Ed il mondo bussò alle porte della luna
>> Bolle spaziali
“Ehi, hai visto che luna stasera?”, è la frase che ognuno di noi ha detto alla persona che aveva accanto una di quelle sere in cui il nostro satellite ci appare in tutto il suo splendore. Quella luna meravigliosa, che brilla della luce riflessa dal sole, e che in quel 20 luglio 1969 toccavamo per la prima volta con mano, o meglio, col piede.
Dopo quella missione, la fantasmagorica Apollo 11 (squadra Armstrong-Aldrin-Collins), si sono susseguite ben altre 6 missioni, fino all’Apollo 17 (squadra Cernan-Evans-Schmitt) nel 1972 e poi…più nulla. Nixon decise che l’America aveva ben altre cose a cui pensare che non a continuare ad andare sulla Luna: “This may be the last time in this century that men will walk on the moon” (Questa potrebbe essere l’ultima volta in questo secolo che un uomo camminerà sulla Luna). Ma lo decise solo dopo essersi assicurato la sua rielezione, ovviamente.
E poi? Cosa ne è stato del nostro rapporto con la luna? Finito, così, all’improvviso, senza possibilità di ritorno? Fortunatamente no.
È nato all’interno della NASA il progetto ARTEMIS (da Artemide, sorella di Apollo, non casualmente direi) reso possibile anche grazie alla collaborazione di agenzie private come la Blue Origin di Jeff Bezos e la Space X del Tony Stark dei nostri tempi, Elon Musk (quello della Tesla lanciata in orbita intorno alla Terra, per capirci). Questo programma sarà diviso in varie fasi ma lo scopo finale di questa nuova missione è quello di costruire una base permanente sul nostro satellite per potervisi stabilire. Entro il 2024 la capsula Orion porterà 6 astronauti su un Gateway in orbita intorno la Luna (una stazione spaziale praticamente) ed entro il 2028 si vorrebbe riuscire almeno ad iniziare l’installazione di una base sulla superficie. A parte l’ovvia voglia che abbiamo di andare sempre oltre, fortunatamente mi sento di dire, c’è un motivo più che valido per farlo. Il nostro satellite è ricco di un atomo presente in bassissime percentuali sulla nostra terra, l’elio 3. Se mai riusciremo a sviluppare la giusta tecnologia per la tanto agognata fusione nucleare, lo stesso processo che avviene all’interno delle stelle, questo atomo potrebbe permetterci di ottenerla in modo molto efficiente, pulito e poco pericoloso, permettendoci di ottenere con un bicchiere d’acqua l’energia sprigionata da un intero barile di petrolio. Quindi stabilirci sulla Luna non per scappare dalla nostra amata Terra, ma per continuare a viverci.
Come potete immaginare, costruire una base lunare non è esattamente come costruirla con i LEGO, per quanto sia stimolante. Bisognerà passare varie fasi. Dovremo fare avanti ed indietro per un po’ per capire dove sia meglio costruirla (la Luna è costantemente colpita dai meteoriti) e capire come sfruttare il suolo ed il ghiaccio presente sulla Luna per ricavarne sostentamento ed energia (durante la notte lunare, è chiaro che con l’energia solare ci faremmo ben poco). Nel frattempo dovremo trovare un modo efficiente per portare lì persone e materiali necessari con meno soldi possibili. Ascensori lunari e catapulte spaziali (per le ultime avremmo già tutto il necessario per costruirle) sono già nella mente lungimirante degli scienziati e farebbero risparmiare più di 9000 dollari al kg sfruttando principalmente la rotazione della terra. E quando finalmente avremo raggiunto l’intento e saremo capaci di autosostenerci, dovremo solo aspettare che qualcuno si innamori non guardando la Luna, ma vivendoci sopra…e magari concepisca il primo essere umano con cittadinanza lunare.
*Martina Cardillo, astrofisica