra i maggiori del panorama letterario contemporaneo, si appresta ad una nuova opera. Dopo il collettaneo con Solfanelli editor e, è la volta di un Manzoni che entra nel romanzo con la sua vita. Un dispiegarsi di intrecciate comparazioni metaforiche ed epistemologiche per raccontare il viaggio manzoniano nel superamento della storia, intesa come transizione epocale. Un passaggio in cui i simboli ideologico-politico-culturali del Romanticismo e Risorgimento vengono raffigurati plasticamente nella loro centralità. Un anteprima del prossimo volume che il Professor Bruni ci ha donato in questa intervista.
Il suo nuovo libro rappresenterà ancora una volta una fonte epistemologica sul romanzo manzoniano, un viaggio dentro i personaggi stessi in cui tragicità dolore, passione, provvidenza, cristinianità si fondono in un messaggio subliminale e contraddittorio com’è nelle umane sorti.
Professor Bruni, partendo dalle protagoniste chiave dei Promessi Sposi, Lucia e la Monaca di Monza, qual è la luce ispiratrice dello scrittore riconducibile alla sua stessa vita? Aveva gli occhi profondi. Sguardo malinconico e lancinante. La Signora. Gertrude. La Monaca di Monza. Quanto è contata nella vita manzoniana questo personaggio? Lo sguardo è la sensualità. Elementi che Lucia non aveva. Lo sguardo melenso e attraversante. Non costruita con l’eleganza di Gertrude. In entrambe il dolore è dominante. Gertrude tragico. In Lucia drammatico. Fanno il romanzo. Agnese è la penitente. Una comparazione di figure che devono necessariamente intrecciarsi. Alessandro Manzoni con loro crea atmosfera. Lucia è famiglia. Gertrude è sensualità. Sono fantasia e luce, segreto e mistero. Se si dovesse pensare alla nostalgia del viaggio sul lago e dei nascondimenti il gioco diventerebbe, solo per questi episodi, intrigante e affascinante tra la morale e formazione e avventurosa e rischiosa come ogni avventura. Manzoni giocò con la sensualità ma era un costruttore di metafisiche e di contraddizioni certamente ma ciò che lo salva è la provvidenza impregnata però di tragedia. Non gli mancò però l’ironia e venne aggredito dalla fatalità. La morte, la speranza, il dolore e la resurrezione. Si sposò due volte. La sua formazione laica e rivoluzionaria però non lo abbandonò mai anche dopo la conversione. Nella vita dello stesso Manzoni ci sono state due donne completamente diverse. Enrichetta e Teresa. La prima completamente moglie e madre. La seconda fisicità e moglie amante.
Enrichetta era la morale. Teresa era la passione. In mezzo la madre. La madre cerca di dimenticare il suo passato e di farlo dimenticare. Non ci riesce. Perché Alessandro con il secondo matrimonio rompe ogni indugio. Teresa è passione certamente ma è anche abbandono. Con Enrichetta la cristianità è canto sublime. I versi interrotti di “1833” sono una testimonianza confessione. Alla morte di Teresa, Alessandro resterà distaccato. Non andrà neppure al funerale. Le due donne sono epicentro del viaggio sentimentale manzoniano tra la vita e la morte. Tra la conversione e la ragione.
Chi sarà stata la donna della sua vita?Forse nessuna. La bruna è la bionda. Alessandro non era soltanto lo scrittore dei Promessi. Era il costruttore tragico dell’Adelchi e del Carmagnola. Il tragico si confronta con il piacere. Teresa era il piacere.
La Provvidenza, la religiosità. Sono due parametri dello stesso scrittore. Quali i principi etico-religiosi ruotanti intorno alla visione manzoniana? I Promessi Sposi ruotano intorno a te principi estetico e teologici. La confessione, la resurrezione e il piacere.
Ma oltre queste sottolineature c’è da andare oltre? Infatti il Manzoni del viaggio tra Romanticismo e Risorgimento rappresenta, non solo in termini metaforici, una epistemologia della Tradizione in un tempo che viveva un passaggio epocale in una transizione culturale, in cui il concetto di tempo filosofico ritornava a posarsi su un Secolo che ha fatto del tempo stesso il tragico e l’inquieto. Senza l’Adelchi e il personaggio, come destino e provvidenza, dei Promessi Sposi non avremmo conosciuto i sentieri della solitudine e dell’esilio nella coscienza musiliana.
Professore secondo il suo pensiero esiste la possibilità di un uomo senza qualità già in Manzoni? Direi di sì. Esiste la metafisica dell’anima zambrianana già in Manzoni? Direi di sì. Esiste il senso dello straniero e dell’assurdo tra Kafka, Ionesco, Camus e Pavese già in Manzoni? Direi di sì. Esiste il mosaico deleddiano già in Manzoni? Direi di sì. Un intreccio che è da leggersi come comparazione nel terribile tempo proustiano vibrante tra l’attraversamento del lago e il raccontare la nostalgia in un immaginario manzoniano. L’immaginario. Lucia e Gertude sono appunto un immaginario che permea tutto il romanzo. Il romanzo va oltre la storia dunque. È il personaggio che si fa romanzo e il romanzo è un viaggio dentro i personaggi stessi. È il piacere che pone delle questioni di fondo. Il piacere della confessione, il piacere della cristianità, il piacere della sensualità. La religiosità stessa è il piacere dell’armonia. Il tutto si conclude ancora con il piacere del matrimonio. A lieto fine dopo il tanto doloroso cammino. Il male e il bene. Manzoni entra nel romanzo con la sua vita.
*Silvia Gambadoro, giornalista
*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press