L’avarizia
Sempre abbronzatissima, anche d’inverno, con abiti all’ultima moda, e accessori di lusso esibiti con ostentazione, ogni mattina il nostro appuntamento in Piazza San Pasquale per raggiungere insieme, con la mia macchina, il luogo dovelavoriamo. E’ lei, Samantha, la mia collega d’ufficio con cuida tempo c’è la consuetudine di condividere il percorso perraggiungere la sede al centro della città. Si parla in modo libero e piacevole, commentando episodi del momento etalvolta scambiandoci anche qualche complice confidenza suaspetti privati del nostro vissuto. Ma l’atmosfera si ammanta di tensione ogni volta, al rientro. Se per caso mi mancala moneta da due euro per corrispondere un’ attenzione al parcheggiatore, Samantha improvvisamente si rabbuia, i lineamenti del volto, abitualmente sorridenti e gioiosi, diventano improvvisamente duri e contratti, perché cerca di pescarenella borsa quel portamonete con gli spiccioli che… trovapuntualmente vuoto. Ma succede di peggio. Se qualche voltaper contrattempi dell’ultimo momento, non ho la disponibilità dell’auto, e son costretta a prendere un taxi per avviarmi al centro, la chiamo al cellulare per informarla che nonpasso a prelevarla con la mia utilitaria, ma che mi vedrà arrivare in taxi. La voce si altera, e quasi sempre, dopo pochissimi minuti, quando sono già prossima ad essere nel luogo del nostro appuntamento, ricevo al cellulare una telefonata in cui Samantha mi comunica che per un imprevisto dell’ultimo momento, è costretta a scendere più tardi da casa, pur di sottrarsial rischio di dover dividere quanto segna il tassametro.
Mi rimane impressa quella volta in cui, per una pioggia battente e raffiche di vento gelido, Samantha non potè sottrarsi alla comodità dell’utilitaria pubblica. Viso corrucciato, teso e provato, non appena prende posto sul sedile posteriore della vettura, esordisce: “Ieri sera il bancomat sottocasa era fuori servizio, non ho nel portafoglio neanche cinque euro, avrei voluto prendere la carta di credito, ma il cassetto in cui la tengo custodita ha un difetto nella serratura, e per la fretta di scendere non son riuscita ad aprirlo, per cui ti devo necessariamente chiedere di provvederetu al pagamento della corsa”…Anche in ufficio, dove certamente non passa inosservata per il suo aspetto appariscentee sempre molto sopra le righe, è ormai nota a tutti per la sua avarizia, mai disponibile a chiamare il bar per offrireun caffè ai colleghi, e sempre in fuga quando si organizzauna raccolta di pochi euro se si deve prendere un omaggio aqualcuno del settore. Lo sfarzo dei suoi abiti, di quei gioiellivistosi e scintillanti, è direttamente proporzionale all’avarizia dei suoi comportamenti, del suo modo di rapportarsi con gli altri, ignorando con disinvoltura le ripetute gaffesdi cui è protagonista, ma tutta tesa sempre e soltanto a nonspendere, a non spendersi, per tutelare quel…tesoretto chela rende sempre più sicura di sé, purchè non si depauperi!
*Annella Prisco, scrittrice