Cambiamenti in corso nel mondo del lavoro: le conseguenze sociologiche
L’occasione perduta dell’austerity di 50 anni fa
Sono abbastanza vecchio per ricordare le conseguenze dell’”Austerity” che delineò un periodo della nostra storia nel 1973, quando fummo costretti a limitare il consumo energetico in seguito alla crisi petrolifera. Caratteristici e pittoreschi i TG che, per sdrammatizzare, mandavano in onda servizi pieni di ottimismo con persone che la domenica giravano in città con biciclette, monopattini e… cavalli.
Ora ci risiamo; fino al 2019 eravamo felici e non ce ne rendevamo conto: ci sono volute alcune calamità, naturali e volute dall’uomo a farci aprire gli occhi. Il Covid dal 2020 ha causato una innaturale accelerazione dello smart working, una rivoluzione che ha apportato conseguenze positive ma anche grosse negatività. Si sa che con il passare degli anni, con il progresso tecnologico, alcuni lavori perdono di importanza o scompaiono; fino a che ciò accade gradualmente gli addetti ai lavori, in larga parte riescono a convertire le loro funzioni, ma quando ciò succede d’improvviso, specialmente riguardo a persone in età matura, si creano grossi scompensi.
Con l’imposizione forzata dello smart working, di positivo abbiamo apprezzato l’abbattimento dei tempi per recarsi al lavoro; la possibilità di lavorare con il PC o con il cellulare da casa, ma anche dalla spiaggia o da un rifugio montano, lo sviluppo dell’informatica e grandi vendite di attrezzature sempre più sofisticate; qualcuno di noi, restio all’informatica, con un minimo di violenza è stato iniziato al lavoro intelligente, ha smesso di andare “a riscaldare la sedia” in ufficio, ed ora lavora da casa a progetto.
Ma esiste anche il lato negativo: siamo diventati più “pantofolai”, ci vediamo di meno con amici e colleghi; mangiamo di meno fuori casa e neanche frequentiamo i bar come una volta; anche per colpa dell’estate torrida che stiamo vivendo, acquistiamo meno cravatte e vestiario in genere, e diversi esercizi commerciali hanno avuto un crollo sugli incassi con conseguente chiusura, facendo aumentare l’esercito dei disoccupati. Perdipiù, con il Covid è crollato anche il turismo con conseguente nefaste per chi lavorava il quel settore, e sono tanti: viaggi, accoglienza, esercizi commerciali, che nelle città d’arte e nelle località di villeggiatura lavorano soprattutto con i turisti.
Per finire, ora che ci stavamo riprendendo dal Covid, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha modificato, di nuovo con violenza certe nostre abitudini: stop sulla via della globalizzazione con un accentuato ritorno verso i blocchi Occidente contro Oriente (vedi anche l’attrito tra Cina e USA sul caso Taiwan); le tanto pubblicizzate sanzioni imposte agli invasori, ci impediscono di bere la vodka, ma siamo a corto di petrolio e di gas, con conseguente lievitazione dei prezzi che si riflette sull’industria, sui trasporti, nel terzo settore, su impiegati ed operai, fino a raggiungere le nostre abitazioni, rosicchiando il potere di acquisto di stipendi e pensioni con il conseguente dimagrimento del nostro carrello della spesa.
Oltre all’obbligo di accelerare sulla ricerca di energie alternative per dipendere meno dagli altri: energia eolica, idraulica, solare, con conseguenti opportunità lavorative, la nostra speranza è che si risolva al più presto il dissidio dell’Occidente con la Russia e che, come scriveva Trilussa: “domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima”.
*Pietro Zocconali, presidente Associazione naz.le sociologi, giornalista