Gli anni Sessanta e l’arte povera, unnuovo movimento d’avanguardia artistica
Dai precursori come Piero Manzoni e Lucio Fontana agli ultimi grandi maestri
Negli anni Sessanta nasce in Italia un nuovo movimento d’avanguardia interessante, intuitiva e molto significativa tra i vari movimenti emersi in Europa essa si chiama Arte-povera. In Italia possiamo ricordare due importanti precursori del movimento, artisti come Piero Manzoni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963) e Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968). Il 1968, è il primo anno dell’epoca moderna che assiste, sotto diverse forme e aspetti, in Francia, Italia, Cina, Messico, Giappone e in altre parti del mondo, ad un nuovo fenomeno di riferimento sociale-politico-culturale. Le nuove generazioni, dal mondo del lavoro industriale e artigianale, alle Università, così in Politica, avvertono il bisogno di una trasformazione radicale della società civile e delle istanze che regolavano le loro vite. Si assiste anche all’inizio di un nuovo capitolo della cultura e della storia italiana. È anche la fine del boom economico, l’avvento di un periodo fatto di molte contraddizioni, la più evidente, quella fra tradizione e rivoluzione.
L’arte italiana è sempre stata trainata da due forze, una incatenata al passato a cominciare da Lorenzo Ghiberti a Filippo Brunelleschi, l’altra proiettata al futuro, come avanguardia piena di prospettive. E con il Futurismo, si può dire ha inizio il movimento storico di avanguardia italiana che si manifesta, con vari riflessi, non solo in Europa, ma in molti altri Paesi del mondo. La denominazione e fondazione del movimento “Futurismo” si deve a Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944), poeta, scrittore, drammaturgo, con inizio nei primi anni del ‘900. A fine ‘800 e nel primo decennio del ‘900 si afferma il movimento stile Liberty o Arte nuova (per i francesi Art Nouveau,), che ha influenzato l’arte figurativa, l’architettura e le arti applicate. Segue il movimento metafisico di Giorgio De Chirico (Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) e quello cubista di Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973). Il ‘68 ha evidenziato il peso della tradizione che ritardava, frenando la trasformazione della cultura italiana, senza riuscire a trovare quel compromesso per spogliarsi del passato, classico e barocco. In Italia, questa tensione fra conservazione e trasformazione è sempre esistita. Dal 1967-68, l’Arte-povera italiana, ha iniziato un viaggio turbolento attraverso 40 anni, fra tradizione e rivoluzione, alla ricerca di una risposta con opere di grandi maestri da Burri a Pistoletto, Kounellis, Merz, ecc. Tra nuovi nomi come Cattelan, Vezzoli, Zorio, ecc., emergono artisti sconosciuti proiettarsi nel futuro, va detto che il loro lavoro, le loro idee nell’ambito del movimento hanno prodotto una reazione contro la pittura astratta modernista, molto americana, che aveva dominato l’arte europea negli anni ’50. Il movimento “arte-povera” si inserisce anch’esso nel variegato panorama della ricerca artistica di quegli anni, con rispetto verso quell’arte concettuale che ha visto sorgere l’astro di Joseph Beuys, e altre esperienze come Pop, Minimal e Land Art.
Arte-povera: nella maggior parte dei casi è costituita da lavori come ipotetiche sculture, installazioni, assemblaggi, le cui caratteristiche sono il riciclo di materiali inerti (stoffe, plastiche, legni, terra, materiali ferrosi e componenti tecnologici), richiamati a rievocare, forse, quell’epoca pre-industriale, che l’artista con la sua magica intuizione trasforma e reintegra nella stessa società consumistica che l’ha cestinata, dando così vita a nuove realtà con storie e forme artistiche. Molti sono i lavori che tendono a forme figurate, non sempre accettabili artisticamente, ma interessanti originali nell’idea. Spesso nelle opere vi è l’uso di animali viventi, come in Kounellis con il suo pappagallo. Anche l’artista Maurizio Cattelan, si è servito di animali «naturalizzati» lungo tutto l’arco della sua carriera, dallo scoiattolo ai duecento piccioni che hanno invaso il padiglione italiano della Biennale di Venezia nel ’97. L’arte visiva negli ultimi decenni va espandendosi con nuove idee, materiali e mode avanguardiste, forme e filosofie diverse, emergono nuovi artisti creando così movimenti sempre intuitivi, evolutivi. A mio avviso, si andrà sempre più ad elaborare questa arte chiamata povera, essa si presta molto alla creatività e assai poco dispendiosa. Insistere a riproporre e a filosofare con quel passato-storico-artistico se pur meraviglioso non sembra interessare più quella elìte di critici e galleristi avanguardiste, insomma attingere al passato vuol essere un riepilogare, rielaborare spesso con aiuti tecnologici e fotografici, certamente vi è poi qualche eccezione lodevole.
Germano Lucio Celant (Genova, 11 settembre 1940 – Milano, 29 aprile 2020). vittima del Covid-19 critico d’arte e curatore di grandi eventi internazionali, nel 1970, ha coniato la definizione di ”arte-povera” per designare un gruppo di artisti italiani come già citati sopra all’attenzione del collezionismo e della critica internazionale: Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini, tutti presenti in una prima esposizione alla Galleria “La Bertesca” di F. Masnata a Genova; negli anni successivi ha presentato, in contemporanea Im-Spazio Bignardi, Ceroli, Icaro, Mambor, Mattiacci, Tacchi. Sempre nel ’70 Celant ha delineato la teoria e la fisionomia del movimento attraverso mostre e scritti come Conceptual Art, Arte Povera, Land Art, iniziando, nel 1977, a collaborare col Museo Guggenheim di New York. Nel 2016, è stato Project Manager dell’opera di Christo “The Floating Piers” sul Lago d’Iseo.
*Bruno Di Pietro, pittore, scultore