NOTRE DAME DE PARIS “Parlami di Firenze”, ovvero quando la Modernità può essere spiegata con una canzone
Proviamo a leggere attentamente il testo della canzone Parlami di Firenze, uno dei più belli e interessanti del celebre e indimenticabile spettacolo musicale Notre Dame de Paris (tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo) che vede come protagonisti il prete Frollo e il poeta Gringoire, e poi andiamo a vedere come questo testo spiega molto bene l’esplosione della Modernità già a partire dai tempi di Dante:
FROLLO
Parlami di Firenze
e della Rinascenza
novità di Bramante
e di Stilnovo e Dante
GRINGOIRE
Si racconta a Firenze
che la terra è rotonda
e che c’è un continente
alla fine del mondo
FROLLO
Navi vanno laggiù e cercano nel vento
Il nuovo orientamento della rotta alle Indie
C’è Lutero che inventa un Nuovo Testamento
e noi siamo all’alba di un mondo che si scinde
GRINGOIRE
Si dice che Gutemberg
cambia il modo di capire
FROLLO
Con le presse a Norimberga
sta stampando l’avvenire
GRINGOIRE
Sulla carta poesie
tesi, satire, eresie
FROLLO, GRINGOIRE
L’aria nuova farà
nuovo chi la vivrà
GRINGOIRE
Ogni piccola cosa ucciderà le grandi
Il libro ucciderà altari e cattedrali
FROLLO
La stampa imprimerà la morte sulla pietra, la Bibbia sulla Chiesa e l’uomo sopra Dio.
E questo uccide quello…
Prima di analizzare il testo della canzone occorre fare una breve premessa e rispondere alla domanda: che cos’è la Modernità. La Modernità è l’insieme delle grandi trasformazioni sociali, economiche e culturali che si ebbero a partire dalle scoperte geografiche e che continueranno a manifestarsi nei secoli successivi, nel Seicento, per es., con la Rivoluzione Scientifica e nel Settecento con la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Industriale che, dall’Inghilterra, si svilupperà un po’ in tutti i paesi dell’Europa Occidentale cambiando la faccia del mondo dopo la Rivoluzione neolitica che, circa diecimila anni prima, aveva permesso all’uomo di vivere meglio e, quindi, di diventare stanziale e di costruire le prime grandi civiltà, quelle cosiddette fluviali o idrauliche.
Dunque, in che senso la canzone Parlami di Firenze spiega molto bene l’incipiente Modernità? Innanzitutto col dire che questa Modernità, che di solito viene fatta incominciare con le scoperte geografiche e i viaggi esplorativi tra ‘400 e ‘500, inizia, in verità, a palesarsi già ai tempi di Dante. Ci sono storici, soprattutto quelli della Scuola delle Annales francese, come per es., Le Goff e Duby, tanto per citare i più noti, che fanno risalire la Modernità proprio a quel periodo, cioè al Trecento e, infatti, il prete chiede al poeta di informarlo sulle ultime novità intorno a Firenze, grande città culturale ed economica, dove Dante era già conosciuto come tra i più grandi poeti del Dolce Stilnovo e Bramante, più in là, come uno dei più illustri pittori e architetti della Rinascenza, cioè di quella civiltà umanistico-rinascimentale che dalla metà del Trecento a quella del Cinquecento ha dato all’Italia il primato culturale nel mondo e ha rappresentato un’età dell’oro della cultura in tutti i suoi aspetti e settori da far, giustamente, venire forte nostalgia di un nuovo Rinascimento, con tutta la sua bellezza, al noto critico d’arte Vittorio Sgarbi che, a tal proposito, ha scritto (insieme a Giulio Tremonti), un interessante volume intitolato, appunto, Rinascimento.
Dunque: Firenze, luogo di cultura quasi per antonomasia, con Dante, la rivoluzione della scuola poetica dello Stilnovo, che fu il primo movimento letterario d’avanguardia, e con Bramante che rivoluziona l’architettura. E non di dimentichi che Firenze era anche centro economico-finziario, con le sue corporazioni di Arti e Mestieri e le sue prime banche, nonché il suo incipiente proletariato: si tenga presente che il primo sciopero proletario della storia fu quello dei Ciompi, cioè degli operai della lana, che avvenne nel 1278. Firenze, insomma, preannuncia la Rinascenza e a Firenze si va dicendo che la terra è rotonda e che c’è un altro continente (quello Nuovo) oltre a quelli conosciuti. La nuova scienza che si affermerà con Copernico rivoluzionerà la visione del mondo e delle cose e decreterà la fine del sistema aristotelico-tolemaico che era rimasto all’impiedi per decine di secoli. La rivoluzione eliocentrica ci dice che il mondo è un’altra cosa, non è quello raccontato dalla Bibbia e l’ecumene, cioè il mondo conosciuto fino ad allora, è ben più vasto, e anzi l’universo è pieno di mondi infiniti. E Gringoire spiega che uomini coraggiosi si avventurano con le navi alla scoperta di nuovi mondi che certamente ci sono (le Indie, cioè le Americhe); e spiega che in Germania c’è un monaco, Lutero, che, con la sua contestazione della Chiesa ufficiale, sta facendo la sua Riforma e sta offrendo ai credenti una nuova versione del Bibbia e una nuova visione destinata a creare una nuova frattura nella cristianità (un mondo che si scinde) dopo quella del 1054 che aveva visto l’affermarsi della fede e della Chiesa greco-ortodossa. Tutto questo darà un forte scossone alle coordinate mentali dell’epoca e alle certezze che, da quel momento, vacillano creando una forte crisi intellettuale negli artisti che vivono a cavallo del ‘500 e del ‘600. Lo sbocco non potrà che essere il Barocco.
Insomma, siamo di fronte a un mondo in movimento, che sta uscendo dal Medioevo e sta entrando nella Modernità e, a confermarlo ulteriormente, è anche quello che sta facendo, pure in Germania, un altro monaco, Giovanni Gutemberg, che, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili cambierà il modo di capire estamperà l’avvenire,il mondo nuovo che sarà e che, inesorabilmente, si affermerà: un’invenzione che creerà una nuova mentalità in coloro che la vivranno e vedremo stampate poesie, tesi, satire, eresie e si vedranno le cose piccole sostituire le grandi: il libro si imporrà sulla religione, cioè renderà libere le menti e non più succube della mentalità superstiziosa e dogmatica della Chiesa e della religione. Boccaccio e soprattutto Machiavelli sono gli esempi più eclatanti di questa crisi, di questo passaggio epocale che implica la laicizzazione, la secolarizzazione della cultura e della società. Insomma, la stampa accerterà (con le lapidi) la morte degli uomini, farà risaltare la forza della Bibbia sulla stessa Chiesa e l’uomo apparirà più importante di Dio perché l’uomo non potrà più accontentarsi di credere semplicemente in Dio, in maniera sommessa, ma vuole la propria affermazione, vuole essere un microcosmo che simboleggia il macrocosmo che è il mondo, consapevole ormai (con la civiltà umanistico-rinascimentale) della forza della sua intelligenza, del valore della dignità e del pensiero dell’uomo, pensiero che appare come la migliore leva per sollevare il mondo, cioè per cambiarlo e rivoluzionarlo con le armi della cultura e del sapere. Non a caso il filosofo Blaise Pascal dirà, nei suoi Pensieri, che l’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna che pensa, ed è in questo che consiste tutta la sua forza e la sua dignità.
Dunque, ogni piccola cosa ucciderà le grandi e l’uomo, infatti, con la filosofia di Nietzsche, finirà col decretare la morte di Dio in nome dell’affermazione di un Superuomo, di un uomo nuovo che pensa ormai di essere sopra Dio e capace di creare, prima o poi, una nuova umanità. Magari senza più il suo creatore, cioè senza Dio.
*Salvatore La Moglie, scrittore