Vittorio del Tufo, Parigi magica (Neri Pozza, 2022)
Utilizzando la toponomastica come ideale filo per non smarrirsi in un labirinto di pietra, Vittorio del Tufo ci immerge nella Parigi di Victor Hugo
Ciascuna città ha la sua magia. Vittorio Del Tufo lo sa bene e nelle pagine di Parigi magica (Neri Pozza, 2022) riesce a trasfondere appieno l’incantesimo delle storie che aleggiano nelle strade lastricate di memorie e il fascino delle vite che riecheggiano ai cantoni d’ogni palazzo del cuore antico della capitale francese. Perché il paesaggio più autentico di Parigi non è quello dello skyline, sebbene mirabilmente segnato dalla Torre Eiffel, ma risiede nelle storie segrete custodite all’interno degli edifici, nelle vicende pubbliche che ancora si specchiano nelle acque della Senna.
Utilizzando la toponomastica come ideale filo per non smarrirsi in un labirinto di pietra, Vittorio del Tufo ci immerge nella Parigi di Victor Hugo e in quella di Napoleone III, nelle leggende nere del Louvre e in quelle degli incubi di Caterina de’ Medici. Nelle sue pagine rivivono Montmartre, il ‘monte del martirio’; Bicêtre, il vecchio castello dove ancora risuonano i lamenti dei condannati a morte; i luoghi avvolti dalla nebbia cari ai poeti maledetti, ai pittori, ai grandi romanzieri, ai musicisti su cui è cresciuto il fascino senza tempo della città.
Non è, dunque, un caso che il primo capitolo prenda le mosse proprio dalla Conciergerie, maestoso edificio posto nell’Ȋle de la Cité, l’isola al centro della Senna. Qui attesero la morte tanto la regina Maria Antonietta quanto, poco dopo, il cittadino Maximilien de Robespierre. Ma, oltre a riportarci alla Rivoluzione cruciale per la città, la Francia e l’Europa, questo luogo è strettamente collegato anche al primo nucleo insediativo dell’attuale metropoli e al mito della dea Iside ne avvolge l’origine: «Il mito delle origini vuole che i druidi scegliessero il loro accampamento sull’Ȋle de la Cité proprio in omaggio a Iside, a cui dedicarono un tempio. Su quel tempio sarebbe stato poi edificato l’impianto originario della cattedrale di Notre-Dame. Nel Medioevo circolarono alcune teorie secondo cui il nome stesso di Paris deriverebbe da par-Isis (presso Iside) o da bar-Isis (la barca di Iside)».
Volume piacevole a leggersi e dal comodo formato tascabile, idoneo a chi voglia portarlo come giuda mentre visita i luoghi di cui si parla. Ma prezioso anche per il lettore colto che, pur non avendo alcuna intenzione di muoversi dalla propria poltrona, voglia comunque rivivere in profondità i luoghi e i personaggi che hanno fatto buona parte della nostra storia di cittadini d’Europa.
*Raffaele Messina, scrittore