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Lucia Lo Bianco, Storie di donne (Swan Book Edizioni 2022)

Un libro originale ed interessante è quello della professoressa palermitana Lucia Lo Bianco: “Le donne lo dicono” (Swan Book Edizioni 2022, Desenzano Brescia pag.101). Il testo, attraverso una serie di racconti ben calibrati e armonizzati tra di loro, percorre le trasformazioni sociali e culturali della società dissonante dei nostri giorni. Temi di fondo sono in particolare i rapporti tra i due sessi che, spesso, risultano alterati da devianze ma in generale i rapporti umani sono spesso difficili e talvolta inestricabili. Vari sono gli sfondi ed i personaggi delle storie che, tuttavia non inducono ad una visione frammentaria e contrastante ma fanno emergere una profonda ed amara verità che riguarda ogni ceto. Nonostante i rivoluzionari mutamenti sociali, la donna paga ancora lo scotto dell’essere “femmina” e, secondo una mortificante concezione, essere “inferiore”. Tuttavia le donne non accettano di essere sottodimensionate e “lottano” per il diritto di pensare anche in modo sbagliato…piuttosto che non pensare affatto. I racconti, quindi, pur nella loro varietà, hanno un tema di fondo che li omologa: il diritto delle donne alla propria realizzazione, cioè ad essere se stesse, senza mortificanti limitazioni. La raccolta diviene quasi un ‘opera aperta, in cui il lettore ha un ruolo essenziale: quello di consolidare quanto ha letto e di riportarlo nella propria quotidianità. Prendono corpo davanti ai suoi occhi figure emblematiche, talvolta losche, talvolta salvifiche; i luoghi cambiano ma sono tutti caratterizzati da una bellezza ingannevole che cela l’orrore. Sulla spiaggia di Mondello, la giovane podista incapperà in un lupo dal volto umano ed un sasso spegnerà, per sempre, la sua voce. Olga, invisibile a tutti, si aggira tra bagnanti ciarlieri e caciaroni alla ricerca di un amore perduto. Essa stessa è fantasma tra i vivi. Il cammino, alla volta di luoghi lontani e carismatici, serve talvolta a liberare la coscienza, sgombrandola, temporaneamente, da tanti assilli. Il ricordo però biecamente riemerge e riporta a galla il terribile vissuto. L’anonima protagonista di questa storia non riesce a dimenticare un errore che è costato una vita umana e vuole espiare. Il cammino di contrizione e di fede la conduce lì: Santiago de Compostela dove si placa l’affanno del suo animo ed il rimorso della sua coscienza. Uno scenario interessante, movimentato da personaggi e ricco di sfondi, è quello dell’aeroporto. Un andare e venire che rammenta le onde marine. Gente appesantita da fardelli di dolore, gente disincantata ma soprattutto donne sempre donne ad incrociare sguardi ed ad accumulare speranze. C’è Elena che non ha più l’età di correre, di affrontare disagi e spostamenti. La sua memoria vacilla e l’ansia l’invade. E’ a Roma per una conferenza, teme di non essere all’altezza ma sarà proprio Alberto ,il tassista, che con il suo bel sorriso, la inviterà a cena, facendola sentire ancora donna affascinante mentre la città con la sua bellezza ammaliatrice le farà l’occhiolino. E’ Anna che deve riflettere su ciò che le resta del giorno ma per lei c’è la chitarra suonata da Stefano a distoglierla dai suoi pensieri. C’è Rosa-Rosanna che non accetta la vita di provincia, Viterbo le va stretta ma Alberto che studia a Roma, le può offrire una via di fuga. Le basta però vedere la macchina spettacolare di santa Rosa per ritornare “compos sui”. Un fascio di luce sfavillante la ipnotizza, la Santa così si manifesta, inducendola a rimanere nella Tuscia Etrusca, vicino al lago di Bolsena. C’è Lei che non ha nome, che vive dentro i fiori dopo le ripetute violenze subite. Non è riuscita a staccarsi per vivere libera, ormai non c’è più tempo: il bruto uccide la colomba, ne divora la vita, ne succhia il sangue. Da un balcone ad un altro passano gli sguardi, si rincorrono, si incontrano, si scontrano, sarà un momento di disperazione della donna a suggellare un incontro “un segno e la sconosciuta rispose”. Parigi è luogo d’incontro d’artisti, un luogo magico e pieno di carisma: nascerà una splendida amicizia, destinata a solidificarsi sempre di più. Una bimba, Melissa ha incontrato una strega, in una casa di stile elisabettiano, a picco sul mare di Mondello. La piccola ha paura della strega, ma In realtà il vero mostro è la diffidenza dei grandi, i loro loschi affari  ed i loro sporchi appetiti. La strega la salverà dal vero mostro. La chiusa della raccolta presenta un habitat diverso, un luogo nordico, la Valtellina ed esattamente la cittadina di Abbadia Lariana. Annarita dal Sud è emigrata al Nord, per stare accanto alla figlia che lavora a Lecco. Dal mare al lago, il paesaggio diverso si ricompone in armonia, l’acqua riconnette i due ambienti. Annarita sa che la vita ha pronte per lei brutte sorprese ma l’incontro con Alberto la rincuora e le dà la forza di mentire. Per lei non ci sarà più un’altra estate. “Bisogna saper cogliere l’attimo fuggevole…ogni estate arriva…in uno sfavillio di luci e di ombre, ma svanisce presto come un alito di vento e come un soffio vola via”. Donne…

*Pina D’Alatri, operatrice culturale