Enzo Farinella, “L’Uomo che venne dal mare. S. Cataldo in Italia e nel Mondo” 1.400 anni dopo. Lo studioso racconta
Nel nuovissimo volume l’Autore rivive la storia di S. CATHALDUS, un uomo vissuto Mille e quattrocento anni fa, le cui opere traboccarono di fioriture evangeliche e culturali
Dublino – Questo libro non è un racconto qualunque o una narrazione fantascientifica costruita in modo da suscitare curiosità o il massimo della tensione. È la storia di un uomo che migliaia di persone celebrano, malgrado sia vissuto 1,400 anni fa. La gente ha costruito chiese in suo onore sulle cime di montagne o sulle terre lambite dal mare, implorando la sua protezione. S. CATHALDUS o CATALDO, monaco e poi abate del monastero irlandese di Lismore, divenuto in seguito vescovo di Rachau in Irlanda. La vita e le opere profuse indelebilmente nel proprio cammino dall’Irlanda, dove nacque a Munster nel secolo VII, tra il 610 e il 620 da una nobile famiglia convertita al Cristianesimo, al pellegrinaggio in Terra Santa, il suo viaggio verso l’Italia rapito da una intensa profonda e irrinunciabile missione di evangelizzazione, all’approdo nella Città di Taranto.
Proprio a Taranto, Monsignor Tommaso Caracciolo Rossi dei principi d’Avellino ( Avellino 1599 – Taranto 1663), uomo sapiente, Vescovo di Cirene e poi nominato da Papa Gregorio XIII, Arcivescovo di Taranto dal 30 marzo del 1637 fino alla sua morte, durante il suo mandato arcivescovile, ordinò nel 1658, l’ampliamento all’interno della Cattedrale della Cappella, nota come Cappellone, un mausoleo in marmo pregiato dalla imponente bellezza artistica dedicandola a San Cataldo, patrono della “Città dei due mari”, com’è definita Taranto, di cui per volere dell’Arcivescovo Caracciolo furono trasferite le reliquie del Santo, tuttora venerate dalla cittadinanza e da migliaia di turisti in visita annualmente al prezioso luogo di culto. Nella Basilica Cattedrale più antica di Puglia, costruita ad opera dei bizantini nella seconda metà del X secolo, il sarcofago di San Cataldo, riposto nell’altare maggiore, riccamente decorato con lapislazzuli e madreperla, è contraddistinto dal pregiatissimo paliotto raffigurante vasi con fiori e una croce gemmata.
Ma andando ancora indietro nei secoli, profonda devozione viene dedicata a San Cataldo, cui si erano perse le tracce nella memoria della gente e perfino del suo corpo. Ritrovato in perfetto stato di conservazione intorno al 1071, all’interno della Cattedrale di Santa Maria di Taranto. L’edificio in fatiscenti condizioni, distrutto dai Saraceni seguiva opere di ricostruzione ordinati dall’Arcivescovo Dragone. Il rinvenimento ricondusse a San Cataldo per la iscrizione Cataldus incisa su una medaglietta in oro ritrovata sulle spoglie intatte del Santo, contenute in un sarcofago di marmo, di cui si narra, delicati profumi esalassero. La sorpresa fu immensa, giacchè del monaco irlandese se n’era perduta memoria per le continue devastazioni subite nel tempo dalla Città dei due mari. Il culto di San Cataldo si sviluppò nella fede dei tarantini, tanto da dedicargli la Cattedrale riedificata e luogo del ritrovamento, eleggendolo Patrono della Città. L’immagine di S. Cathaldus appare in un affresco su una delle colonne nella navata centrale nella Basilica della Natività a Betlehem, che ci riporta al tempo delle Crociate; La venerazione in suo onore è profondamente sentita nell’Italia meridionale e insulare.
Oltre alla devozione tarantina che lo ha eletto Santo Patrono, celebrandolo il 10 maggio, Supino in provincia di Frosinone e Modena hanno luoghi sacri ad egli rivolti. Una splendida piccola Chiesa con cupole bizantine e tetto mozarabico dedicata a S. Cataldo, si trova al centro di Palermo, la capitale della Sicilia.
Nella provincia di Caltanissetta una cittadina porta il suo nome. La grande area del centro ricerche del CNR di Pisa, con l’hub principale di internet in Italia e il più importante centro di ricerca della Toscana nel campo medico (fisiologia clinica), tra i più noti in Europa, si trova in una zona della città, chiamata S. Cataldo.
La storia di un uomo vissuto Mille e quattrocento anni fa, rivive in, “The man who came from the sea – S. Cataldo in Italy and the world” (L’Uomo che venne dal mare”. S. Cataldo in Italia e nel Mondo), il nuovissimo volume di Enzo Farinella, già docente di Antropologia filosofica nell’Università di Dublino, studioso di Monachesimo d’Irlanda, invita ancora una volta a riscoprire la storia della nostra Europa, fecondata dal seme sparso dai monaci irlandesi al loro operoso passaggio missionario, in territori aridi e spinosi divenuti fertili e traboccanti di fioriture evangeliche e culturali.
Punto focale della loro rivoluzione furono la dignità suprema della persona umana e la sua sacralità, elementi che le nostre culture europee devono riscoprire oggi”, Ronan Mullen, Senatore della Repubblica d’Irlanda, ha scritto nell’introduzione a ”Born in IRELAND lit up AUSTRIA: Irish Pilgrims in Europe and Austria” Collana ‘New Horizons’ English Edition- eBook’, un altro dei volumi di Enzo Farinella sull’Austria.
E’ ormai tempo per una urgente rivalutazione dell’operato dell’uomo nella vita civile e politica alla riscoperta concreta del culto di quei valori insostituibili nella formazione delle nuove generazioni. Solo il senso del dovere costante e caratterizzante delle nostre azioni finalizzato alla riemersione dell’uomo virtuosamente impegnato nella dimensione civile e morale, potrà condurre al raggiungimento di un equilibrio in tutte le umane attività.
Chiediamo al professor Enzo Farinella di esprimerci lo spirito che anima la stesura dei testi sui monaci d’Irlanda e, l’ultimo sulle gesta di S. Cataldo. Sono sempre più convinto sul piano storico-culturale che umano, quanto l’archeologia di valori perduti e principi di vita di quei tempi devono essere dissotterrati e riproposti per il nostro tempo. Un tempo che va, mentre il mondo, anche se connesso globalmente, si disintegra e frammenta. Scorrendo i percorsi della tradizione celtica troveremo il modello di vita cui ispirarci.
Terra di missione della attività missionaria dei monaci irlandesi, furono l’Italia, l’Inghilterra, la Francia, la Germania, l’Austria, la Svizzera e i vari luoghi dove si sono recati. Recuperare le loro storie è urgente. Nella nostra rassegna sugli uomini e le donne irlandesi che hanno trasformato il mondo, parliamo di Santa Brigida che godette di grande popolarità in tutta l’Europa. Colonia, Fosse (Diocesi di Maastricht), Mayence, Würzburg, Costanza, Treve, Strasburgo, Parigi, Londra ne sono solo alcuni esempi.
In verità, bisogna riconoscere che all’Irlanda va il merito di aver introdotto un movimento teologico di rinascita, culturalmente illuminante con i suoi valori esoterici e civilizzanti nelle varie nazioni d’Europa. “I suoi figli, portando cristianesimo e cultura nel Continente, divennero insegnanti di intere nazioni e consiglieri di Re e Imperatori”.
S. Colm Cille o Columba, studioso, poeta, principe, diplomatico, monaco, uomo eccezionale e soprattutto Santo, fu il personaggio irlandese più importante coinvolto nel portare religione, cultura, formazione, pace e cristianesimo nella Scozia.
Per 34 anni, egli si dedicò alla sua evangelizzazione dall’Isola sperduta di Iona. Storici e studiosi concordano nell’affermare che fece per la Scozia quanto S. Patrizio aveva già fatto per l’Irlanda. Fu lui a fondare oltre 60 monasteri in varie località scozzesi di cui Iona rimane la “casa madre” e il centro della cristianità della Scozia.
S. Colombano, “la colomba bianca”, una generazione o due prima di S. Cataldo, fu il rappresentante più eminente dell’ascetismo irlandese, il “Santo Protettore di quanti cercano di costruire un’Europa Unita”, secondo Robert Schumann, uno dei padri fondatori dell’UE. Egli lavorò in varie nazioni d’Europa, creando uno dei monasteri più famosi a Bobbio.
S. Gallo, che accompagnò Colombano nel suo viaggio attraverso l’Europa, creò un importante centro di cultura e cristianità in Svizzera, punto di riferimento per cristiani e fedeli di altre religioni.
S. Cataldo si allinea perfettamente ai principi di sacralità della vita al cui richiamo stringente insisti in questo libro e, nelle argomentazioni affrontate in altri tuoi volumi, ampiamente trattati in queste pagine. Quali le impronte sapienziali lasciate dal monaco santificato, nel corso della sua esistenza? Ridiede la vista a ciechi, la parola e l’udito a sordomuti. Egli placò il mare in più occasioni. Ancora oggi la sua voce risuona nei cuori di tanta gente che implora la sua protezione. Egli, come tanti rifugiati e naufraghi, superò pericoli di mare e viaggi rischiosi attraverso valichi di montagne e valli, ricoprendo a piedi oltre 6,000 km per istaurare il regno spirituale lungo le “Terre Cataldiane”. Egli fu uno dei tanti pionieri che lasciò l’Irlanda, dove nacque, per portare cultura e fede al mondo allora conosciuto. Si tramanda che, egli operò molti miracoli. Purtroppo non possediamo documenti storici.
La sua storia è identica a quella di tanti altri pionieri della sua nazione, svanita nella notte del tempo, a quanto pare. Da qui la necessità di diffonderne il loro messaggio purtroppo dimenticato, viste le dinamiche storico- politico-socio-religiose che imperversano la società del nostro tempo. Oltre 1,400 anni fa, intrepidi pellegrini e monaci irlandesi, come S. Cataldo hanno lasciato l’Irlanda e portato il messaggio d’amore, pace, giustizia e solidarietà al mondo di allora, devastato dal crollo dell’Impero Romano.
I monaci irlandesi, veri missionari, come i discepoli di S. Benedetto influenzarono storia e cultura. Essi diedero un contributo fondamentale al rinascimento della civiltà europea. S. Cataldo fu uno di questi.
I loro monasteri e comunità fiorirono sul Continente, divenendo, nel tempo, secondo le parole di S. John Henry Newman, “il granaio del passato e il deposito per il futuro”.
Per questa ragione, riscoprire le gesta incredibili dei Pellegrini irlandesi in Europa diventa improcrastinabile.
Colombano fu un grande europeo, Cataldo però fu uno degli eroi irlandesi, venerato soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Città, villaggi, chiese, ospedali, monasteri, porti, piazze, strade, basiliche, parrocchie… e perfino una taverna – insolito, pensando alla nazione da cui proveniva – onorano la sua memoria.
La storia della sua vita è quasi sconosciuta in Irlanda ma amata in tutta l’Italia con oltre 100 chiese a lui dedicate. Nel saggio rilevi l’urgenza di riconsiderare condividendolo, il messaggio culturale lanciato in epoca medievale dai pellegrini irlandesi, linfa vitale dei principi fondantamentali, libertà, democrazia, rispetto della dignità umana, dell’uguaglianza. Il tempo è arrivato per rivisitare l’eredità celtica dell’Europa e il ruolo che i monaci irlandesi hanno avuto storicamente nel promuovere una società più equa nel quadro di un’integrazione europea nuova. Robert Schuman ha voluto insieme ai principali leaders europei del dopoguerra, tra cui Alcide de Gasperi e il diplomatico e filosofo spagnolo, Salvador de Madariaga, l’Università Europea, con sede a Bruges, per tessere insieme le culture dei singoli Stati europei in un ruolo variegato più ricco e unificante.
Ma tanto ancora rimane da fare e la responsabilità è nelle mani di chi ci rappresenta. “The man who came from the sea – S. Cataldo in Italy and the world“, pubblicato da Amazon, al momento in inglese, ma presto anche in italiano.
Enzo Farinella, nato a Gangi in Sicilia, è sposato con Barbara; ha quattro figli: Santina, Gioacchino, Aisling ed Enzino Làszlò; e sei nipoti: James, Giulia, Franca, Skye, Olive-Elisa e Willow. Già docente di Antropologia filosofica nell’Università di Dublino, saggista e giornalista, ha collaborato con Radio Vaticana ed ANSA dall’Irlanda dove vive da cinquant’anni. Messaggero di Pace per le Nazioni Unite, Cavaliere della Repubblica Italiana, Priore d’Irlanda per l’Ordine Capitolare dei Cavalieri della Concordia, Membro dell’Accademia Zelantea, referente a Dublino dell’Associazione di Volontariato: I Cittadini contro le mafie e la corruzione, plurilaureato, è stato per 20 anni Addetto Culturale presso l’Istituto Italiano di Cultura di Dublino dove vive da molti anni.Molte le sue conferenze sui legami tra Italia e Irlanda e in particolare sul lavoro dei monaci irlandesi nelle varie nazioni europee in Europa e in USA.
*Mimma Cucinotta, direttore responsabile Paese Italia Press