VerbumPress

RubricaCeption – L’immensità del cielo nell’eternità di Roma: prima Tappa

Capiamo insieme come questa eterna città racchiuda la vastità del cielo

Bisogna sempre guardare oltre al proprio naso per raggiungere l’infinito. Chi mi legge, mi avrà sentito ripetere questa frase innumerevoli volte. Oggi vi stupirò aggiungendo una cosa: “…Ogni tanto, però, l’infinito si cela proprio sotto al nostro naso.

Io sono nata, cresciuta e «pasciuta» a Roma e per quanto mi riguarda non vivrei in nessun altro posto al mondo. Uno dei motivi per cui il mio amore per questa città è incondizionato, è che nonostante siano 39 anni che la giro e la vivo, co sono cose ancora che nono conosco. Per questo ho pensato di creare una rubrica nella mia rubrica (una “Rubrica ception” appunto) per raccontarvi una Roma diversa, legata al mio mondo di stelle e infinito.

Grazie sia a un progetto del mio istituto, l›INAF, che all›azienda per il turismo astronomico “Astronomitaly” con cui collaboro da anni che infine all› associazione “Rione Roma”, ho dovuto studiare restando io stessa rimasta incantata di quanto cielo sia racchiuso nella mia città. E non solo: ho avuto e ho l› opportunità di raccontarlo a voi passeggiando per le sue vie e recitando anche i miei versi romaneschi.

Piazza Navona all’alba. Credits: me medesima

In particolare, i pezzi che leggerete in questa rubrica ception sono stati creati per «EMOT – European Museum of Trees «, museo diffuso, digitalizzato, gratuito, accessibile, Progettato e curato dalla no profit Blue Cheese Project APS e sviluppato grazie al Ministero dei Beni Culturali finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi – con il patrocinio del Comune di Roma – Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti. Questo prevede un percorso di 12 alberi preziosi dislocati nel centro storico della città che potete seguire scaricando l’app gratuita (link tra le fonti) nella quale, per ogni tappa, avrete dei contributi audio a 360°: si parte dall’ingegnere ambientale Emiliano Proietti Pannunzi, alla storica dell’arte Arianna Fusco, alla giornalista Roberta Petronio fino ad arrivare a me medesima.  Legate a questo progetto ci sono ovviamente stati dei tour dal vivo nei quali ho avuto l›opportunità di chiudere ogni tappa con i miei versi in romanesco. Insomma, un progetto eclettico e sui generis che vi consiglio di non perdere.

Bene, non tergiversiamo ulteriormente, cominciamo con la prima tappa di questo nostro tour Virtuale. 

Piazza Navona è uno dei cuori pulsanti di Roma. Nata sopra lo stadio di Domiziano (le cui rovine sono visitabili quindi andate a vederle!) deve il suo nome non al “falso mito” dell’essere allagata per delle battaglie navali ma dall’evoluzione del termine “agonis”. Domiziano infatti costruì lo stadio per organizzare i giochi di atletica greci detti “agones” che poi è diventato “in agone“,  “navone” e quindi “Navona”. Un gioco del telefono protratto nei secoli in pratica. Oggi per noi romani è meta immancabile durante le feste natalizie per far vivere ai nostri bambini luci, odori e colori di quel momento magico.

Hans Lippershey in un stampa della English school

Io invece voglio raccontarvi una storia (vera) molto meno conosciuta ma che mette letteralmente, e non solo metaforicamente, Roma al centro dell’universo (sì, c’è del campanilismo, ma concedetemelo). Molte delle vie della nostra meravigliosa città portano i nomi di antichi mestieri: via dei Balestrari, dei Cappellieri, degli Ombrellari, dei Falagnami… Eppure, nella toponomastica romana manca un esplicito riferimento ai costruttori di lenti che invece meriterebbe di esserci. Piazza Navona si erge sulle rovine dello stadio di Domiziano e si fece protagonista non solo della famosa diatriba tra Bernini e Borromini, ma si fece teatro di un’altra battaglia nella prima metà del 1600: quella tra Eustachio Divini e Giuseppe Campani, che potremmo definire il Romolo e Remo dell’astronomia romana. 

Siamo poco dopo l’invenzione del primo telescopio da parte… No, non di Galileo come tutti siamo abituati a pensare, ma di Hans Lippershey, un ottico tedesco naturalizzato olandese che fu davvero l’inventore del primo cannocchiale, nel 1608… Seguito poi dal nostro Galileo che ebbe il merito di migliorarlo e renderlo lo strumento famoso che è (un po’ come fa la Apple con ogni nuova tecnologia inventata prima da qualcun altro). Ma torniamo a noi. 

Il primo ad arrivare a Roma dalle Marche fu Eustachio Divini, nel 1640: costui aprì una bottega di lenti e orologi nella quale poi iniziò a realizzare anche microscopi e telescopi con lenti fino a 12 cm di diametro e lunga focale, cioè con una maggiore risoluzione. Questo gli garantì l’accesso al Collegio Romano, unico osservatorio e luogo di Scienza nella Roma del ‘600, iniziando ad avere una certa notorietà. Notorietà indiscussa finché, qualche anno dopo, non arrivò a Roma da Spoleto anche Giuseppe Campani, con suo fratello Matteo. I due ottennero la protezione di Papa Chigi (Alessandro VII) dopo avergli costruito un tanto richiesto orologio silenzioso e luminoso al buio. I fratelli Campani vendevano anch’essi telescopi che, però, spacciavano per olandesi, evitando così di dover condividere qualche “trucco del mestiere” e poter continuare i loro studi di miglioramento degli strumenti senza intralcio… E ovviamente copiando loro stessi quanto fatto fino a quel punto anche da Divini. Potete immaginare quanto questa situazione non giovò minimamente all’attività di quest’ultimo che si ritrovò a lottare contro nemici non esattamente leali.  

I telescopi costuiti da Divini e Campani, custoditi nel Museo astronomico e Copernicano nella sede INAF di Monte Mario. Credits: me stessa

Il tutto peggiorò ulteriormente quando i Campani, nel 1663, dovettero uscire allo scoperto perché con un loro telescopio confermarono la presenza degli anelli di Saturno, dichiarata per la prima volta dall’astronomo olandese Huygens. Quest’ultimo, quando pubblicò la sua scoperta, implicitamente affermò di avere dei telescopi migliori di quelli di Divini, che aveva fatto dei disegni di Saturno non propriamente realistici. Quello chiaramente non la prese bene, ma non sapendo parlare il latino (lingua della scienza di allora), chiese al gesuita francese Honoré Fabri di aiutarlo a rispondere a Huygens. Il gesuita, però, ne approfittò per esporre delle sue strane teorie, tra le quali quella per cui quelli che sembravano anelli in realtà erano, secondo la sua opinione, delle lune. Cosa smentita poi proprio dai Campani. Insomma, un passo falso che costò caro a Divini. In più, i due fratelli Campani continuavano a fare di tutto per mettere alla berlina il povero marchigiano. Vi faccio un esempio, usando le parole dello stesso Divini per descrivere le condizioni di uno dei tanti confronti pubblici che fecero: “…ed io fui mandato a chiamare a hore 21 senza sapere a che fare, e trovai aggiustato il suo occhiale di palmi 50 con 4 lenti nel suo cavalletto et il mio di palmi 52, il primo da me fabbricato con la nuova invenzione di lenti duplicate et arrovesciate, fermato sopra sedie d’appoggio”. Citazione presa dal bel libro “Il cielo sopra Roma” di Roberto Buonanno. 

Divini e Campani se ne diedero metaforicamente di santa ragione a lungo, agli occhi di popolo e prelati finché arrivò la stoccata finale quando Gian Domenico Cassini, direttore dell’osservatorio di Parigi, nel 1671 utilizzò un telescopio dei Campani per alcune delle sue scoperte più straordinarie: la macchia rossa di Giove, i 4 satelliti di Saturno e la divisione tra i suoi anelli. E Divini dovette cedere il passo. 

La facciata dell’Osservatorio di Monte Mario, sede amministrativa dell’INAF. Credits: me medesima

Insomma, il talento è importante ma senza strategia, appoggi e un pizzico di furbizia, può non bastare. Ciò che resta, però, è che Roma, senza che i più lo sappiano, è stata al centro non solo dell’arte ma anche dell’intero Universo. 

Ps Testimonianza di tutto ciò la trovate nel rinnovato “Museo Astronomico e Copernicano” pesente nella sede INAF di Monte Mario. Che aspettate a prenotare una visita?! 

VERSI

Aó, a pensacce bene è pazzesco nun pensate?

Tra Giubbonari e Baullari, nascosti tra ‹e vie,

ce so› stati duelli a suon de lenti e mandrakate,

pe contennese er privilegio de vede›, der cielo, ‹e magie.

Tra amicizie, rosicate, corpi bassi e competizione,

sta Piazza po› vanta› de esse stata nell›azione.

ma ao’, stamo solo all›inizio, nun ve credete,

Roma nasconne ‹n cielo che manco ve immaginate.

FONTI

EMoT – Museo Diffuso Degli Alberi – https://e-mot.net/ 

EMoT Applicazione – https://e-mot.net/#app 

Libro “Il Cielo Sopra Roma” – Roberto Buonanno

Museo Astronomico e Copernicano – https://www.beniculturali.inaf.it/musei/roma/#presentazione

*Martina Cardillo, astrofisica

Martina Cardillo