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Specchio a tre ante di Annella Prisco

Freschezza dello stile e profondità del messaggio si alternano, rendendo Specchio a tre ante un romanzo fruibile a ogni età

Si svela tutta nel finale l’intenzione teorica dell’autrice, quella di dimostrare i corsi e ricorsi di una microstoria perché nella vita tutto ritorna. 

Specularità come conferma d’identità, dialogo con la propria coscienza, complementarietà tra aspetto e anima si evincono dall’oggetto protagonista: uno specchio a tre ante e dal nome della protagonista Ada: uno dei rari nomi palindromi, racchiude il significato di una vita intensa, doppia, che si legge e si vive su un percorso di andata e ritorno, su due piani speculari, paralleli e complementari. 

La narrazione che nelle prime pagine assomiglia a un diario della quotidianità, si fa via via più avvincente, tanto da assumere toni dialogici alti, in cui ogni interlocutore, soprattutto il figlio, simboleggia la sua voce nascosta. 

La trama si snoda toccando tre città fondamentali per il patrimonio artistico culturale italiano Napoli, Roma, Firenze, ma emerge come fil rouge in una sola notte trascorsa dalla protagonista in una località del Cilento, in una dimora di campagna, luogo della memoria. 

Ada siamo noi, sempre in bilico tra dovere e desiderio, tra affetti e carriera, tra passato e futuro, tanto da non assaporare pienamente il presente. Quando Ada decide di vivere l’hic et nunc, pur tra mille scrupoli e sensi di colpa, assapora la libertà e un senso di completezza mai avvertito. 

La felicità è effimera, ma costituisce per Ada conferma di una pienezza della vita, segnale di svolta in una routine incellofanata nell’espletamento di mansioni e in un’ipocrisia formale. 

Freschezza dello stile e profondità del messaggio si alternano, rendendo Specchio a tre ante un romanzo fruibile a ogni età, in cui anche tematiche come il lutto e l’anoressia sono trattate con delicatezza. Un libro da non perdere.

*Claudia Piccinno, poetessa