Brexit ed elezioni americane cambieranno la geopolitica mondiale
“Brexit ed elezioni americane cambieranno la geopolitica mondiale”. Una sacrosanta verità, detta da Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale europea. Due eventi che, per quanto distinti tra loro, modificheranno per lungo tempo gli equilibri in tutto il mondo. Soprattutto in un momento storico, alle prese con la ben nota emergenza sanitaria da coronavirus, durante il quale un maggiore equilibrio avrebbe potuto giovare alla salute dei sistemi politici, economici e sociali su scala globale. Ma così purtroppo non sarà. Il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea si concluderà definitivamente il prossimo 31 dicembre. In queste settimane si dovranno chiudere tutti gli accordi possibili per portare avanti i futuri rapporti di buon vicinato tra Londra e Bruxelles, ma soprattutto con gli altri 27 stati membri. Ma, se questo non dovesse avvenire, significherebbe che la Brexit si attuerà definitivamente con un “no deal” e quanto era sul tavolo delle trattative potrebbe sfumare in un colpo solo. Parliamo dei diritti di pesca nelle acque internazionali, dell’influenza del tribunale europeo sulle leggi britanniche qualora ci fossero questioni aperte fuori dai confini britannici, o anche internamente ma riguardanti gli altri stati membri; e soprattutto l’accesso al mercato unico con speciali diritti e doveri. Mentre Londra tratta con Bruxelles, allo stesso tempo ha aperto scambi bilaterali con altri paesi. Come si potrà immaginare, sono proprio gli Stati Uniti quel territorio che il Regno Unito vede con una certa attenzione nel momento in cui avrà chiuso i rapporti con l’UE. Sia per questioni storiche e culturali, non dimentichiamoci che gli States sono stati fondati da coloni britannici, sia perché rappresentano la prima potenza mondiale. All’UK interessa forse molto di più capire quali saranno i futuri rapporti più con gli Stati Uniti che con l’Europea. Una vittoria di Trump sarebbe stata preferibile per il Regno Unito dal punto di vista della conclusione di un accordo di libero scambio tra i due territori, poiché è sempre stato chiaro che è una delle massime priorità del premier Boris Johnson quella di tenersi ben stretti i cugini dall’altra parte dell’oceano. Joe Biden, invece, molto probabilmente seguirà l’approccio del presidente Obama e depotenzierà le relazioni tra il Regno Unito e gli USA, almeno in un primo momento. Facendo leva anche sulle sue radici irlandesi da parte di madre tanto che già in una recente occasione ha definito apertamente la Brexit come un follia, marcando più volte come l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea metterebbe in pericolo il trattato di pace del 1988, l’accordo del “Venerdi Santo”, che mise fine al conflitto tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord tra cattolici e protestanti. Ricordiamo inoltre che la corsia preferenziale per la conclusione di accordi commerciali termina il 1° luglio 2021, lasciando una breve finestra di tempo al neo presidente degli Stati Uniti per concludere un accordo di libero scambio senza coinvolgere il Congresso nel processo. È improbabile che Biden cercherà di concludere rapidamente un accordo con l’UK dopo un suo eventuale insediamento a gennaio. Non avrà nemmeno un trade team fino a febbraio. Anche se nessuno dei due sfidanti sarebbe stato d’accordo per un accordo con l’UK solo per fare da ancora di salvezza a quest’ultimo, a meno che non si tratti di interessi americani, il che comporta principalmente tariffe zero per l’agricoltura. Vale la pena notare anche che Trump era contrario alla tassa sul digitale, che il Regno Unito ha invece implementato, e che Biden invece probabilmente sosterrà. Quindi, a lungo termine, con Biden presidente potrebbero esserci interessi comuni fra UK e USA nel campo del digitale, ma meno in altri settori che, come anticipato, non rappresentino una priorità per gli Stati Uniti.
*Alessandro Allocca, giornalista