La danzatrice con il velo e l’uomo vestito di bianco
Caddero le stelle. Ed era d’agosto.
Forse caddero le stelle e il vento aveva il canto del deserto o forse del mare e gli echi di onde che giungevano nelle distanze che legavano i silenzi alla pazienza.
La danzatrice armena portava il velo di seta sul viso e sembrava indossare un chitone greco con sfumature arabe.
Nello sguardo nascondeva la malinconia che il velo mascherava.
Aveva danzato per una notte intera e i suoni giungevano sino alla terra della Cappadocia. Raccontava di un amore. Un amore perso nel tempo che non conosce i secoli o nello spazio tra il tempo che si vive e ciò che si vive nel tempo. E sapeva attendere…
Bisogna sempre saper aspettare…
Fu un lampeggiare di pensieri e lei cantò. E il mare o forse il deserto recitavano un cantico.
Così la danzatrice.
“Caddero tre stelle sulla pianura delle mie mani
e divennero subito ricordo
e il ricordo si fermò alle soglie del labirinto.
Io cercai le tre stelle ma soltanto la nostalgia mi parlò.
Mi persi in un cammino che non aveva luogo
e i miei passi divennero orme
e poi solchi più profondi
fino a toccare l’anima della terra.
Io cercai le tre stelle
per domandare loro del mio amore perso tra nuvole e tempeste
ma soltanto ricordo ci fu”.
Passarono molti anni e il velo sul viso della danzatrice aveva cambiato colore.
Era striato di sfumature azzurre e nere.
Ogni notte un sogno e ogni sogno una storia dimenticata al sopraggiungere dell’alba.
Avrebbe voluto fermare tutte quelle storie e raccontarle lungo il passaggio delle stagioni. Ma non fu possibile.
Il sogno resta nella notte perché nel sogno altre vite camminano e altre vite ancora affollano il giorno con la trasparenza della luce.
La danzatrice pensò.
“Non è sempre vero che il sogno abiti la notte e nel chiarore del giorno ci siano altre storie.
Il sogno può attraversare anche il giorno. Bisogna essere convinti. Crederci.
Ho sempre affidato i miei sogni alle ore della notte per poi farli sparire lungo il filo della prima luce di una incerta alba.
Qui dove la terra è magia e il velo che porto è mistero e alchimia tutto può accadere.
Può accadere che un amore perduto nel tempo dei secoli ritorni.
Può accadere che le stelle raccontini profezie pur vivendo la nostalgia.
Può accadere che gli anni non ci fanno invecchiare ma che invecchino senza di noi.
Può accadere che il mare dialoghi con il deserto….
Può accadere…”.
Intanto ancora il silenzio e il silenzio, come sempre, ha bisogno della pazienza.
Si può vivere attraversando la pazienza nel giorno in cui il vento non custodisce più parole ma memorie.
L’amore della danzatrice non fu più soltanto nostalgia.
Un bel giorno, forse fu così, giunse nel paese della roccia illuminata dalla luna un uomo vestito di bianco. Portava una sciarpa di lino sulla testa.
Un uomo del deserto… O forse un uomo che aveva navigato i mari…
Aveva una collana gialla e rossa intorno al collo e dei bracciali ai polsi che intrecciavano cammini.
Chiese della danzatrice armena.
Lo condussero nella casa di pietra all’ombra di una palma.
Lì si raccoglieva la danzatrice. Si fermò davanti all’ingresso.
La danzatrice si sollevò dal suo letto di sabbia e tappeti.
Non aveva il velo sul viso.
Si guardarono. Fu uno sguardo intenso.
Lei si sciolse i capelli e lui si slegò la sciarpa che portava sul capo.
Profondamente si guardarono.
Lui le tese le mani e lei lo abbracciò.
L’uomo vestito di bianco aveva camminato i deserti e si era fermato nella terra di Ararat.
Aveva pregato con le parole della profezia e della provvidenza.
Aveva cercato per le vie del destino la danzatrice armena. Sino a ritrovarla…
E fu così…
Caddero tre stelle sulla roccia di luna:
la prima per chi ha saputo ascoltare
la seconda per chi ha vissuto
la terza per chi saprà raccontare…
Forse caddero tre stelle e la luna illuminò la roccia per consegnare la prima stella a chi ha raccolto l’ascolto, la seconda a chi ha vissuto la pazienza e la terza a chi avrà il dono di non dimenticare… E forse in un altro giorno tutto potrà essere nuovamente raccontato…
Nella notte in cui caddero le stelle la danzatrice con il velo sul viso e l’uomo vestito di bianco si ritrovarono…
La via è lunga ma forse stretta… io non ho più nulla da dire… e il resto lo affido a voi…
*Pierfranco Bruni, antropologo e saggista