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Inferno delle donne: proteste in Polonia per la legge sull’aborto

Dal 22  ottobre scorso, da quando la Corte Costituzionale in Polonia, inasprendo la già restrittiva legislazione antiaborto in vigore, ha pronunciato  il divieto di interrompere la gravidanza anche in caso di diagnosi di gravi malformazioni del feto, il paese è scosso da un’ondata di manifestazioni senza precedenti in favore della libera scelta delle donne. L’ampiezza delle proteste, culminate nella grande manifestazione a Varsavia che ha raccolto partecipanti arrivati da ogni angolo del paese, si è rivelata per il governo conservatore della coalizione di centro destra , guidata di fatto da Jarosław Kaczyński, presidente del principale partito al potere, , Diritto e Giustizia (PiS), una sorpresa.  Eppure, già quattro anni fa, quando il governo dello stesso orientamento politico, tentò di imporre queste misure, dovette poi ritirarle proprio a causa di manifestazioni di piazza di non poca dimensione.  Ora ha deciso comunque di riprovare, per compiacere l’elettorato più tradizionale e la Chiesa cattolica e così più di cento deputati della Destra Unita  (di cui il PiS è la componente principale) si sono rivolti alla Corte Costituzionale, ormai composta da giudici subordinati alle autorità, con un ricorso per inasprire la legge sull’aborto in quanto la legislazione fino allora in vigore che autorizzava l’interruzione della gravidanza del feto mal formato era “incompatibile” con la Costituzione. Ora la sentenza dei giudici costituzionali restringe il diritto di aborto unicamente ai casi di pericolo di morte per la donna incinta e di una gravidanza risultato di violenza carnale o di incesto.

Ma alla compiacenza al riguardo della Corte Costituzionale e della sua Presidente, Julia Przyłębska, totalmente subordinata al volere di Kaczyński, ampi strati della società polacca hanno risposto con una protesta fortissima.  Infatti, l’eliminazione delle ragioni di quasi tutti gli aborti legali in Polonia si traduce, come ha anche osservato la Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, “in aborti clandestini o praticati all’estero per le donne che ne hanno i mezzi e in più sofferenze per le altre”.

 Decine di migliaia di donne, profondamente toccate dal pronunciamento della Corte e senza preoccuparsi del pericolo legato al repentino aumento dei casi di coronavirus,  si sono quindi radunate in varie manifestazioni, raggiunte in ciò anche da migliaia di uomini.  Non  manca ugualmente la  partecipazione di molte organizzazioni della società civile convinte che ormai le libertà ottenute con fatica nell’epoca postcomunista, stiano svanendo sotto il governo del sempre più autocratico partito Diritto e Giustizia.  Le proteste sono caratterizzate da slogan umoristici e striscioni lontani dal perbenismo, portati da un gran numero di giovani. Dovunque predomina il simbolo della protesta: il lampo di un fulmine. Molte le parole d’ordine scagliate anche contro la Chiesa e molti gli appelli violentemente anticlericali in quanto le gerarchie ecclesiastiche sono da tempo accusate di sostenere il potere dello schieramento governativo. Già nei giorni precedenti la grande manifestazione nazionale molti edifici religiosi sono stati coperti di scritte che accusano la Chiesa istituzionale di promuovere “l’inferno delle donne”. Vi sono stati addirittura in alcune città, come a Poznań e a Varsavia, casi di irruzioni di attiviste della protesta all’interno delle chiese durante le messe domenicali, situazione senza precedente nella storia di questo paese, così tradizionalmente cattolico. Questi attacchi hanno, a loro turno, provocato una reazione ferma del potere e mobilizzato gruppi di estrema destra che si autoproclamano “difensori della fede” e che  hanno dato atto a scontri con i protestatari. Kaczyński, dal canto suo, che oltre a essere vicepremier, è nel governo ministro responsabile, ha fatto appello ai suoi sostenitori a “difendere le chiese”.

Intanto il primo ministro Mateusz Morawiecki e prima ancora il presidente Andrzej Duda provano a domare con proposte di compromesso la scena che ormai è sfuggita al controllo. Il progetto del presidente porterebbe a non costringere le donne  di far nascere figli il cui stato prevede la morte dopo il parto. I rappresentanti dello Sciopero delle Donne (Strajk Kobiet), la principale organizzazione della protesta, replicano già che ciò non costituisce alcun compromesso e rispondono alla proposta di legge del presidente Duda con l’annuncio di manifestazioni scandite ormai settimanalmente per ogni lunedì. Lo stesso Consiglio delle consultazioni  convocato dallo Sciopero delle Donne con Marta Lempart in testa, ha presentato un elenco di 13 richieste  tra cui la libertà di decidere sull’aborto e anche rivendicazioni di uno stato laico, senza troppi legami con la Chiesa, il rispetto per i diritti delle donne, delle comunità LGBTQ, azioni in difesa del clima e degli animali e, soprattutto, le dimissioni dell’attuale governo.

Il premier Morawiecki, ha espresso comprensione per la rabbia delle donne e, allo stesso tempo, ha incoraggiato a prendere in considerazione l’iniziativa del Capo dello Stato insistendo che gli emendamenti presentati al Parlamento dal presidente Duda vanno incontro alle richieste dei protestatari. Questi toni attenuati sembrano voler trascinare l’opposizione parlamentare in una specie di “trappola”. Non è stata infatti l’opposizione ad iniziare le proteste. Agli occhi del governo, però, i partiti di opposizione, Piattaforma Civica (PO) e la Sinistra, sono un avversario più facile che la gente che protesta sulle strade e sfugge al controllo. E quindi, se la proposta “conciliante” sarà respinta, tutta la colpa andrà alla parte parlamentare avversa. Questi tentativi di attenuare il tono dello scontro e la proposta “compromissoria” del presidente potrebbero costituire, secondo alcuni opinionisti polacchi, una prova per uscire da questa difficile situazione dagli esiti imprevisti o un modo per temporeggiare. Del resto, prove evidenti della volontà di allungare i tempi sono la mancata pubblicazione nei termini previsti dalla legge della sentenza della Corte Costituzionale e il rinvio di due settimane della seduta del Sejm (Camera Bassa del Parlamento polacco), ufficialmente causato dalla pandemia, ma nel giudizio dei rappresentanti dell’opposizione il motivo è politico e dipende dal disorientamento della Destra Unita che è divisa nel suo interno riguardo alla proposta del presidente Duda. E’ significativo che le ultime rilevazioni dimostrano che la decisione dei giudici della Corte Costituzionale non piace neanche alla maggioranza degli elettori del partito di Kaczyński che semplicemente non voleva cambiare la legge sull’aborto prima in vigore. I sondaggi più recenti evidenziano inoltre una continua discesa delle preferenze elettorali per questo partito, anche di dieci punti percentuali, e ciò, secondo gli autori delle ricerche, è da attribuire proprio all’effetto delle proteste di massa contro il pronunciamento della Corte Costituzionale in questa  così delicata ed intima materia.

*Elżbieta Cywiak, giornalista