Il giallo
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Mi sono appassionato ai gialli da un anno a questa parte. Che dir si voglia, la senilità non comprende necessariamente disfunzioni alle “celluline grigie”, per citare l’esimio Poirot. È diventato ormai parte della mia routine sedermi in balcone, con un giallo sotto gli occhi e le voci dei vicini che mi giungono sporadiche da nord, da est, da sud. Lupus in fabula, la signorina dai capelli blu, dal balcone del piano di sotto, singhiozza senza contegno e urla contro qualcuno che non risponde, evidentemente al telefono: – Non è come pensi, te lo giuro … lasciami spiegare! -. Problemi di coppia, un fidanzato geloso, deduco. Mi stupisce tuttavia, giusto stamane scendeva a ritirare la posta con una camelia rossa in bella vista nel taschino della camicia… evidentemente recisa dalla pianta che adorna il balcone del farmacista del piano di sopra. Certo è che da un visino cosí mite come quello della signorina, da un uomo cosí assennato come il farmacista, tutto mi sarei aspettato tranne che una tresca clandestina. La signorina rientra. In compenso si affaccia, dal balcone accanto al mio, l’avvocato, quell’essere collerico dalla discutibile giacca da camera nera; sta fumando e contemporaneamente discutendo con la moglie, rimasta dentro: – E io gliel’ho detto, a tuo figlio, di chiamarla oggi e lasciarla senza passare dal via! … Lo tradisce, che devono chiarire? No, non la abbasso la voce, che mi sentisse anche lei! Sono cresciuti nello stesso palazzo, e allora? Ormai tuo figlio vive per conto suo! Quella lì ha sempre voluto solo una cosa, accasarsi, sissignore! …- . Il resto si perde nello schianto della portafinestra, sbattuta con malgarbo al suo rientro. Possibile che … il figlio dell’avvocato e il fidanzato tradito della signorina dai capelli blu siano la stessa persona? La signorina in effetti vive con la zia che l’ha allevata, è verosimilmente cresciuta in questo palazzo; e non mi risulta lavori. Per dirla come madama Christie, tre indizi fanno una prova. Sulla mia testa, sento i passi del farmacista, che esce ad innaffiare le camelie. Il cellulare squilla. -… No, deve finire tutto domani. Sì, che si addormenti e smetta di soffrire! Te lo giuro, non sopporto più quei suoi latrati, mi sento in colpa, voglio fare qualcosa per lui. Mi assicuri che non soffrirà? È incredibile a cosa porti l’amore. Anche ad uccidere … -. È impossibile si riferisca alle sue camelie. E una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità, dice il mio amico Holmes. – Assassino! – grido, sporgendomi per guardarlo dritto in viso. – L’ho sentita! Lei vuole uccidere l’avvocato, magari farlo addormentare con qualche droga, lei che fa il farmacista dovrebbe intendersene, no? Perché ama la fidanzata del figlio, a cui regala camelie! -. A fissarmi, ora, sono usciti anche l’avvocato e la signorina dai capelli blu. E ridono tutti. La signorina studia recitazione, mi spiega, stava provando un riadattamento da La signora delle camelie, e per impressionare l’insegnante ha approfittato della gentilezza del farmacista. Il quale, a quanto pare, stava confermando un appuntamento per sopprimere il suo amato ma gravemente malato cane. La calura diventa di giorno in giorno più insostenibile, comincerò a leggere dentro.
*Lorenza Cattafesta, scrittrice